Combinando la tappa londinese del tour europeo degli Psycroptic, quelle di altre formazioni di passaggio in Gran Bretagna e un po’ di supporto da realtà locali, la capitale si è regalata un nuovo appuntamento estremo sottoforma dell’Hammer Smashed Fest. Due palchi – situati all’interno del noto club Electrowerkz – un barbecue perennemente attivo (e che ha affumicato tutti, essendo situato nella sala merchandise/bar del locale!) e il giusto mix di death metal e grindcore: così Metalitalia.com e tanti metal fan si sono ritrovati a trascorrere una calda domenica di settembre. Non smisurato, in verità, il numero dei presenti, ma riteniamo che la risposta di pubblico sia stata sufficiente per poter definire l’evento un successo. Non a caso, il festival pare già essere stato confermato per il prossimo anno. Staremo a vedere. Di seguito, intanto, i report delle band dell’edizione 2013 che siamo riusciti a seguire con maggiore attenzione.
AMPUTATED
Il festival è già iniziato da un paio d’ore quando abbiamo modo di vedere gli Amputated sul “palco death”. Il gruppo di Bristol ha dovuto affrontare notevoli cambi di lineup negli ultimi tempi, ma quest’oggi lo ritroviamo compatto come al solito, segno che il leader e chitarrista Daryl Barrett-Cross ha trovato rimpiazzi adeguati per i ruoli di frontman, bassista e secondo chitarrista. Il cantato ci sembra ora più improntato su un growling old school, a dispetto dei pig squeal di una volta, ma la musica è sempre il classico death metal groovy e dinamico che tutti conosciamo, figlio di Devourment e compagnia lercia. Gli Amputated hanno un nuovo album in uscita e oggi presentano diversi pezzi dal suddetto, più alcune chicche estratte da “Wading Through Rancid Offal”. Grande headbanging e partecipazione sulle parti slam, almeno fra le prime file, e un grosso applauso da parte di tutti a fine concerto. Soprattutto dal vivo, gli Amputated sono una garanzia.
UNFATHOMABLE RUINATION
Gli Unfathomable Ruination stanno rapidamente diventando un punto di riferimento nella scena death metal britannica. Li si è visti suonare ovunque negli ultimi mesi, anche ad un festival “mainstream” come il Bloodstock Open Air, e quest’oggi non si può far altro che constatare il notevole affiatamento raggiunto dal quintetto, che, tra l’altro, da qualche tempo è italiano praticamente per metà. Le sonorità sono un po’ più cerebrali e melodiche di quelle proposte dagli Amputated, ma l’impatto e la risposta dei fan non sono inferiori, nonostante dei suoni un po’ impastati a tratti. “Extinction Algorithm In Procession” e “Futile Colossus Decapitated” sono pezzi che i death metal fan locali conoscono ormai molto bene, quindi si respira partecipazione in tutta la sala; inoltre, la presenza scenica dei ragazzi è notevole e questo rende l’atmosfera ancora più vitale. Insomma, gli Unfathomable Ruination suonano e ricevono responsi da gruppo ormai affermato. Probabile che il prossimo album riesca a dirci dove i ragazzi possono veramente arrivare.
EXHUMER
Agli Exhumer, primo gruppo straniero della giornata, tocca purtroppo esibirsi con una drum machine, visto che pare che i ragazzi si siano separati dal batterista poco prima di imbarcarsi in questo tour europeo. Il chitarrista Marco “Furiogrind” Aromatario, ormai un veterano della scena death metal nostrana, e i suoi compagni sembrano comunque far buon viso a cattivo gioco questa sera. La performance è intensa e ricca di trasporto (soprattutto da parte del frontman Joe Numisa) e la folla risponde bene, in particolare sui riff più groovy, che non risentono troppo di un mixaggio un po’ sballato. I ragazzi hanno un nuovo album sulla rampa di lancio, “Degraded By Sepsis” (Comatose Music), e questa è un’ottima vetrina per presentarlo ad un’audience più ampia; obiettivo riuscito, almeno giudicando dai commenti dei death metaller più spostati sul versante “brutal” del genere. Gli Exhumer, d’altra parte, hanno già una certa reputazione nell’underground e questo tour può portare loro solo ulteriore esposizione.
DYSCARNATE
Dopo la parentesi Exhumer, si torna ad assaporare metal estremo “di casa” con l’arrivo dei Dyscarnate, altro supporter degli Psycroptic in questo loro nuovo tour europeo. Il terzetto del sud dell’Inghilterra, che non è certo nuovo alla dimensione live, calca il palco con estrema sicurezza e si sfoga in una mezzora pesantissima e sfiancante, dove i brani del recente “And So It Came To Pass” si alternano a quelli del debut “Enduring The Massacre”. Proprio dal vivo emerge tutta la fisicità dei ragazzi, corpulenti nell’aspetto ma anche e soprattutto nel sound. Il taglio groovy e lineare dei riff viene esaltato a dismisura dall’irruenza e dalla spontaneità dei Nostri, che ordinano all’audience di seguirli facendo più headbanging possibile. Si crea subito una buona interazione fra band e pubblico, con la prima a produrre incessantemente death metal cadenzato ed ignorante e il secondo a rispondere con file di teste e onde di capelli che si muovono all’unisono. Una prova certamente intensa, quella dei Dyscarnate, che si conclude prima che possa diventare un po’ monotona. La formula alla base dei pezzi, d’altra parte, è sempre la stessa, quindi riteniamo che la trentina di minuti sia probabilmente la durata perfetta per uno show di questo genere.
CORRUPT MORAL ALTAR
Da queste parti si sta facendo un certo parlare dei Corrupt Moral Altar, soprattutto da quando il gruppo ha rilasciato il nuovo EP “Whiskey Sierra”, che ha ottenuto ovunque ottimi riscontri. Il quartetto ha iniziato a suonare live più spesso e si sta ora creando un seguito di tutto rispetto. Non a caso, questa sera lo vediamo esibirsi sul palco principale appena prima dei cosiddetti “pezzi grossi”, davanti ad un pubblico che pare già sapere cosa aspettarsi. Come abbiamo avuto modo di asserire in sede di recensione, i Corrupt Moral Altar promulgano un grindcore dalla forte vena groovy, dove emerge un’influenza sludge che a tratti sembra quasi prendere il sopravvento su quella più prettamente grind. Il gruppo questa sera propone anche alcune tracce inedite e si sente effettivamente la volontà di voler combinare questi due elementi in maniera più costante, spostandosi magari dalle classiche strutture fulminee tipiche del genere. Il pubblico segue la prova dei ragazzi con grande attenzione, riempendo la sala oltre le aspettative. È forse presto per parlare di un nuovo fenomeno underground, ma non temiamo smentite nell’affermare che il quartetto sia attualmente in una posizione ideale per provare a compiere il salto verso il full-length e riconoscimenti più ampi. La base c’è, ora bisogna saper giocare bene le proprie carte.
HOUR OF PENANCE
All’ennesimo tour di supporto al fortunato “Sedition”, gli Hour Of Penance arrivano a Londra ben rodati e forti di un seguito ormai piuttosto numeroso anche da queste parti. Rispetto a quella dei concerti di spalla ai Cannibal Corpse, la setlist questa sera è più corposa, anche se purtroppo bisogna riconoscere che il lavoro del fonico non renda adeguata giustizia a certe canzoni, soprattutto all’inizio dello spettacolo. In ogni caso, il quartetto italiano interpreta lo show con il giusto piglio, legittimando il ruolo di vice-headliner del “palco death metal” con una prova furiosa e molto serrata. I Nostri si prendono poche pause e palesano un affiatamento sempre più consistente; il bassista Marco Mastrobuono è ormai in pianta stabile nella band, così come il batterista James Payne, ed entrambi si dimostrano elementi indispensabili nella riuscita del concerto, imbastendo una intelaiatura ritmica che non concede tregua. Solido come sempre anche l’operato alle chitarre di Giulio Moschini e Paolo Pieri, con quest’ultimo ormai perfettamente a suo agio nel ruolo di cantante/chitarrista. Alla fine, come per tante altre band della giornata, l’unico appunto da fare riguarda i suoni, che senz’altro avrebbero potuto essere più chiari. Il pubblico, comunque, non pare averci fatto troppo caso, almeno giudicando dall’entusiasmo con cui sono state accolte le varie “Sedition Through Scorn”, “Incestuous Dynasty Of Worms” e “Incontrovertible Doctrines”.
EXTREME NOISE TERROR
Gli Extreme Noise Terror sono una band che dal vivo ama particolarmente “buttarla in caciara”. È normale, soprattutto quando si ha un frontman come Dean Jones (oggi coi capelli verdi) e quando il proprio seguito è composto in buona percentuale da crusties e punk. Questa sera però le cose ci sembrano andare ben oltre le solite previsioni: alcuni fan salgono sul palco per fare stage dive e finiscono invece per restarci interi minuti, ostruendo i musicisti; ai lati spuntano delle pseudo “ragazze immagine” che iniziano a dimenarsi in maniera molto provocante e a distrarre parte del gruppo, mentre Jones, completamente ubriaco, chiede in continuazione nuove lattine di sidro e birra, arrivando quasi a rifiutarsi di andare avanti con lo show se non riceverà delle nuove razioni. In tutto questo casino, la musica sembra quasi passare in secondo piano e ciò è un peccato, perchè, Jones a parte, gli Extreme Noise Terror paiono in discreta forma. Il nuovo secondo frontman, l’ex Raging Speedhorn John Loughin, si rivela un rimpiazzo accettabile per il compianto Phil Vane, e pezzi come “Deceived” e “Religion Is Fear” fuoriescono dalle casse con buona potenza e definizione. Ad un certo punto però la ragazza di Jones sale sul palco e i due iniziano a “limonare” incuranti di tutto il resto, interrompendo di fatto il concerto per l’ennesima volta. La scena ci strappa un sorriso, ma ci porta anche a congedarci. Per questa sera ne abbiamo avuto abbastanza di questi folli inglesi.
PSYCROPTIC
In Europa già da alcuni giorni, gli Psycroptic sono sinora stati costretti ad esibirsi con le parti di chitarra pre-registrate, visto che Joe Haley è stato ricoverato in ospedale poco prima della partenza per motivi per ora non molto chiari. Il Nostro si riunisce alla band a partire da oggi, quindi i fan londinesi possono assistere ad un regolare concerto live, senza dover immaginare il chitarrista sul palco. Gli Psycroptic hanno da tempo un ottimo seguito da queste parti e quindi non stupisce il calore con cui essi vengono accolti; anche Zdenek “GTboy” Šimecek, colui che sostituisce il frontman Jason Peppiatt nei tour in Europa, è ormai visto come parte integrante del gruppo e la sua presenza non desta alcun scalpore. Anzi, in verità, il cantante ceco sembra quasi essere più amato di Peppiatt, se non altro perchè la sua presenza scenica è migliore di quella del collega australiano. Šimecek è più spigliato e si lascia coinvolgere sia dai pezzi che dalla risposta del pubblico, con il quale il Nostro instaura subito un bel rapporto. Viste le premesse, per gli Psycroptic è quindi un gioco da ragazzi uscire da trionfatori: da sempre riescono a riproporre i loro brani dal vivo in maniera impeccabile e in questa occasione hanno anche un abile frontman su cui contare. I suoni, inoltre, risultano finalmente pieni e definiti, una volta tanto all’altezza sia della situazione che della fama della band; tracce come “Carriers Of The Plague” o “Lacertine Forest”, insomma, esplodono dagli amplificatori quasi come se si stesse ascoltando il gruppo su CD, esaltando una sala che sembrava già in estasi ancor prima che venisse proposto l’intro.
BRUTAL TRUTH
Da veri headliner, i Brutal Truth richiamano la maggior parte degli avventori, ritrovandosi a suonare davanti ad una sala piena per buona parte. Il gruppo si presenta con il nuovo chitarrista Dan O’Hare, proveniente da quei Total Fucking Destruction in cui già milita il batterista Richard Hoak, e sembra quasi stupito dall’accoglienza. In effetti, i Nostri sembrano un pochino apatici questa sera, quasi come se questa breve striscia di date europee fosse stata organizzata senza troppa convinzione. Kevin Sharp appare un pochino alterato (pare che si sia fermato in quel di Amsterdam prima di volare a Londra), mentre Dan Lilker è sempre il solito spilungone stralunato che ispira simpatia già solo con la propria apparenza. Purtroppo in avvio i suoni non sono quelli degni di un headliner e il concerto si apre con le rullate di Hoak che coprono il resto della strumentazione, ridotta ad una massa informe in sottofondo. Qualcosa migliora con il passare dei minuti, proprio mentre Sharp recupera un po’ del suo consueto brio, ma in generale resta l’impressione di una performance stanca, quasi improvvisata in certi tratti. Forse la responsabilità è anche del mixaggio scadente, ma i grindcorer statunitensi questa sera non danno l’idea di essere particolarmente affiatati e desiderosi di esibirsi. Non troviamo nemmeno troppo azzeccata la setlist, con oltre metà dei pezzi estratta dagli ultimi due album: se da un lato apprezziamo il fatto che i Nostri credano davvero nel loro recente materiale, dall’altro sentiamo la mancanza di tante vecchie perle di “Extreme Conditions…” e “Need To Control”. Le prime file, in ogni caso, sembrano divertirsi un mondo e finalmente si vede un po’ di pogo fatto come si deve, assieme a qualche rapido stage dive. Il colpo d’occhio, insomma, è più che buono, nonostante, per quanto ci riguarda, non si possa dire lo stesso del concerto vero e proprio. Stimiamo da sempre i Brutal Truth, tuttavia questa sera ci sono parsi ben al di sotto dei loro classici standard: è vero che la loro musica è in grado di parlare da sola, ma questo non è un buon motivo per lasciare parte dell’esecuzione al caso.