28/11/2023 - HALESTORM + BLACK VEIL BRIDES + MOTHICA @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 03/12/2023 da

Report e foto di Riccardo Plata

Chi scrive ha avuto modo di vedere gli Halestorm in versione milanese per cinque volte dal 2012 ad oggi – dalla prima data ai Magazzini Generali con una Lzzy visibilmente raffreddata, ai palchi del Forum dove hanno aperto due volte per gli Alter Bridge – apprezzandone ogni volta la crescita costante, in un ideale passaggio da ‘colonna sonora per teen movie’ a ‘rock band che si lancia in jam session sul palco’.
Qualunque sia la loro versione, è sempre un piacere rivedere il quartetto della Pennsylvania nella loro dimensione naturale, quella del palco, tanto più se come stasera possono sfoggiare il loro allestimento scenico più grande di sempre nel Belpaese.
A rendere il pacchetto ancora più interessante gli ex(?) ‘poster boy’ Black Veil Brides, portabandiera dell’emo-glam ed assenti da un po’ a queste latitudini, e Mothica, new sensation emo-dreampop cui spetta il compito di aprire la serata…

I MOTHICA sono di fatto il progetto solista di Ellis McKenzie, giovane dell’Oklahoma che da una decina d’anni a questa parte si è fatta conoscere sulle principali piattaforme di streaming e social con una serie di singoli ed EP, raccolti poi in un paio di album di cui l’ultimo, “Nocturnal” del 2022, uscito sotto l’egida Rise Records.
Ammettiamo di non avere particolare familiarità con la proposta di Mothica, ma il mix di emo, rock, dream pop e alternative metal risulta tanto inoffensivo quanto divertente per intrattenere gli astanti, rapiti dalla performance scenica della bionda frontwoman che di fatto domina il palco dell’Alcatraz da sola, visto il posizionamento marginale di batterista e chitarrista (nessun bassista accreditato).
In mezzo alla carrellata degli ultimi singoli, tra cui spiccano “Casualty”, “Buzzkill” e la programmatica “Forever Fifteen”, trovano posto anche ben due cover: se la scelta di “Can You Feel My Heart” dei Bring Me The Horizon è abbastanza scontata, e bene accolta dal pubblico in sala, più sorprendente la scelta di “All Star” degli Smash Mouth, brano più da boomer reso famoso dal film d’animazione “Shrek” e quanto mai di attualità vista la recente scomparsa del loro frontman. Qualche parola in italiano e annessi siparietti, tra cui un ‘tanti auguri’ cantato dal pubblico per festeggiare il compleanno di uno dei musicisti, completano la mezz’ora a disposizione, sicuramente la più giovanile della serata non solo per l’anagrafe ma anche per il cosplaying da scene queen.
Dopo l’antipasto dei Mothica, il pubblico inizia a scaldarsi per l’atteso ritorno dei BLACK VEIL BRIDES, assenti in Italia da una decina d’anni dopo un mini-tour che li aveva visti all’epoca suonare a Rona, Cesena e al Factory di Milano.
Da allora la formazione dell’Ohio ha rilasciato tre nuovi album, tra cui l’ultimo acclamato “The Phantom Tomorrow” da cui vengono riproposte stasera “Crimson Skies”, “Scarlett Cross” e “Torch”. Forti di un’attitudine a metà tra glam ed emo, anche se meno pacchiano rispetto agli esordi , i due chitarristi calamitano l’attenzione sparandosi pose spalla a spalla come da manuale dell’hair metal, mentre il frontman Andy Biersack sembra un Ville Valo degli anni Ottanta, con tanto di cicca ruminata per tutta la durata dello show a sostituire la sigaretta.
A giudicare dal numero di cartelli esposti e dai cori che accompagnano “Nobody’s Hero” e “Fallens Angels”, sembra quasi le prime file del pubblico siano lì solo per loro (ed in effetti qualcuno si allontanerà dopo lo show), e anche quando si alzano i decibel, tornando al metalcore che fu con le scariche di doppia cassa di “The Legacy” e gli scream di “Knives And Pens”, l’entusiasmo resta alto pure tra gli astanti più giovani, nonostante dalla nostra postazione (nel pit davanti sulla destra) l’audio non sempre risulti perfetto. Il gran finale con “In The End” – per chi scrive il loro capolavoro – chiude in bellezza tre quarti d’ora ad alta intensità, con la speranza di non dover aspettare un’altra dozzina d’anni per rivederli.
Sullo sfondo di un palco illuminato a tramonto, con un impianto luci da Champions League, gli HALESTORM entrano in scena con una versione a cappella di “Raise Your Horns” salutata da un tripudio di corna, prima di partire a bomba, è proprio il caso di dirlo, con due hit storiche come “I Miss The Misery” e “Love Bites (So Do I)” con una Lzzy Hale che, pur senza  tacchi vertiginosi o abiti di scena particolari, calamita l’attenzione di tutti, potendo contare sul consueto sorriso contagioso ed una grinta degna delle migliori interpreti del genere.
Non è da meno il resto della band, dall’istrionico chitarrista Joe Hottinger al funambolico batterista Arejay Hale, lui sì sempre dal look sgargiante, ma a guidare le danze è evidentemente la frontwoman, che dopo aver dedicato la più recente “Bombsell” alle numerose ragazze in sala, raccoglie l’applauso del pubblico mostrando sul retro della chitarra un appello contro la violenza sulle donne con tanto di scritta in italiano (“oltre 100 donne uccise in Italia nel 2023”).
Dopo questa tripletta comincia quella che potremmo definire come la parte più matura dello show, con una versione estesa di “Amen” che sfocia in una lunga jam session blueseggiante tra i quattro strumentisti, coesi come un solo corpo e un solo spirito anche in quelle piccole imperfezioni che rendono il tutto più genuino; viceversa con “Terrible Things” e “Familiar Taste Of Poison” Lzzy lascia momentaneamente la sua Gibson per potersi muovere meglio sul palco, ma la sua voce fa tremare le vene e i polsi per quanto mette l’anima sul palco sulla scia delle grandi interpreti del passato, da Janes Joplin in giù.
Se “Takes My Life”, pezzo di vent’anni fa, è la chicca della serata, le più recenti “Back From The Dead” e “Wicked Ways” non sono da meno, intervallate dall’immancabile drum solo (stavolta con un retrogusto caraibico, e come di consueto chiuso con le bacchette giganti) e dal climax emotivo di una “I Get Off” per piano e voce, in cui come da invito di Lzzy molte ragazze vengono prese sulle spalle dai loro compagni/amici regalando un colpo d’occhio inedito.
Arrivati ai tempi dei saluti, dopo un brindisi di tutta la band, negli encore c’è ancora spazio per il pianoforte con il reprise di “Raise Your Horns” e “Heart Of Novocaine”, prima del gran finale con la sempreverde “Here’s To Us” e l’ecaurestia rock ‘n’roll di “The Steeple”, degna conclusione di un rito collettivo officiato dalla sacerdotessa Lzzy Hale e dai suoi apostoli.
Peccato per chi non c’era, ma conoscendoli siamo certi che gli Halestorm torneranno presto a trovarci, per l’ennesimo show da non perdere.

MOTHICA

BLACK VEIL BRIDES

HALESTORM

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.