Report a cura di William Crippa
Fotografie di Riccardo Plata
Tornano in Italia gli Halestorm guidati dai fratelli Hale dopo il grandissimo risultato di presenze ai Magazzini Generali nell’aprile 2014. “Into The Wild Life”, terza fatica discografica di Lzzy e compagni, non è ancora nei negozi ma la band della Pennsylvania, forte di una nutrita e fedele fanbase, è già in tour per presentarlo dal vivo. Al fianco degli Halestorm, per questo tour, i texani Nothing More e i Wilson da Detroit. Sfortunatamente, per un controllo a campione decisamente scrupoloso da parte della Polizia Stradale, che ci ha tenuti fermi oltre cinquanta minuti in tangenziale, e per un inizio anticipato dell’azione presso il Fabrique, non siamo in grado di raccontarvi quanto avvenuto durante il set dei Wilson, e ce ne scusiamo sentitamente con i lettori. Il nostro report parte quindi con l’esibizione dei Nothing More.
NOTHING MORE
I Nothing More escono sulle assi del locale davanti ad un nutrito numero di persone; il Fabrique è quasi pieno, infatti, stasera per il concerto degli Halestorm. La band guidata da Jonny Hawkins irrompe on stage sulle note di “Christ Copyright” accolta decisamente bene dai presenti; Jonny, a torso e piedi nudi e tirato decisamente nel fisico, si pone al pubblico con una attitudine spiccatamente hardcore, molto fisica e frenetica, molto carismatico e coinvolgente per tutti i fan. È il turno di “Mr MTV” ed il cantante alterna il vagabondare aggressivo per il palco con il suonare le percussioni che si trovano a centro stage. Arriva quindi un angle molto particolare, con il basso di Daniel Oliver che viene montato tramite un supporto rotante alla pedana delle percussioni a centro palco e suonato da tutti i membri della band contemporaneamente, tranne il batterista Paul O’Brien ovviamente, per un effetto davvero suggestivo; smontato il basso dalla strana struttura, il cantante si volta, beve un sorso di acqua e lo sputa prima verso l’alto e poi davanti a se, per un risultato molto simile a quella che è l’entrata tipica della stella WWE Triple H, dando il via a “Jenny”, seguita da “First Punch”. Il pubblico mostra di apprezzare l’esibizione della band e i texani, forti dell’esperienza di oltre dieci anni di gavetta nell’underground, oltre che di ben sei dischi realizzati, dimostrano di saper bene tenere il palco, supportati al meglio da suoni ottimi. “If I Were” e “The Matthew Effect”, prima del singolo del nuovo, omonimo album, “This Is The Time”. Cantante, chitarrista e bassista prendono le percussioni disseminate per il palco e si esibiscono in un rapido intermezzo arricchito da una coreografia eseguita alla perfezione prima del brano finale, “Salem (Burn The Witch)”, che chiude il set tra gli applausi conquistati sul campo da parte dei Nothing More.
HALESTORM
In perfetto orario, giù le luci e due enormi loghi rosso fuoco della band vengono illuminati sullo sfondo: è l’ora degli headliner, che dopo un’intro salgono sul palco sulle note della nuova “Mayhem”, accolta con un autentico boato da parte dei numerosi fan. “Mz Hyde” e “I Get Off”, prima che Lzzy prenda la parola e dedichi “Freak Like Me” a tutti i freak di Milano. Dal nuovo album è il turno del primo singolo, “Amen”, con il pubblico che dimostra di averlo già assimilato cantandolo al pari delle canzoni più datate. Da una parte della platea partono cori volgari e sessualmente espliciti all’indirizzo della bella cantante, cosa che non si sentiva da tempo ai concerti italiani, ma Lzzy e compagni non se ne curano e proseguono con “Daughter Of Darkness”, prima della scialba cover di “Dissident Aggressor” dei Judas Priest, forse il vero momento evitabile nel set della band. La Hale si porta quindi alla tastiera per una intensa “Break In”, anche se, come da tradizione ormai consolidata, quando il brano sale alle note più alte Lzzy stacca e fa cantare i fan. È tempo di riflessioni sullo show in corso: la band stasera è davvero in forma, con la frontwoman energica, intensa e sfrontata sempre sugli scudi, impegnata anche a dispensare linguacce e corna ad ogni occasione. Strumentalmente notevoli, gli Halestorm stasera sono premiati da una resa sonora davvero ottima. Per quanto riguarda il pubblico, numerosissimo ed estremamente eterogeneo e fuori da ogni possibile catalogazione (sono presenti anziani e ragazzini, metallari e tranquilli outsider dotati di occhiali spessi e golfino di cashmere), notiamo un coinvolgimento enorme, anche se spesso dai presenti partono certi cori deprecabili. Lzzy prende la parola e ringrazia chi è intervenuto stasera, raccontando che fin da piccoli, per lei ed il fratello, venire in tour in Europa e soprattutto in Italia era il più grande dei sogni, e grazie ai fan questo sogno si è realizzato, concetto questo che fa esplodere la venue in un applauso fragoroso. “I Like It Heavy” porta al drum solo, abbastanza banale a dire il vero, fino a che Arejay Hale non estrae un paio di maxi bacchette lunghe almeno 80 cm per un angle davvero divertente. “Love Bites (So Do I)” e “It’s Not You” vengono cantate a squarciagola, e così “Apocalyptic”, dal disco in uscita ma già ben conosciuta. “I Miss The Misery”, dotata di una lunga coda strumentale, porta all’encore, che vede “Rock Show” e “Here’s To Us” condurre il pubblico alla fine del concerto. Un concerto energico e divertente, gestito al meglio da una cantante che ormai possiede carisma e padronanza del palco degni di artisti ben più navigati. Bene anche i Nothing More, da rivedere magari con più spazio a disposizione; un vero peccato per i Wilson, ma gli inconvenienti accadono anche a noi.