SEE YOU NEXT TUESDAY
Davanti a un pubblico prettamente death metal, i See You Next Tuesday sono riusciti comunque a fare una discreta figura. Gli astanti hanno apprezzato l’atteggiamento molto umile del quartetto e quest’ultimo, dal canto suo, ha sfoderato una ventina minuti di musica intensa e tiratissima, nella quale hanno trovato spazio ben poche pause. Avendo in repertorio per lo più tracce brevissime, i SYNT hanno scelto di riproporle a grappoli di 2/3, legandole assieme per rendere l’esibizione il meno dispersiva possibile. In termini di presenza scenica ci si aspettava qualcosina in più, soprattutto dal frontman, ma vista la complessità tecnica del math-core dei nostri non ci pare il caso di soffermarci troppo su questo punto. Performance discreta per una band che non sarà mai una prima della classe, ma che tuttavia lavora sodo e sembra sapere il fatto suo.
AEON
Gli Aeon hanno impiegato quasi un anno e mezzo per allestire il primo tour di supporto al loro ultimo album. Ci stavamo quasi dimenticando di questa valida death metal band svedese, autrice del solidissimo “Rise To Dominate” su Metal Blade Records. Per fortuna il batterista Nils Fjellström è riuscito a liberarsi per un po’ dai suoi impegni coi Dark Funeral e così il quintetto è finalmente riuscito a suonare live. Ci aspettavamo un gruppo un po’ impacciato, vista la lunga inattività, invece gli Aeon hanno dato vita a uno show molto diretto e coinvolgente, del tutto basato sui pezzi dell’ultimo disco. Onestamente, troviamo che il frontman avrebbe potuto tranquillamente risparmiarsi le sue introduzioni da black metal band di quarta categoria (“Il prossimo brano è dedicato al mio signore Lucifero, blablabla…”), ma, a livello strumentale, la band non ha sbagliato una virgola, lasciando il segno sia durante le tracce più tirate – “Living Sin” o “Caressed By The Holy Man” – sia all’altezza del midtempo alla Morbid Angel di “You Pray To Nothing”. Dei suoni decorosi e una massiccia partecipazione degli astanti hanno fatto il resto… un’esibizione più che buona.
MISERY INDEX
I Misery Index sono ormai dei veterani dei palchi europei e, con il nuovo “Traitors” arrivato di recente nei negozi, c’è da scommettere che nel 2009 vedremo il quartetto di Baltimora calare da queste parti sempre più spesso. Questo primo tour di supporto all’ultima fatica in studio ovviamente non ha fatto altro che confermare quanto già si sapeva sul gruppo. I Misery Index sono una formazione che dà il meglio soprattutto dal vivo e anche questa sera Jason Netherthon e soci hanno fatto ben poco fatica ad aggiudicarsi la palma di miglior band della serata. Proponendo il solito set variegatissimo (sono stati citati persino gli EP!) e potendo contare su una presenza scenica ormai più che rodata, i death-grinders statunitensi hanno seminato il panico nelle prime file, dando il via a decine di moshpit e circle pit. Peccato solo che, a circa metà show, sia evidentemente successo qualcosa al banco del mixer: non sappiamo cosa di preciso, ma gli ultimi 15 minuti del concerto hanno purtroppo sofferto di suoni di chitarra un po’ confusi, che hanno in parte rovinato le esecuzioni di “Occupation” e “Conquistadores”. La folla, in ogni caso, non ha certo fatto mancare al gruppo il suo supporto, continuando a incitare i nostri sino al termine della performance. Del resto, i Misery Index sono sempre devastanti… anche in situazioni come questa.
HATE ETERNAL
Forse per gli Hate Eternal sarebbe stato meglio esibirsi per penultimi. Non ce ne vogliano Rutan e compagni, ma era impensabile che il loro quadratissimo death metal riuscisse a scatenare il pubblico tanto quanto il death-grind ultra dinamico dei Misery Index. Non a caso, quando il quartetto ha calcato il palco, il pit presentava diversi spazi vuoti, segno che molti dei presenti erano giunti all’Underworld soprattutto per assistere allo show degli autori di “Traitors”. Bisogna quindi dire che gli Hate Eternal non si sono affatto risparmiati, rendendosi protagonisti del loro solito concerto, ma la proposta degli americani è riuscita a destare l’interesse solamente di coloro che erano già loro grandi fan. Per tutti gli altri avrà invece probabilmente prevalso la noia, anche perchè – come al solito! – gli Hate Eternal non si sono certo esibiti con dei suoni cristallini. Per l’ennesima volta negli ultimi tempi, della performance della band si sono colti soltanto il lavoro di batteria e il growling di Rutan. Chitarre zanzarose e/o inesistenti. Per un gruppo il cui materiale è già di per sè piuttosto ostico, questo è un inconveniente non da poco.