26/03/2025 - GORGOROTH + AETERNUS + DEATH RATTLE + ARCHAIC @ Alchemica Club - Bologna

Pubblicato il 01/04/2025 da

Senza troppi proclami e polveroni mediatici, in pieno stile della band quindi, i Gorgoroth annunciano una serie di date selezionate in giro per l’Europa con l’intenzione di celebrare i trentatrè anni di carriera, passando per l’Italia con ben quattro appuntamenti sul palco. Al di là della scelta, discutibile, di frammentare il proprio fedele pubblico in un numero così alto di date (alcune anche geograficamente piuttosto vicine tra di loro), rimane comunque la curiosità e l’interesse di vedere ancora all’opera un pezzo fondamentale della storia del black metal norvegese, assente dal nostro Paese da un paio di anni, ormai.
Particolarmente interessante poi, la scelta di farsi accompagnare in questo tour dagli amici Aeternus, altra band norvegese di culto durante gli anni ’90 e fautori di un ‘dark metal’ assolutamente personale, che aumenta non poco il fascino delle serate programmate.
Quella che vi raccontiamo è la data tenuta dalle band all’Alchemica di Bologna, location dalle dimensioni ridotte e scelta insolita per la caratura della band in cartellone, eppure in qualche modo capace di creare un legame molto forte tra artisti e pubblico, sigillando una serata infuocata dominata dalla passione per la musica metal più violenta e feroce che ci sia – il black metal, appunto.

Di seguito il report dei concerti, un’occasione imperdibile per tastare il polso di un’istituzione scandinava del metal, saldamente guidata dal mastermind Infernus ed ancora capace di scatenare entusiasmo e passione tra le file dei blackster italiani legati indissolubilmente alla vecchia scuola del genere..

A causa di alcuni problemi organizzativi, non riusciamo ad assistere di persona alla prestazione degli ARCHAIC, thrash metal band ungherese posta in apertura per tutte le date del tour europeo. Fortunatamente, grazie a dei volumi sicuramente generosi, riusciamo però a sentire alcuni dei loro pezzi al nostro arrivo, incentrati su di un’interpretazione piuttosto canonica del genere ma dotati di alcuni buoni passaggi che rendono piacevole e fluente la loro prova.
Quando riusciamo ad entrare, la band ha praticamente appena finito il suo breve set, ma gli ancora pochi presenti dimostrano apprezzamento con urla ed incitazioni giustamente meritati dai quattro di Budapest, considerata anche la non facile posizione in scaletta ed il genere proposto, decisamente distante da quello dei nomi grossi della serata.

Lo svarione stilistico, se così lo possiamo chiamare, continua e si amplia ulteriormente con l’ingresso in scena del gruppo successivo, corrispondente al nome dei DEATH RATTLE. Attivi da oltre quindici anni, gli americani rappresentano sicuramente un’eccentrica parentesi all’interno del bill, intenti a riversare con entusiasmo un groove metal poco affine alla proposta generale, ma inaspettatamente apprezzato dalle frange più giovani del pubblico che inizia lentamente a riempire il locale con il passare del tempo.
Se toppe e tatuaggi celebrativi non bastassero a chiarire il concetto, i Death Rattle incentrano la loro musica proprio sull’operato dei Pantera più vicini allo scioglimento, aggiungendo poi bordate più tecniche a là Lamb of God e condendo il tutto con frequenti spruzzate di deathcore moderno e rampante. Nonostante i Nostri si dimostrino fondamentalmente ignari di concetti come originalità e personalità, il loro concerto viene seguito con interesse da molti, grazie a coreografie, incitamenti ed una buona padronanza strumentale che permette di soprassedere sulla scarsa qualità artistica portata sul palco in questa occasione.
Tra sorrisi e high five generali, i quattro americani lasciano lo stage, che verrà occupato per una buona mezz’ora successiva dall’allestimento del primo gruppo di rilievo in programma stasera.

Scambiando quattro chiacchere con i presenti infatti, non sono pochi quelli venuti stasera per assistere allo show degli AETERNUS, i cui spettacoli in Italia sono stati, nel tempo, sicuramente meno numerosi di quelli degli headliner.
La storia del gruppo, iniziata a Bergen nel 1993 e subito segnata dagli ottimi esordi di “Walk My Path” e “Dark Sorcery”, non si segnala forse tra le più fortunate e di successo tra le band della zona, ma una discografia valida ed una proposta coraggiosa e personale sono riuscite ad imprimere questo moniker nel cuore degli appassionati di musica underground, che guadagnano il loro posto all’interno dell’Alchemica non appena la band conquista il palco.
A colpire sin dalle prime note, è il mood glaciale che viene sprigionato on stage, calandoci violentemente nello stile nordico che la farà da padrone da qui alla fine della serata. Gli Aeternus si presentano in quattro: basso, batteria e due chitarre, necessarie per riproporre al meglio le complesse trame ritmiche e melodiche che verranno tessute durante la loro setlist.

Come dicevamo, i norvegesi hanno sempre optato per un approccio personale al metal estremo, caratterizzato più di ogni cosa dal growl profondo e possente di Ares, che si staglia da subito minaccioso sul suonato più tipicamente black metal degli strumenti. I Nostri quindi, basano su questo apparente contrasto molto della loro proposta, che presenta da subito alcuni dei brani migliori del passato remoto della loro discografia.
Nello specifico, la gente sembra apprezzare soprattutto gli estratti da “Beyond The Wandering Moon” e “…And So The Night Became”, album miliari la cui magia viene evocata con grande maestria anche nel corso di questa serata: tra midtempo epici, partiture più veloci ed altre cadenzate, la prestazione degli Aeternus si rafforza minuto dopo minuto, escluso qualche momento un poco più dispersivo legato ai brani più recenti, dove la svolta death metal non sembra cucirsi addosso alla band con la giusta misura.
Ciononostante, l’entusiasmo palpabile del pubblico spinge e fomenta i quattro di Bergen, che si rendono protagonisti in definitiva di una prestazione incantata, fuori dal tempo, perfetta per calarsi nelle gelide maglie della band principale.

Nonostante gli Aeternus ci abbiano già iniziato alle sonorità norvegesi con il loro spettacolo, l’arrivo sul palco dei GORGOROTH crea sempre qualche emozione, soprattutto quando si decide di attaccare con “Bergtrollets Hevn”, indimenticabile capolavoro di “Antichrist”.
Come detto, si tratta di un concerto celebrativo, non ci sono nuovi album da promuovere stavolta, ed ecco che la band può quindi concentrarsi su tutti quei capolavori che ne hanno decretato nel tempo la grandezza e la longevità.
Dopo la breve parentesi più moderna di “Aneuthanasia” infatti, si torna ai primordi con “Gorgoroth”, “Katharinas Bortgang” e “Revelation Of Doom”, tripletta da infarto che lascia sopraffatto il pubblico in sala e ne scatena una folle reazione di entusiasmo subito dopo. La formazione che accompagna sul palco Infernus è ormai rodata da tempo, e la presenza dell’istrionico Hoest, mente dei Taake in forza al progetto già da diversi anni, non fa che aumentare il fascino malvagio e magnetico sprigionato all’interno dell’Alchemica.
Melodie lancinanti ed immortali si fondono a ritmiche violente, malsane voci in screaming ed un immaginario totalmente fedele da oltre trenta anni alla scuola più pura ed incontaminata del genere, secondo un percorso di coerenza e dedizione difficilmente replicabile. Si prosegue senza pietà con “Forces Of Satan Storms” prima e con “Ødeleggelse Og Undergang” e “Blood Stains The Circle” poi, ancora dal grandioso e controverso “Under The Sign Of Hell”, certamente il disco da cui vengono tratti più brani stasera.
C’è spazio però anche per “Destroyer”, “Incipit Satan” e “Unchain My Heart!”, canzone conclusiva e summa finale di una performance inattaccabile per i cinque di Bergen. Si potrebbe questionare per la poca presenza di brani eseguiti dal debut album, o la totale assenza di estratti da “Ad Majorem Sathanas Gloriam” (scelta questa probabilmente connessa ai problemi legali tra Infernus e Ghaal, storica voce del progetto presente su quell’album), ma invece che lamentarsi, preferiamo sottolineare lo splendido stato di forma posseduto ancora dai Gorgoroth dopo oltre trenta anni di carriera.
Laddove quasi tutte le altre realtà black metal a loro coeve hanno sperimentato, modificato o snaturato il loro sound, la band di “Pentagram” mantiene invece un assetto diabolico, satanico, infernale che non subisce mutazioni, ma che si rafforza invece con il passare del tempo.
Mentre i musicisti lasciano il palco, matura in noi la convinzione che questa sia la vera quintessenza del black metal, e che rimangano ormai pochi esponenti che ne preservino la purezza e l’integrità come il combo mefistofelico dei Gorgoroth.

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