Report a cura di Federico Orano
Le festività sono alle porte e quale occasione migliore per fare un bel carico di adrenalina purissima, prima dei noiosi ed interminabili pranzi natalizi coi parenti, se non la serata all’insegna dell’hard rock di scuola scandinava in programma al Locomotiv Club di Bologna? I fuoriclasse H.E.A.T. fanno di nuovo visita al nostro Belpaese dopo la data dello scorso anno al Legend di Milano, sempre in occasione del tour a supporto del loro ultimo “Into The Great Unkown”. Stavolta, in loro compagnia, troviamo due giovanissime e promettenti band già in grado di prendersi le luci della ribalta, quali One Desire e Shiraz Lane!
SHIRAZ LANE
È una fila abbastanza lunga quella che ci accoglie alle porte del Locomotiv Club, localino situato a Bologna all’interno di un parco comunale a cui si accede tramite uno stretto cancelletto. Quando mettiamo piede nell’ingresso, gli Shiraz Lane stanno per salire sul palco per presentare al pubblico italiano i brani del loro ultimo e sorprendente “Carnival Days”. Sarà proprio la titletrack ad avere l’onore di aprire questa gig all’insegna delle nuove generazioni dell’hard rock scandinavo. Il giovanissimo quintetto finlandese mostra dedizione da vendere, segno che è forte la passione che spinge questi ragazzi. Il singer Hannes Kett (la cui fisionomia ricorda non poco quella di un giovane Timo Kotipelto degli Stratovarius) aizza la folla e mostra capacità davvero naturali di andare altissimo con la propria voce acuta, anche se forse pecca leggermente per quanto concerne la potenza. Il sound targato Shiraz Lane è fresco e pezzi come “The Crown” e “Out There Somewhere” fanno cantare e coinvolgono i presenti. Il batterista Ana Willman (che sembra poco più di un quindicenne) batte forte sulle pelli e dà il via alla conclusiva “People Like Us”. Si nota anche dalle piccole cose che questo giovane gruppo nordico avrà molto da dire: il modo in cui sta sul palco, la cura nel chiudere i pezzi, mai banale, l’atteggiamento da band che sta vivendo un sogno e che ha ancora tanto su cui lavorare. Gli Shiraz Lane, che quest’anno hanno sorpreso tutti con un disco notevole, si confermano anche gruppo capace di coinvolgere e divertire in sede live!
Setlist:
Carnival Days
The Crown
Tidal Wave
Mental Slavery
Same Ol’ Blues
Out There Somewhere
Harder To Breathe
People Like Us
ONE DESIRE
Sono le 21 precise quando, puntuali come un orologio svizzero, salgono sul palco i One Desire. Un solo disco alle spalle, ma che ha suscitato tanto interesse attorno a questo quintetto finnico. Il sound si fa molto più Eighties con tastiere in primo piano, coretti iper-catchy alla Journey ed un sound sci-fi. Il pubblico pare gradire non poco, dopotutto come non apprezzare brani come “Hurt”, super hit che aveva il compito di aprire anche l’omonimo debutto della band? Sono principalmente Andre Linman alla voce e Jimmy Westerlund alla chitarra ad attirare l’attenzione on stage. Il primo è un vero animale da palco e anche se non sempre la sua prestazione vocale è impeccabile – fatica non poco quando c’è da arrivare sulle note più alte – si rifà con gli interessi a suon di teatralità, dedizione e sentimento. Jimmy invece è la mente principale dietro questo progetto e la sua classe alla sei corde è ben visibile durante lo show. “Apologize” fa cantare tutta la platea mentre i rocker più romantici sono stati accontentati appieno con la bellissima ballatona strappalacrime “Falling Apart”. Con la promessa di un nuovo disco entro il prossimo anno (‘siamo a metà dell’opera’, dice il buon Andre), i One Desire ci salutano con la potente “Buried Alive”, e qui qualche testa si è mossa sul serio. Non tutto è stato perfetto durante l’esibizione dei Nostri, ma la sensazione è stata di aver avuto di fronte una band davvero talentuosa e che avrà ancora moltissimo da dire.
Setlist:
Hurt
Turn Back Time
Apologize
This Is Where The Heartbreak Begins
Love Injection
Falling Apart
Whenever I’m Dreaming
Buried Alive
H.E.A.T.
Neppure stavolta gli H.E.A.T. si dimenticano dell’Italia e in questo nuovo tour a supporto dell’ultimo “Into The Great Unknown” puntano dritti verso Bologna per infiammare i rocker romagnoli e tutti quelli accorsi da fuori regione. Un’ora e mezza infuocata, nella quale il sestetto nordico ha messo a ferro e fuoco il Locomotiv Club, e che resterà impressa nella memoria dei presenti anche per un fuori programma che si è rivelato in fin dei conti molto emozionante. Ma andiamo con ordine: “The Heat Is On” (di Glenn Frey) è l’introduzione sparata dalle casse del locale per mettere in guardia i presenti, gli H.E.A.T. stanno arrivando! E’ “Bastard Of Society” a dare il via alle danze con un coretto tutto da cantare ed un refrain d’impatto, pezzo ideale per partire subito col piede giusto. Neanche il tempo di rifiatare e seguono a ruota l’adrenalinica “Breaking The Silence” (splendida opener del disco “Address The Nation”) e “Danger Road” (da “Freedom Rock”). Erik Gronwall, singer della band, e soci possiedono una carica nucleare non comune, ed ogni volta ci si chiede dove trovino tutte queste energie sera dopo sera. “Emergency” e “Shit City” hanno il compito di mantenere la carica a livelli altissimi, mentre con “Downtown” ci si ferma un attimo a respirare. Le atmosfere calde e malinconiche che riesce a trasmettere questo pezzo, anche grazie alla prestazione vocale di Erik, sono realmente sorprendenti. E’ proprio sulle ultime note di “Downtown” che all’improvviso le luci si spengono, gli strumenti si fanno silenziosi e la voce sparisce. Neppure il tempo di accorgersi che la corrente è saltata che il buon Erik è già sotto il palco, tra la gente, con la chitarra acustica in mano pronto a intrattenere il pubblico cantando tutti assieme “Tearing Down The Walls” e, a seguire, “Living On A Prayer” (Bon Jovi) e “18 And Life” (Skid Row). Un momento davvero emozionante che i presenti hanno cercato di immortalare con i loro telefonini, mentre sul palco i tecnici hanno potuto lavorare in santa pace per rimettere a posto l’impianto. Per fortuna, dopo una decina di minuti, il tutto si è sistemato ed Erik, applaudito copiosamente da tutti, è potuto tornare sul palco per ripartire con la scaletta che prevedeva la favolosa “In And Out Of Trouble”, introdotta dalla sua armonica. La super hit “Living On The Run” ha fatto cantare a squarciagola tutto il pubblico, mentre l’intermezzo acustico (stavolta previsto in scaletta!) con “Laughing At Tomorrow” è riuscito ancora ad emozionare. Dave Dalone alla chitarra piazza con nonchalance un assolo dopo l’altro e Crash si dà da fare alla batteria mentre si passa alle sonorità ottantiane di “There For You”, pescata dal disco di debutto. Con la successiva e immancabile “Mannequin Show” la band saluta i presenti, ma è evidente che ci sarà spazio per il bis. Bastano pochi istanti infatti per ritrovare gli H.E.A.T. sul palco, e la chiusura è servita su un piatto d’argento con la coinvolgente “A Shot At Redemption”, suonata in un’atmosfera di festa dove anche un giovanissimo fan della band viene fatto salire sul palco. ‘This is the next rock generation’, dice Erik indicando il ragazzino che avrà avuto su per giù una decina d’anni. Gli H.E.A.T. si confermano band fuori dal comune, capace di sprigionare una carica esplosiva dal vivo che, unita alle sempre convincenti prove su disco, li incorona come i veri fuoriclasse della scena hard rock scandinava.
Setlist:
The Heat Is On (Glenn Frey song)
Bastard Of Society
Breaking The Silence
Danger Road
Emergency
Shit City
Downtown
Show acustico improvvisato tra il pubblico:
Tearing Down The Walls
Living On A Prayer (cover Bon Jovi)
18 And Life (cover Skid Row)
In And Out Of Trouble
It’s All About Tonight
Living On The Run
Beg Beg Beg
Laughing At Tomorrow (acustica)
Redefined
There For You
Mannequin Show
Tearing Down The Walls
Encore:
A Shot At Redemption