COMBO DE LA MUERTE
Li aspettavamo: una delle sorprese più interessanti dell’anno in assoluto, i Combo De La Muerte non hanno tradito le aspettative. Certo il loro ‘voodoo latin jazz’ era più rockeggiante del solito, ma vederli esibirsi davanti a un pubblico in gran parte ignaro è puro spettacolo: immaginate una band da varietà, con due coriste ammiccanti, un cowboy ai bonghi e un tastierista incravattato, tutti quanti in un covo di metallari. Immaginate poi la sorpresa negli occhi del pubblico quando, in versione salsa/jazz/cubana, vengono snocciolate “Breaking The Law”, “Defender”, “Highway To Hell” e “Mama I’m Coming Home” suonate da piano, Rhodes, marimba, theremin e bonghi…la simpatia del frontman fa il resto. Vogliamo rivederli: invitateli (e invitateci) al vostro matrimonio.
UL MIK LONGOBARDEATH
Accolti come profeti in patria da una folla che li osanna (quasi più degli headliner), gli Ul Mik Longobardeath tiren bott de legnamè cul metall pesant, in dialett milanes. Lasciateli perdere se non siete lombardi: senza scadere nell’ignoranza leghista, l’alcolica vus di Ul Mik trasporta il metal nell’osteria dove vostro nonno si spezza di bianchini e bestemmia giocando a scopa. Anche se non intelleggibili a tutti, canzoni come “Ul Giacumin Strasciabusecch”, “F.B.L.O. (Fa Balà L’Occ)”, “L’Usteria” e “Ul Me Amis Ciuchee” sono perle inestimabili, sorrette da un metal basilare ma energico e onesto, e soprattutto da liriche pretestuose che, unite ai siparietti del frontman, diventano uno spaccato di storia milanese quasi commovente. Non dimentichiamo la geniale cover “L’Ass De Picch” e “Polenta Violenta DOC”, che chiudono un’esibizione trionfale per ogni metallaro avvinazzato. D’altronde l’aqua la fa mal, la bev dumà la gent de l’uspedal.
SAINT DEAMON
Dopo l’esibizione dei Longobardeath diversi fan lasciano il locale mentre altri, prima rimasti nelle retrovie, avanzano verso il palco per accogliere il gruppo headliner della serata, i Saint Deamon. La power metal band svedese, forte del buon debutto discografico “In Shadows Lost From The Brave”, annovera tra le proprie fila musicisti di una certa esperienza e già noti agli amanti del power: trattasi del batterista Ronny Milianowicz, del bassista Magnus “Nobby” Norberg, entrambi già nei Dyonisus, e del cantante Jan Thore Grefstad, ex-Highland Glory. E’ proprio il bravo singer a distinguersi subito come il punto di forza della formazione. Non è infatti facile trovare cantanti power potenti, dalla voce graffiante e allo stesso tempo dotati di una notevole estensione. Già con “My Judas” Jan dà prova delle sue abilità e, sul break melodico dell’acclamata “Noman’s Land”, il cantante dimostra di saperci fare anche laddove i ritmi si fanno meno incalzanti. Tra i momenti migliori anche “Deamons”, mid tempo che appare più efficace dal vivo rispetto ad altri episodi più tirati, come la helloweeniana “Black Symphony” o “The Brave Never Dies”, penalizzata da suoni di batteria non certo eccezionali. Poco incisiva dal vivo e un tantino scolastica anche “Run For Your Life”. Strumentalmente la band è molto preparata e, sebbene gli spettatori presenti non siano molti, sfrutta intensamente tutta l’oretta scarsa a disposizione dando una buona prova di professionalità. Alla fine c’è tempo anche per un bis con “Anima Mundi”, brano dei Dyonisus qui ottimamente interpretato da Jan. I Saint Deamon chiudono quindi il loro show tra gli applausi e si confermano come una band da tenere d’occhio, ovviamente se vi piace il power melodico.
ENDLESS PAIN
Avevamo già visto gli Endless Pain al Milano Thrash Fest dello scorso maggio, sempre qui al Marmaja, e la loro prestazione compatta e carica di energia ci aveva lasciato una buona impressione. Uno show giocato sull’irruenza e sull’aggressività di un thrash metal primordiale di matrice tedesca, crudo, veloce, a dire il vero decisamente poco originale ma comunque d’impatto, e che aveva fatto agitare non poco i ragazzi accorsi per vederli. Anche questa sera la band bresciana si ripete e lo fa ancora con una performance muscolare, estraendo la maggior parte dei pezzi dal nuovo album “De-Generation War”. Un disco parecchio “incazzato” e discreto come songwriting, purtroppo però penalizzato non poco da una produzione di scarsa qualità. Dal vivo i brani guadagnano sicuramente in potenza e impatto e infatti l’inizio con “Poison Into The Blood” si fa apprezzare proprio per questo. Stesso discorso per gli altri pezzi estratti dal nuovo disco, come la granitica “Smell Of Death” o “Mark Of The Innocent”, entrambe decisamente rivitalizzate in sede live grazie anche ad una prestazione adrenalinica del cantante Antonello Lorandi. L’unico episodio estratto dal precedente lavoro, “Born In Violence”, è “Buried Alive”, mentre il finale viene ancora una volta affidato alla selvaggia “Sindon”. I cinque ragazzi raccolgono quindi gli applausi del pubblico e si dimostrano almeno per ora più a loro agio sulle assi di un palco piuttosto che su disco.
COLLAPSE WITHIN
I milanesi Collapse Within sono da poco usciti con il debutto “Worldwide Extinction”, disco di granitico death metal incentrato non solo sulla velocità, ma presentante ampi spazi riservati a rallentamenti e passaggi cadenzati e massicci. Brani come “Animal Cannibal” o “Last Lost Outpost” dal vivo sono abbastanza efficaci ed il pubblico non risparmia applausi. Uno dei pregi del quintetto è proprio la scelta di inserire corposi mid tempo e alternare queste fasi pesanti ad accelerazioni non molto frequenti ma comunque efficaci nel donare dinamicità alle composizioni. “Dead Marchin’ Colony” è un esempio di quanto detto, tra frangenti più pesanti e altri violenti e tirati, con il cantante Jerichi abile nel passaggio tra growl e scream. Buona la prestazione strumentale della band, con la coppia di chitarre Max Morghuer-Ursula ben integrata con la compatta sezione ritmica. La prova è dunque positiva e l’unico aspetto sul quale il gruppo deve ancora lavorare è la presenza scenica, non molto disinvolta e coinvolgente. A quanto pare chi segue la scena death-brutal italiana può contare su una promessa in più.
FUNERAL RAPE
I Funeral Rape scuotono l’ambiente con un death/grind suonato con l’accetta, dalle tematiche truci e volgari come ci si aspetta da un trio con un nome del genere, colonna sonora ideale per un porno snuff di serie Z! Compatti e incazzati, Assmasher, Lord Funeral e MadCock (ehm…) mettono in piedi uno show basato sui pezzi di “A Chainsaw In The Cunt” e “Sexperiment”, e anche senza troppa originalità riescono a divertire i presenti. Titoli come “The Land Of Sluts”, “Gang Bang Tales”, “Sex Sex Sex” o “Vaginal Cannibal” sono tutto un programma, così come brani generalmente dal corto minutaggio, talora tiratissimi e dal riffing serrato, talora più pesanti e monolitici. Rimane in testa il pezzo più cadenzato e divertente, “Bitches From Hell”. Spassoso il porno-grind!
CADAVERIC CREMATORIUM
Li avevamo intravisti all’Evolution Festival dal nostro stand, eccoli ora sul palco del Marmaja a seminare violenza. I Cadaveric Crematorium oramai sono una sicurezza per chiunque abbia voglia di una dose di grindcore, con l’aggiunta, come vuole la discografia del gruppo, di una (in)sana iniezione di ironia. Irresistibili in questo senso “Nessun Muoia” (sì, proprio una variante death del “Nessun Dorma”!) e “Non Piangere” (che interrompe una cover stralunata di “Don’t Cry” dei Guns per riempire la malcapitata di insulti), entrambe tratte dall’ultimo “Grindpeace”. Dallo stesso lavoro trovano spazio nella scaletta anche “BBQ”, “Quad Damage” e “Subunderground – Benighted”, che con un paio di estratti da “Serial Grinder” chiudono il martellamento sonoro, con il gruppo che invita tutti sul palco e fa partire il pogo senza levarsi di torno. Ora sono tutti davvero carichi per gli headliner della serata!
CRIPPLE BASTARDS
Chi meglio dei leggendari Cripple Bastards per chiudere l’Extreme Day? Gli inarrestabili piemontesi, dopo l’incredibile ritorno discografico di “Variante Alla Morte”, in pochi minuti rendono il clima teso e serio, e afferrano la leadership con il brevettato hate-grind che li ha resi immortali nella scena. E’ un piacere continuare a vedere Giulio The Bastard con le mani congiunte sul microfono sopra la testa fissare i presenti che scatenano il delirio, si massacrano e si lanciano dal palco senza risparmiarsi. Una valanga d’odio espressa dagli occhi infuocati come dalle note del combo, vomitate con una concentrazione invidiabile che li eleva dalla massa. La scaletta offre il meglio del meglio, da “I Hate Her” e “Italia Di Merda” a “When Immunities Fall” e “Misantropo A Senso Unico”. Un’altra tacca e altre vittime in quel di Cusano Milanino, e come previsto un finale abrasivo firmato Cripple per questa due giorni dedicata al metallo, che a un prezzo abbordabilissimo ha regalato qualità e divertimento.
SETLIST:
L’Uomo Dietro Al Vetro Opaco
Prospettive Limitate
Variante Alla Morte
When Immunites Fall
Get Out And Bite Them
Karma Del Riscatto
Images Of War / Images Of Pain
Misantropo A Senso Unico
Implacabile Verso Il Suo Buio
Stupro & Addio
I Hate Her
Spirito Di Ritorsione
A Dispetto Della Discrezione
Bomb ABC No Rio
Italia Di Merda
Insofferenza + Lo Sfregio E Le Sue Ombre
Authority + Asti Punx + Necro
Il Sentimento Non E’ Amore
Marchio Catastale + Arpeggiata
Sluts
1974
Polizia
Il Tuo Amico Morto
Stimmung