25/09/2013 - HEIDENFEST 2013 @ Live Music Club - Trezzo Sull'Adda (MI)

Pubblicato il 05/10/2013 da

Report a cura di Marco Gallarati
Foto a cura di Enrico Dal Boni

Dopo Finntroll, Tyr e Skalmold, atterrati il giorno prima alla Rock n’ Roll Arena di Romagnano Sesia, è la volta del prestigioso (almeno nell’ambito del genere relativo) tour Heidenfest a portare un po’ di sano folk-metal in terra italica, landa che negli ultimi anni si è dimostrata ben ricettiva nei confronti di questo accattivante connubio stilistico, ormai da più di vent’anni ufficialmente in giro, ovvero da quando gli Skyclad partorirono il seminale “The Wayward Sons Of Mother Earth”. Oggi il folk-metal, cambiato, moltiplicatosi e smembratosi, è diventato un fenomeno – forse in fase discendente, ma ancora capace di attrarre un più che discreto numero di appassionati – e giustamente richiede per sé notevoli spazi dedicati. Assieme al Paganfest, l’Heidenfest è il punto di raccolta per eccellenza per i fan della musica succitata e il bill di quest’anno è piuttosto succulento, nonostante gli headliner – i finnici Ensiferum – siano passati da pochissimo nello Stivale, in occasione del Fosch-Fest di metà luglio. Bagnatica dista solamente una ventina di minuti d’auto da Trezzo sull’Adda e quindi serviva d’obbligo un rinforzo d’eccezione al tour itinerante, arrivato proditoriamente nelle figure, anch’esse finlandesi, dei Turisas. A riempire il precoce panettone natalizio, ecco gli esperti Equilibrium e Suidakra e la nuova proposta Frosttide, per un computo finale che dice Finlandia batte Germania 3 a 2; sulla carta e con i numeri, perlomeno, ma…anche on stage? Ebbene, lo vedremo! Iniziamo intanto a entrare nel Live Music Club, comunicandovi che per motivi di lavoro e traffico l’esibizione dei giovani ragazzi di Jyvaskyla ci è sfuggita di un pelo. Si parte con i Suidakra, quindi!

Heidenfest 2013

SUIDAKRA
La band di Arkadius Antonik è fra le più esperte in assoluto della scena folk-metal europea, da quasi vent’anni fautrice di un melodic folk-death metal da manuale, al perfetto incrocio tra Skyclad, vecchi In Flames e ovviamente melodie celtico-irlandesi. Il quartetto di Dusseldorf, nonostante la sua longevità, si trova ad esibirsi come seconda band e ciò vorrà pur dire qualcosa: ovvero che al giorno d’oggi, se non si presenta anche un accattivante spettacolo visivo e non si è più che professionali nella presentazione del proprio show dal vivo, difficilmente si otterranno i posti che contano, soprattutto in un carrozzone che garantisce un livello alto di qualità come l’Heidenfest. I Suidakra comunque ci danno dentro di brutto e non si risparmiano di una virgola, mettendo in piedi una performance energica e grintosa, non certo baciata da suoni eccezionali e di sicuro non mostrando un vocalist in piena forma. Arkadius è però un buon intrattenitore e quindi, fra le sempre più classiche – ahimé, scontate – bestemmione gratuite e incitamenti di vario tipo, è in grado di rendersi simpatico anche agli avventori che probabilmente non conoscono bene la band. Ben accolte le esecuzioni di “Defiant Dreams” e “March Of Conquest”, fra gli episodi migliori dell’ultimo e convincente “Eternal Defiance”, mentre coraggiosa la proposizione della trascinante strumentale “Dead Man’s Reel”, che ha coinvolto gli astanti in salti, poghi e accenni di quadriglia come si deve. La conclusione di “Wartunes” è stata anticipata poi di poco dalla roboante proposizione dell’epica “Isle Of Skye”, vincitrice, per la data di Milano, del sondaggio sulla pagina Facebook del gruppo, nel quale si poteva scegliere un brano da far suonare ai ragazzi. Nonostante i problemi di audio, che ne hanno minato la resa, i Suidakra hanno dunque svolto il loro compito bene.

EQUILIBRIUM
Si passa in breve tempo agli Equilibrium, band che spesso presenzia i festival esteri ma che, soprattutto agli occhi del sottoscritto, è quasi sempre risultata pressoché insignificante e priva d’attrattiva. Il pubblico presente al Live Music Club pare pensarla in modo diverso, in quanto accoglie i cinque germanici – fra i quali ritroviamo Arkadius Antonik dei Suidakra ad una delle due chitarre – con un’ovazione e, durante tutti i quaranta minuti della performance, sarà prontissimo a scatenarsi sulle note lancinanti di pezzi quali la devastante “Blut Im Auge” e la nuova “Waldschrein”, tratta dall’omonimo EP uscito di recente su Nuclear Blast. Se in studio la miscela di folk-metal al fulmicotone e black orchestrale può dirsi anche accattivante, dal vivo gli Equilibrium perdono molto in presa, sebbene, come già scritto sopra, l’approvazione incontrollata dei fan pervada le orecchie dei Nostri. La componente tastieristica è talmente imponente nel suono del gruppo, che l’assenza di un tastierista live si fa sentire e non poco. E poi, aspetto di non poco conto, di negativo vi è anche la presenza scenica deficitaria del gigantesco frontman Robse, mai completamente a proprio agio e piuttosto ridicolo nell’improvvisare, trascinandosi dietro la sua mole da wrestler, passi di danza celtica nelle sezioni più ‘ballerine’ dei pezzi. Non diteci che non vi è partito un sorrisino durante l’incipit di “Waldschrein”, mentre risuonavano in sala i rumori rurali di un’aia di una fattoria, nel vedere Robse saltellare… Insomma, una formazione che dovrebbe compattarsi maggiormente e fare attenzione ai particolari, non ultimo il look. Alcuni pezzi restano molto validi, ad esempio la finale “Unbesiegt”, ma l’allegria che cozza con la violenza e il fervore delle loro canzoni a volte appare una dicotomia tremendamente forzata. I Dragonforce del folk-metal. Da riconsiderare in futuro.

TURISAS
Esibitisi i support-act, le vestigia dell’Heidenfest – poste finora ai lati della/e batteria/e – vengono portate dietro le quinte per lasciar spazio alla meravigliosa scenografia in rosso-nero dei Turisas, il cui show alza qualitativamente la portata della serata davvero di un bel po’. Telone gigante sullo sfondo, un’altra manciata di drappi tutto attorno allo stage, un alone di serietà e professionalità che aleggia spettrale durante l’intro di “The Bosphorus Freezes Over”, che però si tramuta rapidamente nell’opener del nuovo disco “Turisas2013”, ovvero “For Your Own Good”. I suoni sono calibrati in maniera incredibile, potenti e puliti come rare volte abbiamo sentito qui, al Live di Trezzo. Dalla balconata, addirittura, dove solitamente l’audio arriva leggermente ovattato, si sente meglio che dal parterre. I Turisas sono proprio un bel vedere: i costumi sono perfetti, con quel retrogusto post-apocalittico à la Mad Max che è sempre affascinante; i trucchi sono caratteristici e financo veritieri; i movimenti sono ben studiati, così come le entrate in scena del violinista Olli Vanska che, giustamente, non presenzia on stage quando il suo apporto non è richiesto. E poi ci sono i pezzi. Pezzi che, come nei casi di band che non hanno paura di snaturare il proprio sound, generano diverse reazioni nel pubblico: le canzoni del nuovo disco, infatti, dal singolone “Ten More Miles” all’esaltante e ‘affumicata’ “Greek Fire” ricevono lodi e applausi, ma non arrivano mai a generare l’entusiasmo che, proverbiale, scatta invece per la doppietta “As Torches Rise” / “Battle Metal”, tratta ovviamente dal debutto del gruppo, capolavoro riconosciuto dei Turisas. Episodi come “To Holmgard And Beyond” e “Stand Up And Fight”, però, vengono eseguiti con una tale maestria ed un’epica maestosità che è impossibile non rendere i dovuti omaggi ad una formazione che riesce a fornire uno spettacolo con i controfiocchi; magari, certo, utilizzando anche qualche base per i cori polifonici, ma ricavandone un effetto comunque spettacolare. I nuovi entrati alla batteria, al basso e alle tastiere reggono benissimo il set, lasciando a Vanska e a ‘Warlord’ Nygard il compito di fomentare gli astanti, non dinamici come sugli Equilibrium, ma assai soddisfatti al termine di uno fra i migliori concerti visti quest’anno da chi scrive. Folk-metal elevato ad un livello superiore.

Setlist:
The Bosphorus Freezes Over (intro)
For Your Own Good
A Portage To The Unknown
Ten More Miles
Piece By Piece
To Holmgard And Beyond
Greek Fire
As Torches Rise
Battle Metal
We Ride Together
Stand Up And Fight

ENSIFERUM
Battere i Turisas, dopo la performance ottima del gruppo di Hameenlinna, è particolarmente difficile quest’oggi. Ma, con lo stesso minutaggio a disposizione dei loro connazionali, gli Ensiferum potrebbero anche farcela. L’impatto visivo e sonoro è, almeno inizialmente, leggermente inferiore ai loro predecessori on stage, ma i Nostri possono vantare uno status ormai eccelso all’interno della scena, forse secondo solo a quello dei Finntroll, e quindi l’audience va in pieno visibilio quando le iniziali “Into Battle” e “In My Sword I Trust” si riversano copiose sulla folla, facendo partire la bolgia di corpi e sudore. Il frontman, chitarrista e lead vocalist Petri Lindroos è ormai una piccola grande icona del genere e svolge alla perfezione il suo ruolo, pur essendo limitato chiaramente dal dover anche suonare la chitarra. A movimentare lo stage ci pensano dunque soprattutto gli scatenati Markus Toivonen e Sami Hinkka, con il bassista tarantolato e sempre esagitato. Alle loro spalle, Janne Parviainen e la tastierista Emmi Silvennoinen si stagliano imponenti contro il drappo richiamante l’ultimo album “Unsung Heroes”. Non un brano viene accolto con indifferenza, tutta la tracklist è osannata dal pubblico e, sebbene gli Ensiferum non facciano uso di troppo ‘spettacolo’, lo spessore del gruppo e della sua musica sono ben palpabili e percepibili. L’uso delle basi, spesso, è anche spropositato, con i chorus a più voci sparati a mille attraverso il locale, in una resa uditiva improbabile se fossero cantati esclusivamente dal vivo. Certo è che, come per i Turisas, l’effetto ottenuto è ottimo e quando tocca a “Tumman Virran Taa” preparare l’esecuzione di “The Longest Journey (Heathen Throne, part II)” la magia della lingua finnica si spande ovunque. L’audience ha già dato il meglio di sé durante le varie “Windrider”, “Twilight Tavern” e “From Afar”, ma nei bis arriva “Wanderer” a dare il colpo di grazia a tutti, se non che Petri e compagni sorprendono un po’ tutti portando in scena dei giganteschi sombrero e immergendosi in una versione metallizzata della famosa “Bamboleo”, resa celebre dai Gypsy Kings. Un finale surreale, con le gelide atmosfere nordiche tramutate, nel giro di qualche minuto, nel vasto deserto messicano! E anche questo è Heidenfest. Bravissimi Ensiferum!

Setlist:
Into Battle
In My Sword I Trust
Windrider
Unsung Heroes
Burning Leaves
From Afar
Twilight Tavern
Ahti
Tumman Virran Taa
The Longest Journey (Heathen Throne, part II)
Encore:
Wanderer
Bamboleo (cover Gypsy Kings)

 

13 commenti
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