Report a cura di Dario Cattaneo
Foto di Riccardo Plata
Serata di grande hard rock all’Alcatraz, nota sala concerti meneghina, con all’opera sul palco due band in un momento di gran rilancio e rinnovamento: gli italiani Planethard, che dopo un album di debutto dedito a sonorità smaccatamente hard si sono riproposti con una miscela di rock e metal alternativo, e gli svizzeri Gotthard, la celebre band hard della vicina Confederazione, orfana ormai da due anni del frontman Steve Lee, ma più coesi e determinati che mai sotto la guida del nuovo singer australiano Nic Maeder. Entrambe le formazioni, già viste in occasione della terza giornata del Gods Of Metal di quest’anno, si mostrano fin da subito pronte a rinnovare nei fan il ricordo di quella grande giornata con prestazioni ancora migliori, grazie al maggior tempo a disposizione…
PLANETHARD
Iniziano con un quarto d’ora di anticipo rispetto all’orario segnalato i Planethard di Marco Sivo e Marco D’Andrea e, complice questo inaspettato fatto e un parcheggio particolarmente difficile da trovare, ci perdiamo le prime tre canzoni dell’affiatato gruppo tricolore. Ma questo non è sufficiente a non farci accorgere di quanto l’intensa attività live degli ultimi periodi (ricordiamo apparizioni e date in compagnia di Exilia e Europe, oltre ai Gotthard) abbia influito in maniera massiccia sulla presenza sul palco della band stessa. Un ‘coatto’ Sivo mostra di tenere ottimamente lo stage, con una notevole interazione con il pubblico, mentre l’attenzione dal punto di vista strumentale si concentra attorno alla ricciuta e lungocrinita presenza di Marco D’Andrea, ben supportato nel suo solismo particolare ed ispirato dalla solida coppia ritmica Arrigoni/Furia. La coesione si rivela la carta forte della band, che risulta essere in grado di intrattenere un pubblico che magari non é qui per loro o che generalmente risulta avvezzo a sonorità meno metalliche… Nonostante tutto, però, come già sottinteso, la brava band del Varesotto si mostra in grado di reggere il colpo, puntando soprattutto su quelle melodie comunque orecchiabili e di facile presa che la loro ultima fatica “No Deal” ci ha regalato in quantità. Uno show frizzante e divertente, che scalda i motori prima che gli attesissimi Gotthard salgano sul palco davanti ad una folla sempre più numerosa…
GOTTHARD
A giudicare dalla gente assiepata sotto al palco, stentiamo a capire come mai la band di Leo Leoni sia stata messa a suonare su quello che di solito è il palco secondario: nello stesso locale ci ricordiamo concerti di Hellowen, Gamma Ray, Sonata Arctica ed Epica con una sistemazione della sala che favorisce un’affluenza maggiore; sarà un’impressione, ma il parere personale di chi scrive rimane che, considerata a posteriori la difficoltà a muoversi nel locale a causa della gente presente per vedere la compagine svizzera, si sarebbero potuti gestire meglio gli spazi, con un transennamento magari più generoso; ma sicuramente non sarà questo piccolo difetto che abbiamo trovato a cambiare nelle menti e nei cuori di chi ha assistito a questo concerto il ricordo globale della serata: un ricordo di sicuro ottimo, di una band emozionante e coinvolgente e che ancora riesce a mostrarci quanto è bello fare rock’n’roll con lo scopo di divertirsi su un palco. Non appena le luci in sala scendono, gli sguardi di tutti sono subito calamitati verso il poco distante palco, pronti a gioire della comparsa dei sei musicisti (presente anche un impegnato tastierista). Il primo ad arrivare, con un sorriso larghissimo sotto la disordinata capigliatura bionda, è il chitarrista Leo Leoni, subito acclamato dai fan e seguito alla spicciolata dalla band tutta. Ultimo a fare il proprio ingresso, ovviamente è nella miglior tradizione rock il frontman Nic Maeder, che fortunatamente si prende anche lui un fragoroso e sincero applauso, che siamo sicuri molto avrà contribuito a dargli la spinta per mantenere l’alto livello di coinvolgimento che ha contraddistinto tutta la serata. “Dream On” e “Gone Too Far” aprono le danze, fiera rappresentanza del periodo centrale con Steve Lee (“Lip Service”, “Domino Effect”), pezzi che ci mostrano una band invariata nel carisma e nella resa, da sempre dedita ad un rock’n’roll viscerale e sanguigno, caratterizzato da melodie ultra-catchy che il palazzetto intero non si fa scappare l’occasione di intonare con Maeder. La copertina del nuovo “Firebirth” sovrastante lo sfondo viene omaggiata dalle successive due canzoni: il singolo “Starlight” e la canzone del primo video con il nuovo cantante, “Remember It’s Me”, abbassano un po’ i ritmi ma non il livello emozionale sfoderato dalla buona prestazione del singer australiano. “Sister Moon” omaggia “G.”, un passato lontano soltanto temporalmente, in quanto ogni concerto dei Gotthard dimostra come le canzoni estratte da quel platter risultino sempre attualissime, mentre la oramai usuale cover di Billy Joe Royal, “Hush”, costringe il pubblico a cantare con Maeder lo stranoto e divertente ritornello. “One Life, One Soul” è dedicata alla memoria del compianto Steve, momento di calma ed emozione prima che la recente “The Story’s Over” e la dura “Fist In Your Face” (sempre da “G.”) ci ricordino che i Gotthard sono comunque una formazione capace di picchiare duro. “Gimme Real”, dall’album nuovo, si rivela un po’ impastata e approssimativa, unico piccolo neo prima di una delle parti più toccanti del concerto dove, dopo un breve ma intenso assolo di batteria da parte del bravo Habbenger, assistiamo alla riproposizione in chiave prevalentemente acustica di tre famose ballad dei Gotthard: “Falling”, “Tell Me” (dal nuovo lavoro) e il classico “Heaven”. La resa vocale di Maeder è splendida e l’intero Alcatraz si trova trascinato dalle dolcissime melodie di questo grande trittico. Un momento bellissimo! Prima di cambiare registro, tornando a far saltare il pubblico con pezzi più pesanti, si inscena un simpatico siparietto con un sempre più sornione Leoni che finge di non ricordarsi il riff di uno dei pezzi più famosi; nell’ilarità dei presenti, il chitarrista mattacchione abbozza i riff di canzoni celebri come “Hell’s Bells” (AC/DC) e “Burn” (Deep Purple), sempre accompagnato dagli altri musicisti ma ‘cazziato’ dal cantante. Dopo questo breve siparietto, il chitarrista trova finalmente il riff giusto e “Mountain Mama” irrompe sulla folla, seguito dal talk box di “Right On” e dagli effetti distorti di “Lift U Up”. Il concerto è finito, ma i dovuti bis quadrano il cerchio coprendo le parti di carriera non rappresentate con “Master Of Illusion”, “Anytime Anywhere” e la hit “Top Of The World”. Un grande concerto, per una band in forma e con tanta voglia di fare ancora rock’n’roll!
Setlist:
Dream On
Gone Too Far
Starlight
Remember It’s Me
Sister Moon
Hush (Billy Joe Royal cover)
One Life, One Soul
The Story’s Over
Fist In Your Face
Give Me Real
Drum solo
Falling
Tell Me
Heaven
Scherzi di Leo Leoni: Hells Bells / Shoot To Thrill / Burn
Mountain Mama
Right On
Lift U Up
Guitar solo (Leo Leoni: Pink Panther theme)
Master Of Illusion
Anytime Anywhere
Top Of The World