A cura di William Crippa
Fotografie di Francesco Castaldo
Ritorno in tour per i Gotthard a supporto del recente “Bang!”, album uscito ad aprile. Questo, per la band svizzera, rappresenta il tour della conferma, dopo che il precedente, a supporto di “Firebirth”, è stato vissuto da formazione e fan più come tour di transizione sulla scia del ricordo dello scomparso Steve Lee che come tour dei nuovi Gotthard. Supporting act di serata ancora i Planethard, ormai abitudinari ospiti della leggenda elvetica. Vediamo come è andata la serata.
PLANETHARD
Anche per questo tour dei Gotthard sono i Planethard ad aprire la serata. La band meneghina è qui per presentare al proprio pubblico il nuovo cantante, il genovese Davide Merletto, alla seconda esibizione dal vivo, ed il nuovo album “Now”. E proprio da questo nuovo lavoro vengono presi la maggior parte dei brani dell’esibizione, brani che i Nostri eseguono con sufficiente scioltezza; “Play Harder”, duro singolo di “Now”, “Awake” e “Don’t Say Goodbye” si alternano al meglio con i pezzi più datati, per una performance che gode anche di suoni davvero ottimi. Un set davvero positivo per la band, che farà davvero faville appena il nuovo singer supererà il visibile impaccio dell’esordio casalingo ed aumenterà in carisma, forse lacuna più evidente per ora. Apprezzabilissima anche la dedica a Genova dopo la recente alluvione. Un set che scorre via piacevole per una compagine che rivediamo ogni volta con piacere.
Le luci si spengono e l’intro parlato di “Bang!” introduce la band svizzera sulle assi del palco B del locale milanese. Le danze iniziano con la coppia di brani che aprono il nuovo album, la title track e “Get Up ‘N’ Move On”, entrambi bene apprezzati e cantati dal pubblico, che dimostra di aver metabolizzato il disco e di conoscere a memoria i testi. “Sister Moon”, con il suo mood così southern, bene si sposa con i due brani precedenti, usciti ben diciotto anni dopo, e con il quarto pezzo in scaletta, “Right On”, che vede Nic alla terza chitarra, per un poker di canzoni decisamente rock, prima che l’accoppiata da “Domino Effect”, “Master Of Illusion” e la title track, richiami il lato più heavy della band ticinese. I Gotthard stasera sono molto carichi e questa energia si trasmette sul pubblico presente; anche i suoni sono perfetti e questo li aiuta non poco. Nic Maeder è ormai padrone della scena, sicuro e carismatico, anche se il nuovo look con i capelli schiariti è decisamente difficile da assimilare; ma non è nulla a confronto del nuovo look di Marc Lynn, inguardabile, il quale sfoggia lunghi capelli biondi dal taglio decisamente femminile, stile Chris Jericho Lionheart-era, che lo fanno assomigliare più ad una vecchia signora che ad un rocker. Scherzi a parte, la band è potente e compatta e suona come se l’attuale formazione fosse assieme da sempre, con grande gioia da parte dei fan. È l’ora del singolo dal nuovo album, “Feel What I Feel”, accolto benissimo dai fan, prima di una “The Call” decisamente a sorpresa, introdotta dai soli Freddy Scherer e Nic, per un duetto chitarra-voce da brividi. “Heaven” è magia pura ed il cantante non deve neppure mettere bocca al microfono, visto che il pubblico compatto la canta al suo posto, prima che “Remember It’s Me” chiuda alla perfezione il terzetto di brani più soft. Si riprende con la dura “What You Get”, chiusa da una lunga coda di tastiera, e con “Starlight”, che impegna il pubblico con il delizioso coro ‘tu-du-du’ della strofa. È l’ora di Leo Leoni, lasciato solo sul palco, e la strumentale “The Train” mette bene in mostra le capacità del biondo chitarrista. Nic torna on stage armato di fisarmonica e quella che segue è una versione di “C’Est La Vie” tanto delicata quanto magica, una versione che rapisce tutto il pubblico prima di “One Life One Soul”, tornata alla versione classica invece di quella pianistica ascoltata nei tre anni precedenti, a sorpresa non apertamente dedicata a Steve Lee. Prima di arrivare alla pausa è il turno di “Hush”, che incorpora un divertente intermezzo basato sul testo storpiato di “Hey Joe”, e di “Lift U Up”, dallo strano inizio molto blueseggiante, che porta al break. L’encore si apre con “Mountain Mama”, prima della classica “Anytime Anywhere”, a sorpresa non canzone di chiusura; è infatti la nuova suite “Thank You” a chiudere tra gli applausi dei presenti un grandissimo concerto, splendidamente tenuto da una band davvero in forma, supportata alla grande dai fan.