10/02/2024 - GRAVE PARTY CELEBRATION – DEATHLESS LEGACY + LONGOBARDEATH + MECHANICAL GOD CREATION @ Slaughter Club - Paderno Dugnano (MI)

Pubblicato il 17/02/2024 da

Introduzione e report di Roberto Guerra

Come suggerito anche dal nome stesso, parliamo in questa sede di un evento volto a celebrare quello che un tempo era il Grave Party, ossia un noto festival interamente dedicato alle proposte underground e ormai assente da un po’ di tempo.
Pur non trattandosi propriamente di una istituzione, è innegabile che si tratti di una realtà che ha permesso a molti appassionati di gioire in compagnia ascoltando buona musica, e stasera in quel dello Slaughter Club non mancano anche personalità in molti casi legate all’esistenza stessa dell’evento, come Trevor dei Sadist o gli stessi organizzatori, che tra un’esibizione e l’altra ne approfittano per promuovere anche l’uscita del libro scritto apposta per raccontare la storia del piccolo festival menzionato poco sopra.
Purtroppo, a causa di alcune difficoltà negli spostamenti, riusciamo a giungere sul posto in tempo per la seconda band della serata, ma considerando la varietà e il livello più che valido della italianissima line-up prevista, possiamo dire di conservare un certo entusiasmo, nonostante il perenne alone di fretta che permeerà tutte le esibizioni lascerà una punta di amaro in bocca a molti presenti, visibilmente contrariati all’idea di assistere a scalette tagliate per rispettare i tempi, complice anche la successiva serata a tema dark/gotico.
Forse accorciando gli intermezzi parlati si sarebbe potuta valorizzare di più la musica nuda e pura. Buona lettura!

Come detti nell’introduzione, il nostro arrivo in quel di Paderno Dugnano coincide con l’inizio dell’esibizione dei death metaller VIDE, assenti dai palchi da un po’ di tempo e visibilmente entusiasti all’idea di riportare in scena la loro particolare proposta, tanto violenta quanto tecnica e persino orecchiabile in determinati frangenti, valorizzata anche dall’espressività dei due addetti alle corde John Pino Lisi e Gabriele Kolaz.
Quest’ultimo in particolare si destreggia sul suo basso con maestria, senza rinunciare alla sua ben nota simpatia di stampo comico, che aiuta ad aggiungere quella nota ironica ad una esibizione altrimenti feroce e gradita tra gli astanti più inclini a determinate forma di metal estremo, che purtroppo hanno relativamente poco tempo di godere, considerando la brevità dello show. Fortunatamente, più avanti nella serata ci sarà chi riuscirà a menare anche più duro.
Proseguiamo con i pugliesi CONSPIRACY OF BLACKNESS, le cui influenze spaziano dall’heavy metal melodico, passando per il nu metal, fino a sfociare nel più identificabile gothic rock, con un risultato finale che potrebbe farli somigliare a una versione più estrema e violenta degli Evanescence.
In particolar modo il loro secondo album “Pain Therapy”, uscito lo scorso anno, ha definito quella che è la direzione scelta da un combo dedito naturalmente ad un sound più trasversale rispetto a quello di chi li ha preceduti, e che quindi riesce ad attirare i consensi di alcuni, così come le antipatie di altri; sarebbe però poco obiettivo negare che il quartetto di Taranto abbia le carte in regola per proporre della musica gradevole e costellata di continue alternanze tra sfuriate a rotta di collo e fasi melodice estremamente orecchiabili, interpretate dalla frontwoman Grazia Riccardo e adattissime anche a un contesto live come quello odierno.
Ancora metal al femminile, anche se non si direbbe, in compagnia di quelle macchine da guerra che rispondono al nome di MECHANICAL GOD CREATION, rappresentati come di consueto dalla bella e ruggente Luciana Catananti, il cui contributo appare fondamentale per permettere al technical death metal granitico della band lombarda di colpire in piena faccia gli astanti, senza lesinare su una presenza scenica degna del nome.
Per la line-up la posta in gioco è relativamente alta, in quanto alla chitarra troviamo il nuovo ingresso in pianta stabile Emanuele Biondi, la cui prova non fa in alcun modo rimpiangere i suoi predecessori, rendendo perfettamente giustizia ad un sound terremotante e ricco di spunti tecnici e compositivi.
L’entusiasmo dei presenti sembra confermare che il quintetto sia tra le realtà più apprezzate della serata, e sono in tanti a sostenere che forse avrebbero meritato un posto di maggior rilievo all’interno del bill, anche perché a fine serata siamo certi ricorderemo la loro prova come una delle più efficaci in assoluto. Ora, però, vogliamo un nuovo album!
Viriamo finalmente sul metal classico in compagnia dei simpaticissimi e ben noti LONGOBARDEATH, la cui popolarità sembra essere in crescita e noi non potremmo esserne più felici.0
Nonostante la loro natura parodistica, demenziale e legata sicuramente alla gimmick del dialetto milanese, è bene far presente che Ul Mik e soci propongono un heavy metal con le palle e perfettamente indicato per la gioia di tutti i defender all’ascolto: le canzoni sono divertenti, grintose, ben suonate ed ignoranti al punto giusto, con una forte componente speed metal e thrash’n’roll ad avvicinare il tutto a quanto reso celebre negli anni da gente come i Motorhead e gli Overkill, band preferita peraltro del bassista Overteo Businaro.
La scaletta è colma di loro inni immortali, come “Bonarda Bastarda” e “Polenta Violenta”, ma anche di numerose chicche non ancora disponibili all’ascolto sul mercato, inclusa la opener “Milano Fashion Week”, che risulta alle nostre orecchie uno dei loro pezzi migliori e perfetta nel suo ruolo iniziale. Fortunatamente, ci risulta dalla band stessa che le nuove tracce verranno presto rese disponibili come singoli, da rilasciare nel corso dell’anno appena iniziato.
Il fine serata è ancora al femminile, tutto per la horror metal band toscana DEATHLESS LEGACY, prontamente munita di costumi, trucco, effetti di scena e ballerina on stage, volti a valorizzare una scaletta che concede molta importanza, come prevedibile, all’ancora ultimo album “Mater Larvarum”, da cui proviene anche la iniziale “Ora Pro Nobis”.
Considerando la popolarità della band in questione, non ci fa strano notare tra gli astanti molta gente di cui, prima di loro, non avevamo nemmeno notato la presenza all’interno della venue, e in effetti lo spettacolo messo in piedi dal quintetto pisano/livornese (una combo impensabile, per alcuni) risulta dotato certamente di un ottimo piglio, complice anche l’interpretazione vocale e teatrale della vocalist Eleonora Vaiana e del tastierista Alessio Lucatti, la cui esperienza all’interno dei mitici Vision Divine ha certamente pagato sul versante della professionalità.
Tuttavia riteniamo che il concerto, seppur sicuramente di ottima fattura, in un paio di spunti faccia come per assopirsi leggermente, portando a qualche sbadiglio e ad un temporaneo calo di pubblico presente. Non si tratta comunque di difetti di performance effettivi, quanto più di qualche scelta di scaletta opinabile, ma parliamo comunque di considerazioni soggettive, e valutando quelli che sono i picchi più alti toccati dallo show della formazione toscana non possiamo certo lamentarci della chiusura attuale del piccolo festival cui abbiamo appena assistito.

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