27/04/2025 - HEILUNG + EIVØR @ Teatro degli Arcimboldi - Milano

Pubblicato il 30/04/2025 da

Report di Carlo Paleari
Foto di Pamela Mastrototaro

La parola ‘concerto’, quando si parla di una performance degli Heilung, è quantomeno riduttiva. Servirebbero termini molto più universali ed antichi per descriverli: ‘rituale’, ad esempio, appare molto più adatto a descrivere le sensazioni provate dal pubblico al Teatro degli Arcimboldi di Milano, luogo in cui si è tenuta l’ultima data del tour del collettivo folk, accompagnato da un’altra artista eccezionale come Eivør, parte integrante del successo della serata tanto quanto gli headliner.
Il pubblico milanese è accorso numeroso all’appuntamento, riempiendo quasi completamente il prestigioso teatro, e restituendo una fotografia che rende immediatamente visibile quanto la proposta degli Heilung riesca a toccare corde intime che non appartengono necessariamente ad un’audience metal.
Oltre alle numerose maglie nere con loghi contorti e minacciosi, tra le poltrone degli Arcimboldi troviamo spettatori di ogni tipo, compreso anche un immancabile manipolo di avventori che si presentano all’appuntamento con abiti e costumi in linea con la proposta della serata (su tutti una curatissima cosplayer, vestita esattamente come Senua, la protagonista della saga videoludica “Hellblade”, che ha visto proprio la partecipazione degli Heilung nella splendida colonna sonora).

Consapevoli di quanto sia difficile descrivere a parole un’esperienza così totalizzante, capace di coinvolgere pienamente tutti i cinque sensi, vi lasciamo al racconto della serata e, soprattutto alle nostre gallerie fotografiche.

Varcata la soglia del teatro, fin da subito abbiamo la sensazione di essere scivolati in una breccia nello spazio e nel tempo, capace di catapultarci immediatamente in un luogo misterioso eppure pieno di pace. Le luci sono soffuse, in tonalità che ondeggiano tra il blu e il verde; dalle casse del teatro vengono diffusi i suoni di un bosco, con la sua vitalità segreta, fatta di cinguettii, frusciare di foglie e suoni di piccoli animali che strisciano nel sottobosco. Le nostre narici, invece, vengono investite da un aroma che unisce l’incenso al pungente odore di erbe aromatiche.
Tocca ad EIVØR aprire le danze, con una performance eccezionale, capace di rivaleggiare con quella degli headliner, pur con un vestito musicale completamente diverso.
Sebbene l’artista faroese abbia un background coerente con quello degli Heilung, che trova ispirazione nella celebrazione della natura, le atmosfere tipiche della sua terra e nelle leggende che la popolano, la sua performance è caratterizzata da un vestito fatto di elettronica che crea un efficace ponte tra antichità e contemporaneità. Tastiere e sintetizzatori costruiscono un tappeto sonoro potente, che si affianca al pulsare della batteria (sia digitale che analogica), e sorregge la vera protagonista del concerto, ovvero la voce eccezionale della cantante, semplicemente stellare per controllo tecnico e capacità comunicative. Di tanto in tanto Eivør imbraccia un ampio strumento a percussione – verosimilmente un bodhrán – e contribuisce in prima persona alla trama ritmica, oppure utilizza una chitarra elettrica, che inspessisce il sound nei passaggi più concitati.
Nei momenti di interazione con il pubblico, Eivør sottolinea come questa data concluda un viaggio durato quasi due anni assieme agli Heilung, dichiarandosi anche piuttosto emozionata al pensiero che questa lunga parentesi stia arrivando alla sua naturale conclusione.
Un’emozione che appare ancora più evidente quando, sul finire, salgono sul palco i guerrieri armati di lancia degli Heilung, che circondano la cantante in una sorta di omaggio silenzioso. Non sappiamo se questa scena sia parte integrante dello show o se si sia trattato di un regalo finale in onore della chiusura del tour, ma Eivør ci è parsa sinceramente coinvolta in questo particolare momento.
Dopo una quarantina di minuti, lo spettacolo si conclude e il pubblico milanese saluta Eivør con una meritatissima standing ovation ed un boato che raramente si sente per un’artista che non ricopre il ruolo di headliner della serata.

Se è vero che tutte le arti sono nate come tentativo di rappresentazione del mondo, la musica è forse quella che più di tutte è riuscita a scostarsi da questo intento, diventando una forma d’arte pura. E’ un prodotto unico dell’intelletto umano, la sola forma d’arte che non necessita di materia, che esiste anche senza avere corrispondenza nella Natura e che diventa un unicum anche rispetto all’intero regno animale, che possiede la capacità di produrre melodie, ma mai la padronanza del ritmo.
Al tempo stesso, però, la musica è anche l’arte che più di tutte possiede una spinta verso il Divino, una spiritualità che nella Storia l’ha intrecciata sempre alla religione e alla ricerca di tutto ciò che è metafisico. Il sacerdote/sciamano usa il canto e la musica come veicolo per raggiungere la propria divinità, per domare gli elementi, per blandire esseri sovrannaturali e riceverne il favore… Non esiste, nell’intera storia dell’umanità, una religione che non integri in qualche modo la musica nelle proprie cerimonie.
Un concerto degli HEILUNG ci restituisce la stessa dualità andando a costruire qualcosa che è al tempo stesso profondamente umano, eppure divino nella sua vicinanza alla Natura e alla sua misteriosa grandezza. La loro musica è profondamente umana perché parla di unione e fratellanza e perché vive di ritmi che vibrano direttamente nella nostra carne. Eppure, c’è qualcosa di divino, di dionisiaco, nella loro capacità di ricreare un rito pagano antico quanto il mondo, ma capace di essere ancora attuale e far accorrere persone di ogni tipo ad assistere ad uno spettacolo che, certo, è fatto di costumi e luci, ma non ha nulla del luna park che invece contraddistingue tante altre performance.

La cerimonia di apertura del rito viene seguita in religioso silenzio: il palco viene svelato in tutta la sua bellezza, con un set-up naturalista che lo trasforma in un angolo di bosco immerso nelle ombre della notte. Gli incensi bruciano con forza e Kai Uwe Faust agita un arbusto, quasi a benedire i suoi compagni che, lentamente, si uniscono in un circolo al centro del palco. È un momento di unione, di fratellanza, intimo per chi sta sul palco, eppure capace di coinvolgerci tutti.
Pochi istanti e il concerto vero e proprio inizia con “In Maidjan”, con un flusso di emozioni che proseguirà senza sosta fino alla cerimonia conclusiva, percorrendo tutta la carriera della band, con una comprensibile predilezione per “Drif”, l’ultimo album in studio, pubblicato nel 2022.
Christopher Juul, sul lato, costruisce un sostrato musicale imponente, coadiuvato da ben tre percussionisti; Faust usa la sua voce per dare vita al suono più selvatico della band, mentre Maria Franz guida la cerimonia non solo con la sua voce, ma anche con la sua presenza da sacerdotessa. A loro si aggiungono tutti gli altri performer, dalle voci femminili aggiuntive, fino ai guerrieri armati di lancia e scudo che, puntualmente, salgono sul palco per coreografie e danze rituali.
In apertura abbiamo detto che lo show degli Heilung è qualcosa che coinvolge tutti i sensi e non si tratta di un eufemismo. C’è la musica, ovviamente, poi c’è il curatissimo concept visivo, eppure la band riesce ad attivare anche gli altri sensi: le note gravi e le percussioni sono talmente potenti da farci sentire le onde sonore direttamente sulla pelle, mentre gli incensi e le erbe aromatiche bruciate si insinuano nelle nostre narici, fino quasi a farci sentire il gusto del rosmarino e del timo.
Dopo un’ora e mezza abbondante di musica, durante l’esecuzione di “Hamrer Hippyer”, la carica selvaggia della band diventa così incontenibile che il pubblico abbandona le poltrone del teatro per iniziare una danza collettiva frenetica, con una parte della band che ne approfitta per scendere dalle assi degli Arcimboldi per avvicinarsi e trovare finalmente un po’ di contatto umano con il pubblico delle prime file.
Senza bisogno di parole, il pubblico viene quindi guidato nella cerimonia finale, dove, ancora una volta disposti in cerchio, musicisti, performer e spettatori si raccolgono in un silenzio rispettoso, per ricevere un’ultima benedizione dalle divinità antiche, prima di ritornare, ancora un po’ frastornati, nel turbinio quotidiano e spietato della modernità.

Scaletta Heilung

Opening Ceremony
In Maidjan
Alfadhirhaiti
Asja
Svanrand
Urbani
Tenet
Norupo
Othan
Anoana
Nikkal
Seidh
Hamrer Hippyer
Closing Ceremony

 

EIVØR

HEILUNG

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