23/06/2012 - GODS OF METAL 2012 – MÖTLEY CRÜE @ Arena Fiera Milano - Rho (MI)

Pubblicato il 23/06/2012 da

GODS OF METAL 2012 – giorno 3
23/06/2012 – Arena Fiera Milano – Rho (MI)


Running order:

Apertura porte: 11.30

12.30-13.10 – PLANETHARD
13.40-14.25 – LIZZY BORDEN
14.55-15.45 – HARDCORE SUPERSTAR
16.15-17.25 – GOTTHARD
17.55-19.05 – THE DARKNESS
19.35-21.00 – SLASH
21.45-23.45 – MOTLEY CRUE

 

PLANETHARD – 12.30-13.10
Provenienza: Milano, Italia
Sito ufficiale

Per chi si ricordava i Planethard più classici del predecessore di “No Deal”, “Crashed On Planet Hard”, lo show di oggi potrà essere stato un’inattesa sorpresa. L’hard rock alla Mr. Big/Skid Row di quell’album è stato infatti soppiantato in toto da robuste iniezioni di metal alternativo, che sposta decisamente il pentagramma della band su coordinate più vigorose; e questo show ne risulta essere la prova diretta. Incentrata su suoni sferzanti e metallizzati, la performance dei Planethard vive più di nervosismo e pesantezza che delle melodie e dell’energia rock che magari i presenti si sarebbero aspettati, risultando comunque interessante e di buona presa sul pubblico presente. I tempi a disposizione delle prime band della giornata non sono mai troppo generosi, ma la compagine italiana (l’unica di quest’oggi) ne fa buon uso, proponendo una scaletta basata appunto sull’ultimo album e bilanciata tra pezzi più metallici e altri più orecchiabili, e magari adatti all’audience odierna. Sul finire dei loro quaranta minuti, anche i Planethard mostrano un piccolo scampolo di capelli colorati di rosa shocking che tanto fanno glam: l’ospite Masha Mysmane degli Exilia si presenta infatti sul palco con una tintissima acconciatura per cantare l’energica “Abuse”, canzone peraltro bene accolta dal pubblico. Dopo l’apparizione della gradita frontgirl, rimane giusto il tempo per qualche applauso sul messaggio positivo rivolto da Marco Sivo verso il nostro povero mondo che va a rotoli, prima di chiudere con l’opener del disco “Ride Away”. I Planethard sono stati un buon modo di cominciare la giornata.
(Dario Cattaneo)

 

LIZZY BORDEN – 13.40-14.25
Provenienza: Los Angeles, Stati Uniti
Sito ufficiale

Poco prima delle 14.00, con il Sole che picchia impietoso, inizia l’horror show di Lizzy Borden, il Signore delle Maschere, che si presenta avvolto da mantello e cappuccio in stile Nazgul. “Tomorrow Never Comes” apre le danze, seguita da una devastante e corale “Red Rum”, durante la quale Lizzy cerca di coinvolgere il più possibile i presenti. Il singer americano trova il tempo di proporre la cover di “Edge Of Glory” di Lady Gaga, prima di incantarci con la sempre suggestiva “Eyes Of A Stranger”. Durante lo spettacolo, Lizzy cambia continuamente maschere e vestiti, incurante del caldo cocente dovuto all’infelice orario di esibizione. Serve il classico “There Wil Be Blood Tonight” per ricaricare le batterie. Finito il pezzo, i due chitarristi si fanno amare/odiare dal pubblico indossando la maglietta dell’Inter e suonando la tarantella. “Me Against The World” e “American Metal” scrivono la parola fine ad un concerto molto divertente, scenografico al punto giusto (con tanto di gentil donzella vampirizzata sul palco!) e ideale per rivivere un po’ di sano metal anni Ottanta.
(Andrea Raffaldini)

 

HARDCORE SUPERSTAR – 14.55-15.45
Provenienza: Svezia
Sito ufficiale

Gli Hardcore Superstar si confermano una delle migliori live band in circolazione, superando la calura pomeridiana e coinvolgendo alla grande il pubblico con una performance di grande impatto. L’hard rock metallizzato della band svedese è l’ideale per scatenare l’audience: riff taglienti e ritornelli da cantare in coro sono le prerogative che spingono la prestazione, al resto ci pensa l’attitudine contagiosa dei musicisti in questione, fatta di pose plastiche, incessante movimento e dialoghi col pubblico. La partenza è subito devastante con il binomio “Sadistic Girl” / “Kick Up The Upper Class”, ma nei tre quarti d’ora a disposizione gli Hardcore Superstar, trascinati dal leader Jocke Berg, concedono un solo calo di tensione, registrato durante la non impeccabile esecuzione del lento “Run To Your Mama”. Una piccola scheggia che non scalfisce l’ottima prestazione dei Nostri, che sanno riprendersi al volo con la proposizione di pezzi incendiari quali “Moonshine” e “Dreamin’ In A Casket”. Da segnalare il simpatico siparietto in cui, durante “Last Call For Alcohol”, la band improvvisa un lancio di birra sulla folla, che sembra gradire; mentre, per il gran finale, non poteva mancare l’inno “We Don’t Celebrate Sundays”, a degna chiusura di uno spettacolo che a giudicare dai copiosi applausi della folla, é risultato decisamente riuscito.
(Matteo Cereda)

 

GOTTHARD – 16.15-17.25
Provenienza: Svizzera
Sito ufficiale

Grande attesa e curiosità per i Gotthard, chiamati alla prima italiana con il nuovo cantante Nic Maeder. La band elvetica si rende protagonista di una prestazione positiva dopo alcuni aggiustamenti al mixer, soprattutto per quanto concerne il suono delle chitarre, durante il primo pezzo “Dream On”. Il singer australiano catalizza l’attenzione dei presenti e si disimpegna egregiamente tanto nell’esecuzione dei classici, quanto sui pezzi del nuovo album, grazie ad una timbrica vocale tipicamente hard rock molto simile a quella del compianto Steve Lee, anche se più incentrata sui medi, come dimostra l’abbassamento di accordatura in alcuni pezzi. Lo spettacolo dei Gotthard prosegue con brani storici in grado di coinvolgere sia i fan di vecchia data che i più recenti sostenitori, brani ad esempio quali “Gone Too Far”, “Top Of The World” e “Sister Moon”; mentre, dal recentissimo “Firebirth”, vengono estrapolate buone versioni di “Starlight”, “Right On” e “Remember It’s Me”. Momento di grande emozione, quando il succitato Maeder dedica la ballata “One Life, One Soul” all’indimenticato singer storico Steve Lee, così come coinvolge alla grande l’esecuzione del classico dei Deep Purple a titolo “Hush”. Il finale è trionfale, con la marcia da stadio “Lift U Up” ed “Anytime Anywhere”, capaci di entusiasmare definitivamente un pubblico visibilmente soddisfatto del ritorno sui palchi, nonostante tutto, dei Gotthard.
(Matteo Cereda)

 

THE DARKNESS – 17.55-19.05
Provenienza: Regno Unito
Sito ufficiale

Il ritorno sul suolo italico dei The Darkness è molto atteso e, non appena gli inglesi attaccano con le note di “Black Shuck”, ecco che si scatenano danze e urla di esaltazione nel pit. “Growing On Me” e “The Best Of Me” riscaldano ulteriormente l’atmosfera; i The Darkness sono carichi e non sbagliano un colpo, diretti in modo eccelso da Justin Hawkins alla chitarra e alla voce. I suoi falsetti sono il marchio di fabbrica che ha costituito parte fondamentale del successo raggiunto dal combo britannico. “One Way Ticket” regala un momento di grande intensità ed energia: i fan alzano le mani al cielo e cantano dall’inizio alla fine il famoso brano. Purtroppo, dopo “Get Your Hands Off My Woman”, l’impianto salta, non c’è più energia elettrica sul palco e la band deve fermarsi per un buon quarto d’ora. Nel frattempo, Justin Hawkins pensa bene di sfruttare questa pausa forzata scendendo dallo stage per incontrare i fan e fare foto con loro, davvero un bel gesto! Risolto l’inconveniente tecnico, le danze riprendono con una serie di classici: “Love Is Only A Feeling” e “I Believe In A Thing Called Love” sono i più sentiti a livello emotivo. Come se non bastasse, i The Darkness propongono una riuscita versione di “Street Spirits” dei Radiohead. Nonostante gli intoppi, il concerto degli inglesi si conclude dunque in un tripudio, grazie ad una performance tra le migliori dell’intera giornata.
(Andrea Raffaldini)

 

SLASH – 19.35-21.00
Provenienza: Regno Unito / Stati Uniti
Sito ufficiale

Dopo la buona performance di ieri sera firmata Axl Rose, Slash è chiamato ad una risposta; risposta che prontamente è arrivata sotto forma di uno spettacolo coinvolgente e pressoché perfetto dal punto di vista tecnico. I meriti vanno equamente divisi con una band che mostra ormai grande compattezza e talento puro nell’inequivocabile spessore del singer Myles Kennedy; ma non solo, se pensiamo all’apporto del bassista Todd Kerns, ispirato anche ai cori e protagonista delle vocals soliste in un paio di brani, per la precisione “Doctor Alibi” e “Outta Get It”. Rispetto alle precedenti date italiane, la setlist è inevitabilmente incentrata sul recente “Apocalyptic Love”, dal quale possiamo apprezzare eccellenti versioni di “One Last Thrill”, “Standing In The Sun”, “Halo”, “Anastasia” e del primo singolo “You’re A Lie”, pur non mancando gli estratti dal debutto solista di due anni orsono, in verità un po’ trascurato, se pensiamo all’esclusione di un pezzo atteso come “By The Sword”. I rimpianti per questa scelta vengono comunque spazzati via dalle coinvolgenti “Ghost” e “Back From Cali”. E poi ci pensa il repertorio Guns N’ Roses a mandare in visibilio il pubblico: il delirio è assicurato durante le ottime versioni di “Nightrain” e “Rocket Queen”, grazie anche alla prestazione impeccabile di Kennedy alla voce. Il trascinatore Slash interviene poco durante lo spettacolo: solo un breve saluto al pubblico e poi tanta sostanza, fatta di riff memorabili e assoli; il suo carisma è smisurato e non serve altro per catalizzare l’attenzione. Nel finale c’è ancora spazio per un trittico trascinante, aperto dall’unico accenno ai Velvet Revolver con l’esecuzione di “Slither” e chiuso con le immancabili “Sweet Child O’ Mine” e “Paradise City”. Inutile descrivervi la risposta del pubblico, tanto potete benissimo immaginarla! Concerto del giorno (e forse dell’intero festival)? A breve lo sapremo, la palla intanto passa ai Motley Crue e per loro non sarà affatto facile eguagliare o addirittura superare un’esibizione di tale portata…
(Matteo Cereda)

 

MOTLEY CRUE – 21.45-23.45
Provenienza: Los Angeles, Stati Uniti
Sito ufficiale

Tommy Lee e compagni, come da copione, entrano in modo trionfale accerchiati dalle luci del roller coaster. “Wild Side” è una perfetta opener per riscaldare gli animi e Vince Neil e Nikki Sixx si dimostrano i soliti animali da palco. Non altrettanto si può dire della performance dello stesso Neil, in quanto la sua voce denota infatti periodici cali di tono. Fortunatamente, due incantevoli ballerine tengono distratti i presenti con le loro coreografie e ‘altro’ per lucidare le pupille. Lo show prosegue dritto e quadrato con la coppia “Live Wire” e “Too Fast For Love”, due classici che non hanno certo bisogno di presentazioni. Tommy Lee, all’interno del roller, fa il suo solito spettacolo e percuote le pelli con tutta la potenza che ha in corpo. La recente “Saints Of Los Angeles”, brano d’impatto ed eseguito con notevole energia, non sfigura all’interno di una setlist incentrata sui grandi classici. Lo schermo dietro al roller coaster proietta una stella su sfondo rosso mentre i Crue scandiscono le note di “Shout At The Devil”, uno dei brani più amati in assoluto, seppur non eseguito alla perfezione a causa di alcune sbavature da parte di Vince Neil. “Same Old Situation” ci ricorda la vena più scanzonata dei Motley, che suonano attorniati da due belle e poco vestite ballerine. Nonostante gli acciacchi fisici, Mick Mars macina riff su riff, intento a costruire il muro sonoro portante di “Piece Of Your Action”. I minuti trascorrono inesorabilmente, fino al momento fatidico dell’assolo di batteria: nella prima parte Tommy Lee si diverte percuotendo il suo drumkit rotante, che compie vorticosi giri a 360 gradi; terminato l’assolo, viene quindi chiamato sul palco Domenico Benfante, vincitore del concorso indetto da Metalitalia.com, concorso che gli permette di sedersi a fianco del gioviale Tommy ed accompagnarlo in un altro giro sul roller coaster. “Girls Girls Girls” ci riporta nei fumosi night club di metà anni Ottanta e le sue melodie irresistibili, accompagnate dalla celestiale visione delle due solite danzatrici, scatenano balli e urla incontrollati. Il concerto si avvia alla conclusione sulle note dolci di “Home Sweet Home”, ma prima di congedarsi definitivamente, i Motley Crue iniettano nelle vene dei fan un’ultima dose di adrenalina con la dirompente “Kickstart My Heart”. Gli applausi dei presenti riecheggiano nell’Arena mentre la band americana ci saluta; le luci del palco si spengono, così come questa terza giornata di festival.
(Andrea Raffaldini)

 

19 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.