A cura di Claudio Giuliani
Cephalic Carnage e Hate Eternal. Death-Grind e Brutal-Death nella loro espressione migliore e Roma fortunatamente ha avuto la sua serata di gloria ospitando queste due band grazie alla sapiente mossa della Kick Agency. A completare il cartellone c’era la bella novità del 2007 a nome Skeletonwitch. La band si muove su coordinate stilistiche differenti dai mostri americani, ma questo ha contribuito a rendere più vario il concerto e ad attrarre anche un pubblico di estrazione non solo death metal. Poteva e doveva esserci più gente, le band avrebbero meritato più folla per quanto proposto in maniera efficace dal palco dell’Alpheus di Roma. La Città Eterna si è dimostrata pigra come al solito quando ci sono band non di primissimo piano. I romani, magari, delusi dall’esito del campionato calcistico, non si sono mobilitati così come fanno di solito per i mostri sacri, ed è pur vero che fra pochi giorni faranno visita a Roma i Napalm Death e i Suffocation e magari si è preferito risparmiare qualche soldo (di questi tempi non fa mai male risparmiare) da investire per i maestri in scena giovedì prossimo al Circolo degli Artisti. Gran concerto, comunque: Cephalic Carnage padroni della scena, ma gloria anche a tutte le altre band.
SKELETONWITCH
Il filone thrash metal risorto nel 2007 ha coinvolto anche gli Skeletonwitch che con “Beyond The Permafrost” si sono fatti notare per la proposta non proprio conforme agli stilemi del settore. Dal vivo si confermano coinvolgenti, così come sull’album. Il loro thrash metal, con tante influenze maideniane, si accoppia con una voce black metal. Questo miscuglio di varietà in sede live si traduce in musica che cattura, che ha quel fascino ottantiano evocato dallo studio album e che scatena l’headbanging molto facilmente. Le poche tracce suonate dal vivo (meno di mezz’ora il tempo a loro disposizione) sono ovviamente tutte estratte dall’album di debutto, citiamo a memoria “Upon Wings Of Black” molto veloce e sostenuta, la devastante “Soul Thrashin Black Sorcery”, 100% thrash metal da puro headbanging e “Limb From Limb” dove si è avuto modo di saggiare le qualità del batterista anche nei furiosi blast beat della canzone. Bravi dal vivo, hanno confermato quanto di buono fatto sul loro primo CD. Puro anni ottanta.
CEPHALIC CARNAGE
I chirurghi del death metal salgono sul palco fra l’ovazione della folla. Si ha subito il sentore che la gente, accalcatasi immediatamente sotto il palco quando si sono spente le luci, sia qui per loro. Il quintetto parte subito in quarta: “The Will Or The Way” tratta dall’album “Anomalies” da subito l’idea dell’impatto sonoro che il quintetto crea dal vivo. Suoni mastodontici, chitarre impazzite e stop-and-go da professionista da parte del batterista. Subito dopo viene proposta l’opener dell’ultimo lavoro “Xenosapiens”, “Endless Cycle Of Violence” dominata dal doppio screaming, quello del cantante vero e proprio, gutturale all’inverosimile, molto grind, e quello del bassista, più death metal. Proprio quest’ultimo gode di suoni veramente alti che danno al suono dei Cephalic Carnage una corposità oltraggiosa. Viene estratta anche una canzone dal debutto “Comformity To Abnormality”, poi dedica al Vaticano al momento della presentazione di “Touched By An Angel” che parla dei preti pedofili. Assolutamente folle “Divination Violation” con dei riff di chitarra fra i più veloci e malati mai visti dal vivo, una cascata di note che risulta di una violenza inaudita. Il pezzo è fra i più marcati dell’influenza jazz della band. Conclusione della poco più di mezz’ora di concerto affidata a “Lucid Interval”, loro capolavoro assoluto dall’omonimo album del 2002. Assolutamente convincenti, non perdeteli dal vivo.
HATE ETERNAL
Eric Rutan è uno che definiremmo del settore. I suoi Hate Eternal hanno da poco pubblicato il nuovo album “Fury And Flames” e questa è l’occasione giusta per saggiare la qualità dei nuovi pezzi dal vivo. Le prime note del quartetto lasciano subito capire che i suoni non saranno eccezionali. Eric si fa alzare il volume della chitarra ma in generale per tutta la durata del concerto i suoni delle sei corde rimarranno bassi, sovrastati dalla batteria triggerata che da sempre è risultata, a parere di chi scrive, un po’ monocorde. Un peccato, perché di canzoni belle ce ne sono: “Behold Jesus” (da “I, Monarch”) esplode in tutta la sua cattiveria e assurge a uno dei brani migliori del concerto, così come la nuova “Hell Envenom” che presenta dei riff assolutamente tritaossa. C’è modo in questa canzone di apprezzare la maestria di Rutan che è efficace al solito anche col suo screaming ferale che incattivisce la platea. Canzone veramente incazzata e d’impatto. Degne di menzione anche “Para Bellum” e “Bringer Of Storm”, estratta sempre dal quarto lavoro della band. Inutile dire che tutta la setlist è improntata su velocità altissime. Rutan si conferma leader della band anche sul palco, con tutta la sua possenza e maestria, va detto però, ad onor del vero, che il pubblico è stato coinvolto maggiormente dai Cephalic Carnage, forse per il fattore novità qui a Roma. Buona, in definitiva, la prova dal vivo degli Hate Eternal, peccato per i suoni che ne hanno un po’ mutilato la prestazione.