05/05/2025 - GRAVE + VOMITORY + CRYPTORIUM @ Kulturhuset Stadsteatern - Stoccolma (Svezia)

Pubblicato il 10/04/2025 da

La storia del death metal svedese torna a pulsare nel cuore di Stoccolma, e lo fa con uno degli eventi più attesi della stagione: la reunion della formazione storica dei Grave. Il gruppo guidato da Ola Lindgren riporta sul palco la line-up che ha scritto alcune delle pagine più significative della propria discografia e dell’estremismo sonoro scandinavo, con il ritorno di Jörgen Sandström alla voce e al basso, Jonas Torndal alla seconda chitarra e Jensa Paulsson dietro le pelli.
Una serata all’insegna del culto e della memoria, ma anche della vitalità e della coerenza: questa sera, i Grave non solo richiamano fan da tutta Europa, facendo registrare il sold-out, ma dimostrano anche di avere ancora tanto da dire, almeno a livello prettamente esecutivo. Il tutto si consuma in una Kulturhuset piena come un uovo, colma di sudore, birra e aspettative.
In apertura, due generazioni a confronto: i giovanissimi Cryptorium (tre ragazzi la cui età oscilla tra i sedici e i diciassette anni) e i veterani Vomitory, in un passaggio di testimone che appare anche come un tributo alla lunga e gloriosa tradizione del death metal svedese.

Sono le 19:30 spaccate quando i CRYPTORIUM salgono timidamente sul palco, accolti con curiosità e rispetto da una sala già piuttosto gremita. La loro proposta è un death metal crudo e ossessivo, che sembra guardare esclusivamente ai dettami dei primi Dismember.
Nonostante la giovane età, i ragazzi dimostrano di avere una certa verve, offrendo una mezz’ora tiratissima in cui spicca soprattutto la buona padronanza del palco del chitarrista/cantante Fabian Larsen.
Il suono è ancora un po’ sbilanciato e l’affiatamento dei ragazzi non risulta sempre tirato a lucido – cosa piuttosto prevedibile, vista la scarsa esperienza sul fronte concertistico – tuttavia la platea risponde con entusiasmo, circondando il terzetto di un vibe positivo e di tanti segnali di incoraggiamento, lasciandosi coinvolgere, almeno tra le primissime file, in un headbanging collettivo che cresce di intensità brano dopo brano.

Il clima si scalda ulteriormente con l’ingresso dei ben più affermati VOMITORY. La band ovviamente non ha bisogno di presentazioni: con oltre trent’anni di carriera alle spalle e un’identità sonora ormai scolpita nel granito, i quattro incarnano da tempo la quintessenza del death metal più diretto e brutale proveniente dalla Svezia.
Purtroppo, a questo punto i suoni sono ancora un po’ bassi e confusi, soprattutto per le chitarre, ma anche in un contesto non fortunatissimo a livello di resa sonora, la prova del gruppo non ammette compromessi: lo show di Erik Rundqvist e soci è il solito assalto frontale, senza fronzoli né particolari variazioni, ma proprio per questo efficace e coinvolgente.
Interessante la scaletta, con brani pescati da vari periodi della discografia, tra cui spiccano “The Voyage” da “Redemption” e “Regorge in the Morgue” da “Opus Mortis VIII”, entrambi proposti con il tipico approccio diretto e privo di pose: i quattro suonano per il puro gusto di annientare, con la loro proverbiale coesione, preparando il terreno per quello che tutti stanno aspettando.

Ed eccoli, finalmente. Poco dopo le 21:30, il sipario si apre e i GRAVE irrompono sul palco con “Into the Grave” dopo un breve intro sibillina: scelta sorprendente quanto efficace, quella di partire con il pezzo più noto e amato del repertorio, che azzera qualsiasi formalità e getta la sala direttamente nel cuore dello show. Il suono ora è mostruosamente potente e definito, con ogni riff che arriva fino in fondo alla sala come una veemente dichiarazione di intenti.
Jörgen Sandström, al centro della scena, si impone subito come un frontman solido e carismatico: il suo growl, attesissimo, è ancora lì, profondo e tonante, e la sua stazza domina lo spazio. Lindgren, relegato al solo ruolo di chitarrista, approfitta della nuova libertà per muoversi con più dinamismo e partecipare con convinzione alle backing vocals. I due si scambiano sguardi complici, affiatati come un tempo.
La scaletta è pensata con cura, e ovviamente riflette la volontà del gruppo di omaggiare i suoi primi anni, quando il suo repertorio era ancora materia grezza e in piena evoluzione. Vengono infatti recuperati, tra le sorprese più gradite della serata, il brano “Black Dawn”, tratto dal primissimo demo dei Corpse, la formazione pre-Grave in cui militavano già Lindgren, Sandström e Paulsson, più “Eroded” dal “Promo 91”.

Naturalmente, la cosiddetta parte del leone la fanno i brani del debutto “Into the Grave”, autentico manifesto del death metal svedese più pesante: oltre alla title-track, in scaletta trovano spazio, tra i tanti, “Extremely Rotten Flesh”, “Deformed”, “Hating Life” e una “Day of Mourning” che, dal vivo, suona ancora più minacciosa e cupa. Ognuno di questi pezzi è accolto da un’ovazione, e molti fan – specie quelli più in là con l’età – sembrano vivere un’esperienza assai speciale, tra nostalgia e rinnovato entusiasmo.
Non mancano incursioni nel secondo full-length album, “You’ll Never See…”, rappresentato da episodi come “Christi(ns)anity” o la title-track, che portano una ventata di groove e midtempo più marziali e strutturati. Un disco come “Soulless” è infine il jolly della serata: i suoi brani, dalla struttura più snella e orecchiabile, trovano oggi nuova linfa vitale grazie a un’esecuzione rabbiosa e compatta. Pezzi come “Turning Black” e “And Here I Die” – dal groove contagioso ma sempre pesantissimo – sono suonati con tale veemenza da risultare perfettamente coerenti con il materiale più ruvido degli esordi. Anzi, l’impatto è tale che alcuni passaggi, pur più ‘accessibili’ sulla carta, si trasformano in veri e propri momenti di sfogo collettivo sotto il palco.
Come accennato, la resa sonora è impeccabile: il lavoro del fonico è chirurgico e la batteria di Jensa Paulsson si dimostra una garanzia di tenuta e impatto. Sandström, dal canto suo, non lesina battute e ringraziamenti tra un pezzo e l’altro, trovando anche un momento per mandare una dedica all’amico LG Petrov, mentre Lindgren lascia appunto parlare la musica, limitandosi a pochi, misurati interventi.
Dopo circa un’ora e mezza, le luci si accendono su un pubblico stanco ma felice, consapevole di aver assistito a qualcosa di notevole. Più che un ritorno trionfale, questa serata ha il sapore di una rimessa in gioco onesta e riuscita, alimentata dalla voglia di suonare e condividere una parte importante di storia.
Nei prossimi mesi, la band sarà impegnata in alcune date selezionate all’estero. Se questo slancio porterà anche nuova musica, lo dirà il tempo: intanto, i fan possono godersi una reunion che – almeno dal vivo – funziona, e non poco.

Setlist:

Into the Grave
Eroded
Turning Black
Day of Mourning
Morbid Way to Die
Deformed
In Love
Soulless
Brutally Deceased
Black Dawn (Corpse cover)
Christi(ns)anity
Bullets Are Mine
For Your God
Extremely Rotten Flesh
You’ll Never See
Hating Life
And Here I Die

 

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