Report a cura di Matteo Cereda
Dopo i discreti responsi ottenuti ad inizio carriera, i Gotthard sembravano destinati ad un ruolo di secondo piano nella scena hard rock mondiale. La band svizzera però non si è mai accontentata di fare la comparsa e, nonostante il sound sia palesemente ispirato a colleghi ben più celebri come Aerosmith, Whitesnake e primi Bon Jovi, bisogna ammettere che il sestetto elvetico ha sempre mantenuto una certa costanza nella qualità del proprio songwriting, e anzi proprio negli ultimi anni ha saputo dare un ulteriore sterzata per quanto concerne la qualità compositiva, guadagnandosi la meritata attenzione di critica e pubblico. L’ultimo “Need To Believe” ci consegna una band in ottima forma alle prese con un lotto di canzoni avvincenti, moderne nella forma ma ancora piacevolmente eighties nelle scelte melodiche, un motivo in più per non perdersi la calata italica (costituita da ben tre date) dei nostri.
CLAIRVOYANTS
Ad aprire le danze ci pensano i Clairvoyants, gruppo italiano salito alla ribalta come cover band degli Iron Maiden ma da poco tempo alle prese con canzoni proprie. Il debutto “Word To The Wise” è uscito a gennaio e nella mezz’ora abbondante a propria disposizione la band tricolore si concentra esclusivamente sulla suddetta release evitando con coraggio le cover dei Maiden, facendo chiaramente capire quale sarà la futura direzione del gruppo. Gli estratti da “Word To The Wise”, fra cui citiamo “Journey Through The Stars”, “Back To My dreams” e “Step Aside”, mostrano ancora una certa immaturità compositiva con strutture fortemente debitrici al verbo degli Iron Maiden e soprattutto con linee vocali non sempre incisive, tuttavia è bene segnalare la prestazione complessivamente convincente dei Clairvoyants che dal punto di vista della compattezza e del coinvolgimento del pubblico mostrano qualità sopra la media.
GOTTHARD
Il Live di Trezzo registra ormai il pienone delle grandi occasioni, ed ecco allora che sulle note dell’accattivante “Unspoken Words” i Gotthard fanno il loro ingresso sul palco accolti con calore dalla folla. La scenografia è rappresentata da una serie di schermi luminosi che proiettano immagini a tema, ma il gruppo elvetico dimostra subito di puntare maggiormente sulle proprie forze lasciando agli effetti scenici un ruolo marginale. La sezione ritmica composta da Marc ed Hena, rispettivamente al basso e alla batteria, mostra un’intesa pressoché perfetta ed anche la coppia d’asce con il carismatico Leo Leoni sugli scudi non è da meno in quanto a precisione e coesione. Discorso a parte merita infine il leader Steve Lee, che oltre a interpretare le canzoni con grandissima qualità si dimostra anche un simpaticissimo intrattenitore; aiutato da un italiano impeccabile (d’altronde proviene dalla Svizzera italiana), il magnetico Steve si cimenta in simpatici siparietti tra una canzone e l’altra, come quando ad esempio improvvisa un duello chitarra-voce non privo di battutine con il fido compagno Leo o allorché, estraendo l’armonica dai pantaloni, si lascia scappare un simpatico: “Sento qualcosa di duro nei pantaloni”. Il concerto scorre in maniera fluida e d’altronde con l’hard rock immediato, caratterizzato da sempre brillanti linee vocali dei nostri non potrebbe essere altrimenti: il gruppo originario del Canton Ticino, inoltre, propone una scaletta ben bilanciata che premia l’ultima valida uscita “Need To Believe” senza dimenticare il passato. Dalla nona release in studio vengono pescate, oltre alla titletrack, le ottime “Shangri-La”, “Unconditional Faith”, “I Don’t Mind” e “Right From Wrong”, mentre tra i classici segnaliamo le sempreverdi “Sister Moon” e “Top Of The World“, accolte con particolare calore dalla platea al pari della sempre presente cover “Hush”. Immancabile l’esecuzione dei lenti, da sempre punto di forza di Lee e soci; per l’occasione Steve e Leo improvvisano (ma non troppo) un set acustico, durante il quale vengono eseguite più o meno su richiesta emozionanti versioni di “In The Name”, “Heaven”, “Lonely People” e “Father Is That Enough”. Prima della pausa c’è posto per un’esaltante riproposizione di “Lift It Up”, brano dall’elevato appeal canterino ormai prossimo ad essere anch’esso annoverato nella prestigiosa collezione di classici della band. I Gotthard riappaiono sul palco incitati a gran voce dai presenti regalando un paio di perle finali: la rocciosa “I Know You Know” e un’emblematica “Anytime Anywhere”, congedo perfetto per una serata di grandissimo rock n’ roll!