04/09/2010 - GUNS N’ ROSES + MURDERDOLLS @ Filaforum - Assago (MI)

Pubblicato il 12/09/2010 da

Live report a cura di Luca Paron

Foto a cura di Francesco Castaldo

 

L’evento è di quelli importanti. Lo si capiva dal battage mediatico, creato ad arte o meno, che trascina la polemica come una scia in continuo allargamento. Lo si capiva dal sold out del Forum di Assago in meno di tre mesi. Lo si capisce ora, alla vista della marea umana che ricopre come se fosse una moquette vivente ogni centimetro quadrato di asfalto che porta al Forum stesso. E per quelli che ancora non avessero inteso, o non volessero farlo, c’è l’intermittente ola spontanea nata dalla fervida attesa dei Guns N’ Roses, quelli di Axl e Dizzy, orfani come ben si sa del resto della truppa storica, ma ancora figli di quella Los Angeles ottantiana tutta eccessi e pazzie, ancora in grado di disegnare i tratti di una, o forse l’ultima, rock star e dei suoi compagni di palco.

 

MURDERDOLLS

A scaldare un’atmosfera invero ancora freddina, forse anche a causa della trepidazione e delle ipotesi fantozziane sull’entità del ritardo con il quale i Guns sisarebbero degnati di presentarsi, i Murderdolls di Wednesday 13 (Frankenstein Drag Queens From Planet 13) e di un Joey Jordison (Slipknot) qui alla chitarra. Il grupposembra formato da cinque illegittimi figli nati da un’unione impura tra Alice Cooper e i Misfits, sia per le tenute sfoggiate che per l’aspetto musicale, nontralasciando però neppure la lezione impartita da Marylin Manson. Sono in forma, e se anche Wednesday 13 sembra fare fatica verso fine show a mantenere la gutturalitàdella voce, e Jordison sembra un bambino che ha perso la mamma in spiaggia da quanto è spaesato, ciò nondimeno lo spettacolo riesce bene, pescando pezzi sia dal primoalbum del 2002 che dal recentissimo “Woman And Children Last”. Dopo qualche problema di audio nei primi due brani, ci pensano “Twist My sister”, il nuovo singolo “MyDark Place Alone” e “Love At First Fright” a risollevare la situazione e accendere la miccia. Miccia che darà il via poi ai botti di “MotherFucker, I Don’t Care” e”Nowhere”, ma soprattutto delle conclusive “Dead In Hollywood” e “I Love To Say Fuck”, durante la quale spunta un ambitissimo ormbrello con la magica parolaincerottata in bella vista. Intervallati dagli invero monotematici sproloqui di Wednesday 13 riguardo al dito medio, i nostri arrivano alla fine dell’intera ora adisposizione offrendo comunque un buon concerto, che forse non ricade sulla loro audience più congeniale ma che riceve un’impennata di gradimento nel finale, allarichiesta di applauso per i Guns.

SETLIST:
The World According To Revenge
Chapel Of Blood
Slit My Wrist
Twist My Sister
My Dark Place Alone
Drug Me To Hell
Die My Bride
Love At First Fright
People Hate Me
Nowhere
Rock ‘N’ Roll Is All I Got
Motherfucker, I Don’t Care
197666
Hybrid Moments
Dead In Hollywood
I Love To Say Fuck

 

GUNS N’ ROSES

Non si facevano vedere dalle nostre parti da quella non troppo esaltante esibizione al Gods of Metal del 2006; ed ora, a quasi due anni di distanza dal pluridiscusso”Chinese Democracy”, arriva per due date nella penisola il relativo tour promozionale dei Guns N’ Roses. La paura che la band costringesse i pervenuti ad un’attesainfinita era reale e tangibile, considerate anche le due ore di vuoto dispensate proprio la sera prima a Roma. Ma fortunatamente le cose non sono andate troppo per lelunghe e, sebbene con il discreto ritardo di quasi un’ora e mezza sull’orario previsto, non passano più di sessanta minuti da quando i Murderdolls lasciano la scena aquando le luci si spengono per il piatto forte della serata. Bellissimo l’ingresso sull’opener “Chinese Democracy” con la silhouette di uno dei tre chitarrististagliata su uno sfondo rosso vivo, preludio perfetto all’entrata di Axl, ovviamente accompagnata da tripudio generale. La band sembra subito in palla, mentre ilcantante impiegherà un paio di canzoni per raggiungere la forma ottimale, tanto che “Welcome to The Jungle” è cantata più dal pubblico che da chi sta sul palco.L’emozione è comunque enorme, e gli spalti scattano fulminei in piedi per l’adrenalina rilasciata. Classici come “It’s So Easy” e “Mr. Brownstone” di sicuro nondiminuiscono l’effeto molla, e neppure la lenta ma tagliente “Sorry” fa calare la tensione. E’ già tempo di assolo per Richard Fortus, credibile clone di Izzy ma ancorprima di Keith Richards e Jimmy Page, che sfodera classe a piene mani. “Live And Let Die” è un’altro bel colpo mentre “This I Love” serve più che altro ad ammirare lacapacità vocale di Mr. Rose, che forse non avrà più la spinta dell’ottantanove, ma che sopperisce con tecnica sopraffina e gran controllo. “Rocket Queen” è un po’rovinata da suoni di batteria troppo moderni e secchi che non si abbinano bene alle chitarre, ma ecco che anche Dizzy Reed ha il suo momento di gloria con un assolo dipianoforte nel bel mezzo del proscenio. Arriva poi “Street Of Dreams”, buona ma francamente migliore su disco, al contrario della già citata “Sorry”, ma ci pensa “YouCould Be Mine” a riportare l’entusiasmo alle stelle. Ennesimo cambio d’abito per un Axl alquanto invecchiato e appensantito (ma che non lesina di certo in quanto acorse e mosse varie), seguito da DJ Ashba che gioca a fare Slash nel suo momento solista (pure la chitarra ha circa gli stessi colori) e introduce la applauditissima “SweetChild O’ Mine” in maniera superba. Momento più riflessivo, ma non meno sentito, dello show con un piccolo richiamo ai Pink Floyd e con l’assolo di piano di Axl, checonfluisce in una “November Rain” più veloce del normale, ma ugualmente spettacolare. Ron “Bumblefoot” Thal è un gran chitarrista, ma esagera con gli shreddingforsennati durante il suo spot, dimostrando sì la sua bravura ma alienandosi dal clima più caldo e rock instaurato dall’esibizione. Ancora “Knockin’ On Heaven’s Door”e “Nightrain” prima dei consueti bis, inframezzate da una breve improvvisazione roots-blues e ancora ricoperte di applausi. Axl continua ad essere in formissima, nonaccenna a calare l’intensità vocale ma è tutta la band ad esser formata da eccezionali musicisti, che magari a volte danno l’impressione di non sentire al cento percento quello che suonano, ma inappuntabili per esecuzione e carisma sul palco. Solo pochi minuti e i Guns N’ Roses fanno capolino dal backstage, regalando ancora lanuova “Madagascar”, e l’immancabile e conclusiva “Paradise City”, qui introdotta da una ulteriore breve jam e ottimo epilogo di una grande serata. Non spetta a noi inquesta sede fare paragoni, rimestare beghe legali, voci di quartiere e dicerie da telenovelas. Ragion per cui, limitandoci a descivervi la qualità della seratavissuta, non possiamo che alzarci in piedi e battere le mani levandoci il cappello dinnanzi alla prova offerta dalla band di Axl Rose, certi che ogni ulteriorecommento spetta a voi, ma sicuri di aver assistito a un concerto che lascia una senso di completezza, che riappacifica con la musica rock nel suo insieme. Senzascadere in classificazioni, la creatura Guns N’ Roses è oggi un compendio artistico del rock degli ultimi trent’anni, capace di portare in giro per il mondo uno deglispettacoli più validi che possiate gustarvi. Complimenti vivissimi.

SETLIST:
Chinese Democracy
Welcome To The Jungle
It’s So Easy
Mr. Brownstone
Sorry
Richard Fortus Guitar Solo (James Bond Theme)
Live And Let Die
This I Love
Rocket Queen
Dizzy Reed Piano Solo
Street Of Dreams
You Could Be Mine
DJ Ashba Guitar Solo (The Ballad Of Death)
Sweet Child O’ Mine
Instrumental Jam (Another Brick in The Wall Part 2)
Axl Rose Piano Solo (Goodbye Yellow Brickroad/Someone Saved My Life Tonight)
November Rain
Ron Thal Guitar Solo (Pink Panther Theme)
Knockin’ On Heaven’s Door
Instrumental Jam
Nightrain

ENCORE:
Madagascar
Instrumental
JamParadise City

 

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