22/10/2007 - Gorefest + One Man Army And The Undead Quartet + Before The Fall @ Circolo Degli Artisti - Roma

Pubblicato il 25/10/2007 da
A cura di Claudio Giuliani
 

 
 

Il ritorno degli olandesi Gorefest, band storica del death metal europeo dei primi anni ’90, riformatisi nel 2004, non ha trovato grande impatto nella data romana. Purtroppo per loro, la concomitanza del concerto con la Roma, impegnata in casa in Champions’ League (maxischermo allestito anche al di fuori del locale, il Circolo degli Artisti), ha ridotto di molto le presenze. Peccato, perché l’ora e mezza di death metal degli olandesi è stata di valore assoluto. La band è parsa in gran forma ed avrebbe meritato sicuramente un palcoscenico migliore. Di alto livello anche l’esibizione degli One Man Army And The Undead Quartet e degli opener Before The Fall, band giovane ancora da svezzare. Organizzazione ed orari impeccabili ad opera della Live. Una grande serata di death metal.

BEFORE THE FALL

Quando hanno iniziato a suonare i Before The Fall, a Roma era praticamenteora di cena. Totti e compagni imperversavano in tv ed ecco quindi che non eranopiù di venti le persone presenti nel locale. Gli austriaci, molto giovani,hanno proposto una ventina di minuti di thrash metal con venature metalcore,con a tratti melodie ed arrangiamenti tipicamente svedish. Hanno cercato dicoinvolgere gli stoici presenti in prima fila, ma non dev’essere stato facileanche per loro caricarsi di fronte ad un’audience che praticamente non c’era. Laband, la cui proposta musicale non brilla per originalità, ha mostrato di essere acorto di idee almeno nella sua fase iniziale. Da rivedere in futuro quandoavranno deciso cosa fare da grandi.

ONE MAN ARMY AND THE UNDEAD QUARTET

Gli One Man Army sono famosi per essere la band di Johan Lindstrand, singer degli storici The Crown, band di death/thrash svedese scioltasi qualche anno or sono. Il cantante, fondata il gruppo, ha riproposto solo in parte le sonorità che aveva lasciato, prediligendo per certi versi un aspetto leggermente più rock o quantomeno più dolce. Di certo la band suona death metal, mai velocissimo e con tante concessioni alla melodia, e di sicuro Lindstrand, col suo nuovo taglio di capelli e look, nonché basettoni incolti d’ordinanza, potrebbe partecipare al raduno dei sosia del mitico Elvis Presley. Il quintetto ha suonato per circa mezz’ora, proponendo pezzi dal nuovo album “Error In Evolution”, più articolati rispetto a quelli del debutto, il più brutale “21st Century Killing Machine”. Proprio da quest’album è stata estratta nel finale “Bulldozer Frenzy”, episodio più convincente e che ha riscosso maggior successo, forse perché assomigliava leggermente a quanto proposto con i The Crown anni addietro. I ragazzi svedesi si sono dimostrati comunque ben affiatati e sul palco si sono divertiti molto e questo è un ottimo segnale di vitalità della band che rimane sì valida, però, se la si va a vedere con la nostalgia dell’ex band di Lindstrand, allora è meglio lasciarla perdere. Loro sono un’altra cosa. Buona prova.

GOREFEST

Strepitosi. La band olandese ha chiamato tutti ipresenti sotto al palco. L’occasione era di quelle grosse e l’inizio ha messosubito in chiaro le cose. “The Glorious Dead” estratta dall’album “False”(1992), fra i migliori della discografia della band, ha riportato tutti gli spettatori di buona memoria indietro nei primi anni ’90. Esecuzioni impeccabili,Ed Warby, batterista, è in ottima salute come se gli anni non fossero passati: preciso con la sua doppia cassa nei mid tempo pesantissimi della band ealtrettanto veloce quando c’è da picchiare duro. Frank Haarthorn e BoudewijnBonebakker, chitarre del combo, sono affiatati come una volta. Spettaovviamente a Boud il compito di impreziosire la fantastica scalettacon i suoi spettacolari assoli. Jan-Chris De Koeijer si è confermato singercarismatico dall’ugola feroce e caratteristica, specie nelle parti lente dovela sua voce diventa protagonista dei pezzi. Tutti impeccabili, quindi. Lasetlist: dal nuovo album, l’ottimo “Rise To Ruin”, sono state estratte l’opener“Revolt”, ma anche “Speak When Spoken To”, “Rise To Ruin”, “The War OnStupidity” (letteralmente devastante e velocissima) e “Babylons Whores”. Le note di “MentalMisery”, risalente al debutto della band, il fantastico “Mindloss” del 1991,hanno mandato in brodo di giuggiole ipresenti adoranti gli esordi dei Gorefest; così come “Erase”, molto melodica,presa dal periodo già più fiacco che ha preluso alla svolta Seventies della formazione olandese. “You Could Make Me Kill” (gran prova del singer), “For The Masses” e “When The Dead Walk The Earth” sonostate le canzoni scelte dal ritorno alle radici “La Muerte”, di due anni fa.Ottime canzoni, le migliori di quell’album, che mancava di compattezza. Granfinale con “False”, “Confession Of ASerial Killer”, altre due song capolavoro, ed encore finale con “Reality – When You Die”, dove la maestria di Boud ha veramente stregato i presenti.Totalmente ignorati gli album “Soul Sourvivor” e “Chapter 13”, quelli post-svolta nei quali il gruppo suonava quasi stoner con il trademark della vocegutturale. Olandesi in definitiva perfetti, come una volta. Ora che sonotornati, e come si doveva, speriamo non scappino più via.

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