BEFORE THE FALL
Quando hanno iniziato a suonare i Before The Fall, a Roma era praticamenteora di cena. Totti e compagni imperversavano in tv ed ecco quindi che non eranopiù di venti le persone presenti nel locale. Gli austriaci, molto giovani,hanno proposto una ventina di minuti di thrash metal con venature metalcore,con a tratti melodie ed arrangiamenti tipicamente svedish. Hanno cercato dicoinvolgere gli stoici presenti in prima fila, ma non dev’essere stato facileanche per loro caricarsi di fronte ad un’audience che praticamente non c’era. Laband, la cui proposta musicale non brilla per originalità, ha mostrato di essere acorto di idee almeno nella sua fase iniziale. Da rivedere in futuro quandoavranno deciso cosa fare da grandi.
ONE MAN ARMY AND THE UNDEAD QUARTET
GOREFEST
Strepitosi. La band olandese ha chiamato tutti ipresenti sotto al palco. L’occasione era di quelle grosse e l’inizio ha messosubito in chiaro le cose. “The Glorious Dead” estratta dall’album “False”(1992), fra i migliori della discografia della band, ha riportato tutti gli spettatori di buona memoria indietro nei primi anni ’90. Esecuzioni impeccabili,Ed Warby, batterista, è in ottima salute come se gli anni non fossero passati: preciso con la sua doppia cassa nei mid tempo pesantissimi della band ealtrettanto veloce quando c’è da picchiare duro. Frank Haarthorn e BoudewijnBonebakker, chitarre del combo, sono affiatati come una volta. Spettaovviamente a Boud il compito di impreziosire la fantastica scalettacon i suoi spettacolari assoli. Jan-Chris De Koeijer si è confermato singercarismatico dall’ugola feroce e caratteristica, specie nelle parti lente dovela sua voce diventa protagonista dei pezzi. Tutti impeccabili, quindi. Lasetlist: dal nuovo album, l’ottimo “Rise To Ruin”, sono state estratte l’opener“Revolt”, ma anche “Speak When Spoken To”, “Rise To Ruin”, “The War OnStupidity” (letteralmente devastante e velocissima) e “Babylons Whores”. Le note di “MentalMisery”, risalente al debutto della band, il fantastico “Mindloss” del 1991,hanno mandato in brodo di giuggiole ipresenti adoranti gli esordi dei Gorefest; così come “Erase”, molto melodica,presa dal periodo già più fiacco che ha preluso alla svolta Seventies della formazione olandese. “You Could Make Me Kill” (gran prova del singer), “For The Masses” e “When The Dead Walk The Earth” sonostate le canzoni scelte dal ritorno alle radici “La Muerte”, di due anni fa.Ottime canzoni, le migliori di quell’album, che mancava di compattezza. Granfinale con “False”, “Confession Of ASerial Killer”, altre due song capolavoro, ed encore finale con “Reality – When You Die”, dove la maestria di Boud ha veramente stregato i presenti.Totalmente ignorati gli album “Soul Sourvivor” e “Chapter 13”, quelli post-svolta nei quali il gruppo suonava quasi stoner con il trademark della vocegutturale. Olandesi in definitiva perfetti, come una volta. Ora che sonotornati, e come si doveva, speriamo non scappino più via.