Introduzione a cura di William Crippa
Report a cura di Dario ‘CryingGuitar’ Cattaneo e William Crippa
Fotografie di Federico Rucco
Tornano in Italia i poderosi Hammerfall a supporto del loro nuovo, grandissimo album “(R)Evolution”. Con una line-up rimaneggiata per il recente split con il batterista storico Anders Johansson e con il bassista Fredrik Larsson assente giustificato per la sua imminente nuova paternità, a supporto di Joacim Cans, Oscar Dronjak e Pontus Norgren ritroviamo il redivivo Stefan Elmgren, di ritorno dopo sette anni nella band, questa volta al basso, e direttamente dai Pain il batterista David Wallin. In tour con la band svedese ci sono i tedeschi Orden Ogan, freschissimi autori del bellissimo album “Ravenhead” e i clamorosi Serious Black, tra le nuove formazioni più acclamate del 2014, purtroppo per questo tour privati dei mastermind Roland Grapow e Thomen Stauch. Al nostro arrivo il locale è purtroppo pieno solamente per met, e non andrà molto oltre durante la serata. Ma vediamo nel dettaglio come è andato il concerto…
SERIOUS BLACK
Come largamente anticipato, sia Roland Grapow che Thomen Stauch non saranno della partita per questo tour di debutto per i Serious Black; ma i sostituti scelti sono davvero d’eccezione: si tratta infatti di Ramy Ali dei Freedom Call alla batteria e del poliedrico chitarrista/tastierista dei Firewind, Bob Katsionis, in sostituzione del biondo chitarrista ex Helloween. Dopo un intro, ecco la band irrompere sulle assi del locale sulle note di “Akhenation”: problemi al microfono di Urban Breed rendono la canzone di apertura puramente strumentale, fino a che il simpatico cantante non lo ruba letteralmente al tastierista Jan Vacik per recuperare nel finale. Grande è comunque l’applauso da parte del pubblico, colpito dal brano e dall’energia del combo. Breed prende parola e ringrazia i presenti stasera, per quella che per lui è la prima notte in Italia in tutta la vita, prima di annunciare “Setting Fire To The Earth”. Dal pubblico parte un rumoroso coro all’indirizzo della band, che prosegue con il singolo di “As Daylight Breaks”, “High And Low”, al termine del quale tutti i presenti regalano alla band un fortissimo applauso di approvazione. Il set prosegue con le belle “Older And Wiser” e “Sealing My Fate”, prima di arrivare al finale con l’esplosiva “I Seek No Other Life”. Il bassista Mario Lochert prende a sua volta il microfono e ringrazia la venue in italiano: ‘Grazie, Italia è sempre buono’. Dopodichè la band, dopo la foto di rito con il pubblico alle spalle, scende dalle assi del locale tra gli applausi di approvazione, per una vittoria sul campo meritata quanto importante.
(William Crippa)
ORDEN OGAN
Si presentano vestiti da battaglia Seb Levermann e soci, pronti a riversare tutta la forza del loro metallo epico e furibondo sui presenti, che alla spicciolata stanno affollando il sottopalco del Live di Trezzo. Certo, il pienone non c’è, ma come sappiamo, la settimana prossima ci sono i Sabaton all’Alcatraz, band che di sicuro ruba attenzione e pubblico, e quindi considerato il periodo diremmo che va anche bene così. Dopo l’intro “Orden Ogan”, i Nostri attaccano subito con i cori del ritornello di “F.E.V.E.R.”. Come avevamo presagito in fase di recensione, il singolo, benché fresco di stampa e quindi (si suppone) da poco arrivato alle orecchie degli ascoltatori, si rivela immediatamente vincente in sede live e un’ottima carta di presentazione: il pubblico dal vivo è infatti subito in grado di intonare con gli artisti l’epico ritornello. L’audience continua a cantare sulla successiva “To New Shores Of Sadness” e su “To The End” viene pure incitato a rispondere al ‘fist of fate’ con l’urlo ‘FATE!’, colorando così una delle nostre canzoni preferite dal predecessore di “Ravenhead”. La title-track dell’album appena citato raccoglie facilmente consensi grazie al buon ritornello, a conferma delle frasi dette da Levermann stesso in una recente intervista per un media italiano, nella quale diceva che per quasi tutte le canzoni di questo album erano partiti proprio dai cori per lo sviluppo. A chiudere il concerto ci pensano un altro paio di brani ben piazzati e il sipario si chiude forse troppo presto. Non saranno stati divertenti come i Serious Black e non sono conosciuti come gli Hammerfall, però il loro è stato di sicuro un concerto basato su una professionalità e un’esperienza non indifferenti, che non ha mancato di coinvolgere il pubblico.
(Dario Cattaneo)
HAMMERFALL
Ore 22.15 precise, ecco le luci scendere sul Live Music Club e l’intro del nuovo album “(R)Evolution” si accompagna a grandi sbuffi di fumo, mentre dal pubblico si alza forte il coro ‘Hammerfall – Hammerfall’; la band sale sulle assi del locale milanese sulle note di “Hector’s Hymn”, accolta molto bene dai fan, e subito incalzata da “Any Means Necessary”. Alle sue spalle, ora il bellissimo sfondo di ispirazione fantasy è ben visibile e crea un ulteriore elemento suggestivo illuminato dalle luci di scena. Cans si piega verso il pubblico, alza il pugno ed un rombo di motocicletta fa esplodere il locale sulle prime note di “Renegade”, pezzo cantato a squarciagola da tutti i presenti. Joacim prende la parola ringraziando il pubblico italiano per essere intervenuto stasera, spiegando che la band da sempre ama l’Italia e che è molto felice di essere qui stasera, cosa che scatena letteralmente l’audience, che in coro ricomincia a scandire il nome del gruppo; e si riparte con “B. Y. H. (Bang Your Head)”, direttamente dal recente “Infected”. Pontus e Cans si recano al centro del palco e assieme intonano una acustica “Blood Bound”, che muta in quella che tutti conoscono all’altezza del primo chorus, e subito dopo “Heeding The Call”, che manda il pubblico in visibilio dalle prime note; divertente Joacim, che simula uno strizzamento delle parti basse per poter cantare in maniera più acuta. Al termine Cans riprende la parola, chiedendo ai fan tra il pubblico chi stia assistendo stasera ad un concerto degli Hammerfall per la prima volta; qualcuno dal pubblico alza la mano e sorridendo il cantante rimprovera scherzosamente questi ultimi, ricordando che la band ormai è sulle scene da diciotto anni, chiedendo dove siano stati tutto questo tempo. Oscar Dronjak rientra in scena armato di una chitarra davvero singolare, con il corpo a forma di martello: è ora di “Let The Hammer Fall”, pezzo che scatena il pubblico, prima della nuova “Live Life Loud”, ben accolta dai fan. È tempo di qualche considerazione in corsa: la band è davvero in forma stasera ed il rientrante Stefan è felice di essere di nuovo in line-up e ciò si vede; suoni ottimi, una buona scelta a livello di setlist ed una prestazione strumentale grandiosa come sempre, in aggiunta ad un Joacim Cans stasera quasi simpatico (quasi), per un concerto che sta andando a gonfie vele. Pontus rimane da solo sullo stage ed inizia un assolo, ma da dietro arriva Stefan armato di chitarra che sorridendo lo scaccia dal palco; il primo risale sullo stage suonando il basso ed i due, supportati da Oscar, iniziano un lungo medley strumentale basato sulle canzoni escluse dalla setlist di questo tour, tra le quali svettano “Hero’s Return”, “The Dragon Lies Bleeding”, “Riders On The Storm” e “Fury Of The Wild”. Joacim risale sulle assi del locale ed è il turno di “Threshold”, durante la quale il cantante prende del tempo per fare cantare il pubblico; “Last Man Standing” scatena gli astanti prima che la pace venga riportata dalla dolcissima “Glory To The Brave”, cantata in coro da tutti i presenti. Si torna al presente con “We Won’t Back Down” prima che “Hammerfall” porti alla pausa. “Templars Of Steel” dà il via all’encore, ma, a sorpresa, la canzone seguente è già “Hearts On Fire”, che manda tutti a casa senza il singolo del nuovo album, “Bushido”, eseguita tra “Templars Of Steel” ed “Hearts On Fire” durante tutte le date precedenti del tour ed evidentemente stasera eliminata in corsa per carenza di tempo. Che dire per chiudere? Onore ai Serious Black, capaci di incantare anche senza i propri capitani grazie ad un’ottima presenza di scena, ottime canzoni e carisma da vendere; lodi anche agli Orden Ogan, seppur troppo statici on stage, autori di una grande prova; per quanto riguarda gli Hammerfall, abbiamo assistito ad un grandissimo concerto stasera; certo, l’assenza di Anders e Fredrik avrebbe potuto pesare sul risultato, ma per fortuna tutto è andato alla grande e tutti i fan presenti hanno lasciato il Live felici e soddisfatti. Nota di colore: ormai Oscar Dronjak si cambia d’abito più spesso di Lady Gaga durante i concerti, ma anche questo fa parte dello show.
(William Crippa)