Terzo e ultimo giorno di questo sfiancante Heiniken Jammin Festival, non si può dire che il tempo sia stato clemente con le oltre trentamila persone imperterrite che sono rimaste fino all’ultimo per vedere gli ultimi big di questa grande manifestazione. Come da copione la maggior parte dei presenti è giunta per Steve Harris ed i suoi Iron Maiden, la band che più di tutte rappresenta l’emblema dell’heavy metal mondiale, ma oggi accompagnate da altre stelle del firmamento quali Cradle Of Filth, Murderdolls, per non parlare delle nostre punte di diamante: Domine e Vision Divine e Lacuna Coil. Sopravvivere ai tre giorni è stata dura, ma l’energia e l’esaltazione palpabile sotto il palco non ha dato segni di calo, purtroppo come da sempre accade in Italia, non sono nemmeno mancati atti di intolleranza ed inciviltà che da anni infestano i nostri festivals….leggere per credere.
DOMINE
Tocca ai Domine aprire il terzo e ultimo giorno di questo caldo Heiniken Jammin’ Festival, la band toscana martella i timpani dei presenti con quel power metal epico che da anni costituisce il suo marchio di fabbrica. Nonostante la performance della band si mantenga per tutto lo show su livelli più che discreti, è impossibile non notare un Morby giù di tono a livello vocale: pur sfoderando i suoi proverbiali acuti, il singer ha accusato di un leggero calo di voce che gli ha impedito di sfruttare al massimo le sue corde vocali. “Dragonlord”, “Defenders”, “Thunderstorm”, i cavalli di battaglia dei Domine, seppur nel poco tempo concesso, sono stati suonati tutti, e tutti hanno ottenuto il consenso dei metal kid. Bravi ancora una volta.
(Andrea “Jolly Roger” Raffaldini”)
VISION DIVINE
I sopravvissuti all’afoso Gods Of Metal della settimana precedente ricorderanno i Vision Divine e la loro fiacca esibizione: oggi fortunatamente Olaf Thorsen e compagni hanno ritrovato la carica, l’energia ed i suoni giusti per poter fare un buon show. “Send Me An Angel” apre le danze, Fabio Lione è in discreta forma e la band, pur non essendo ancora totalmente affiatata dopo il rivoluzionamento della line-up, si difende con grande dignità. “Exodus”, “New Eden” e “the Whisper” sono tra gli estratti più acclamati, il caldo e la temperatura assassina (fortunatamente la security ha distribuito sacchetti pieni d’acqua ai ragazzi) non hanno fermato l’headbanging ed i cori che hanno accompagnato tutta l’esibizione dei Vision Divine.
(Andrea “Jolly Roger” Raffaldini)
LACUNA COIL
La band milanese autrice del recente, discreto, “Comalies” ha sfruttato al meglio l’opportunità di esibirsi di fronte ad una platea vastissima. Il sestetto ha dimostrato di essere maturato notevolmente sotto il punto di vista concertistico, sfoderando una prestazione molto compatta e convincente, che ha messo in luce il grande affiatamento raggiunto da tutti i componenti della band e la solita, buonissima voce di Cristina, ormai una sorta di sex symbol per molti kid della penisola (e non solo!). “To Live Is To Hide”, “Senzafine” e “Human” sono stati gli highlight dello show, che sicuramente avrà fatto guadagnare a questi ragazzi un sacco di fan in più. Vedremo cosa saranno in grado di combinare in futuro ma da ora i Lacuna Coil devono assolutamente essere considerati una realtà della scena gothic internazionale, altro che promessa!
(Luca Pessina)
MURDERDOLLS
Il concerto dei Murderdolls è stato l’ennesimo esempio di quanto il pubblico italiano, o meglio parte di esso, sia cafone ed intollerante. La band “punteggiante” tinta da sonorità gotiche fa in tempo a suonare solo una manciata di brani, tra cui le coinvolgenti “Dawn Of The Dead”, “Let’s Go To War” e “People Hate Me”, per poi venire travolta da un forsennato lancio di bottiglie da parte di una ristretta cerchia di audience. Invece di andare a bere una birra in santa pace, questi CAFONI hanno fatto sì che i Murderdolls, intenti nel proporci uno show mozzafiato (grazie anche alla pulizia dei suoni), scendessero dal palco. Come biasimare Ben Graves nel momento in cui ha mostrato le sue regali chiappe al pubblico? Perché in Germania scene di questo tipo non esistono?(Andrea “Jolly Roger” Raffaldini”)
CRADLE OF FILTH
Il più grande problema dei Vampiri inglesi è da sempre l’impossibilità di riprodurre dal vivo la maestosità e le orchestrazioni della loro musica. Gli sgherri di Dani, inoltre, non hanno il minimo carisma, fanno la fine del tipico session man lì presente solo per raccattare l’agognato stipendio. Lo show dei Cradle Of Filth si è svolto senza infamia e senza lode e la classe di Dani, pur essendo oscurata dai già citati musicisti, mantiene lo show ad un buon livello. Classici come “Cruelty Bought Three Orchids”, “The Forest whispers My Name”, o gli estratti più recenti come “Vader”, ricevono buonissimi riscontri e vengono cantate dai fan, nonostante ci sia ancora qualcuno, superstite dai Murderdolls, pronto ad inveire e lanciare bottiglie verso il palco. C’è poco altro da aggiungere, i Cradle Of Filth sono una studio band, che purtroppo in sede live perde gran parte della sua magnificenza; ma per i meno pretenziosi ci si può anche accontentare…
(Andrea “Jolly Roger” Raffaldini”)
IRON MAIDEN
L’attesa è estenuante: sotto un sole africano iniziano ad esibirsi le prime band, e la zona adibita al concerto va mano mano riempiendosi; nel primo pomeriggio, quando iniziano ad esibirsi le band straniere, il caldo diventa davvero insopportabile e band come Murderdolls e Cradle Of Filth diventano bersaglio di bottiglie cartacce e oggetti vari, forse perché nessuno sa più come ammazzare il tempo, a dispetto degli (stranamente pochi) spettatori intenzionati a seguire i loro show dando prova ancora una volta di come stia diventando sempre più immaturo il pubblico metal delle ultime generazioni. Non ignari del fatto di non essere ben accetti, i Cradle Of Filth dedicano la loro ultima canzone canzone ai fan dei Maiden e se ne vanno tra gli applausi, ovviamente ironici, dei presenti. Finalmente arriva il momento che tutti aspettavano e, sorpresa… si parte con “The Number Of The Beast”, subito a seguire con “The Trooper” e incredibile “Die With Your Boots On”! Tutti si chiedono il perché di una scaletta così poco consona alle ultime esibizioni della band, ed è Mr. Bruce Dickinson a chiarire le idee dicendo che, non essendo ancora uscito il nuovo album, suoneranno molte canzoni che da molti anni non fanno più parte del repertorio live della band così da rendere davvero unica la serata. Si prosegue infatti con “Revelation”, la leggendaria “22 Acacia Avenue” e “Hallowed Be Thy Name”. Ce n’è abbastanza per i più accaniti nostalgici, e dopo una bella dose di vecchi cavalli di battaglia Mr. Bruce invita ironicamente tutti i presenti a non registrare il brano successivo (che, infatti, farà parte del prossimo disco della Vergine Di Ferro), “Wildest Trees”, brano che sembra in linea con le ultime composizioni della band ma, sinceramente, risulta poco convincente e alquanto fiacco. Partendo dal passato e attraversando il futuro si torna al presente con “The Wicker Man” e “Brave New World”, ed è poi la volta di “ The Clarvoyant” e “Heaven Can Wait”, con l’immancabile coro formato da pochi fortunatissimi fan e Bruce Dickinson che si diverte a scattare foto con le macchine fotografiche dei succitati fortunati che sicuramente conserveranno per sempre il ricordo di quell’occasione speciale. Seguono “The Clansman”, “Fear Of The Dark” e la mitica “Bring Your Daugther To The Slaugther”. Siamo quasi arrivati alla fine, poi, quando vengono intonate le note di “Iron Maiden” e, come è giusto che sia, il pubblico impazzisce. Si avrebbe voglia di continuare ancora tutta la notte, ma la band di Steve Harris concede solo un bis, forse il più classico della band più classica dell’heavy metal: “Run To The Hills”. Alla fine del concerto si legge la soddisfazione sul volto di tutti per aver assistito ad un evento davvero speciale che probabilmente non si ripeterà mai più: veder eseguite dal vivo canzoni che non si ascoltavano addirittura dal mitico tour del 1985 “Live After Death”! Ripensando alla giornata appena trascorsa resta solo il rammarico per come si è comportata parecchia gente che, da quello che ho visto, era formata soprattutto da teenager forse troppo eccitati che non hanno fatto altro che confermare la pessima fama che ci stiamo costruendo all’estero nel panorama heavy, con sempre più gruppi che “snobbano” letteralmente il nostro paese (pensate a quello che è successo all’ultimo Gods Of Metal…). Non so se l’età media dei fan dei Maiden si sia abbassata negli ultimi anni o se sia semplicemente cresciuto chi scrive, ma quel che è certo è che Steve e soci continuano ad incantare, soprattutto dal vivo, migliaia di ragazzi/e, e alla fine è questo ciò che veramente conta.(Bernardo “SpellBound” Mele)