A cura di Matteo Cereda
Foto di Riccardo Plata
A Milano va in scena la storia del power metal con Helloween e Gamma Ray sullo stesso palco, un mix di canzoni memorabili, ritornelli positivi, duelli chitarristici e mitragliate ritmiche che hanno cambiato le sorti del metal melodico molti anni fa, e che continuano a trascinare migliaia di persone, a giudicare anche dall’ottimo colpo d’occhio dell’Alcatraz milanese in versione ‘allungata’. Gli ottimi responsi di critica e pubblico riscossi dall’ultimo “Straight Out Of Hell” delle Zucche e l’ormai prossimo come-back del Raggio Gamma sono sicuramente due caratteri stimolanti della serata, ma la grande attesa probabilmente è tutta per celebrare la pace definitiva tra Kai Hansen e la sua prima band, dopo le sempre più numerose apparizioni del succitato chitarrista al fianco di Miky Weikath sul palco…
GAMMA RAY
L’arrivo nel locale milanese in pieno orario aperitivo ci consente di assistere agli ultimi due pezzi dei brasiliani Shadowside, band attiva dal 2001, fautrice di un power metal derivativo e apparso invero piuttosto scialbo, sia dal punto di vista compositivo che da quello dell’interpretazione tecnica. Poco male, il tempo di una birra ed è già l’ora dei Gamma Ray, accolti con ben altro calore dal già nutrito pubblico in sala. L’inizio dello spettacolo è roboante, con l’ottima “Anywhere In The Galaxy” seguita da un altro pezzo decisamente spinto come “Men, Martians And Machines”; ma sin dalle prime battute si evidenzia il punto debole dell’esibizione del quintetto teutonico: la voce di Kai Hansen! Le linee vocali delle canzoni vengono spesso stravolte o ribassate con risultati tutt’altro che appaganti per le nostre orecchie. Il pubblico, rapito dall’incedere dei pezzi, sembra gradire lo stesso, ma dal punto di vista tecnico e professionale servirebbe una svolta. Sotto il profilo strumentale apprezziamo il grande affiatamento, i duelli Hansen-Richter alle chitarre e il ritrovato dinamismo di Dirk Schlächter al basso, mentre non pare al livello dei predecessori il pur discreto batterista Michael Ehré. Il nuovo album “Empire Of The Undead”, previsto tra meno di un anno e richiamato anche dallo striscione che campeggia alle spalle della band, viene rappresentato dal singolo “Master Of Confusion” e dalla titletrack, con la prima un mid-tempo dinamico e divertente che lascia buone impressioni e la seconda una mazzata power piuttosto grezza, che scivola nell’anonimato. Decisamente azzeccata e piacevole la scelta di riproporre un pezzo, forse caduto nel dimenticatoio, quale l’ottima “The Spirit”, mentre meno condivisibili le scelte di inserire in scaletta la cover “Gamma Ray”, “Empathy” e “Rise”. Nel finale arrivano i fuochi d’artificio allorchè Richter accenna il mitico riff di “Future World”, per fortuna cantata più dal pubblico che da un esausto Hansen. Archiviata con numerosi consensi la discutibile parentesi “To The Metal”, i Gamma Ray si concedono una breve pausa prima di eseguire l’immancabile “Send Me A Sign” e congedarsi da un pubblico assai benevolo.
HELLOWEEN
Con il palco coperto frontalmente da un telo bucherellato che lascia intravedere le ombre dei musicisti, prende vita lo spettacolo degli Helloween sulle note della coinvolgente “Wanna Be God”, al termine del quale il ‘sipario’ lascia spazio alla pregevole coreografia incentrata come prevedibile sull’artwork dell’ultimo “Straight Out Of Hell”, con tanto di zucche indossanti maschere anti-gas sui lati. Il concerto prende vita con “Nabataea”, pregevole estratto dall’ultimo disco, una scelta azzardata che si conferma tale allorchè Andi Deris incappa in una stecca sulle note altissime del refrain portante. Una piccola caduta dalla quale il singer teutonico saprà rialzarsi in fretta fornendo una prestazione di tutto rispetto, ottima sui pezzi più recenti e di esperienza laddove c’era Kiske, come nell’immancabile “Eagle Fly Free”, terzo estratto della serata per l’inevitabile delirio generale. Il valore di “Straight Out Of Hell” viene confermato dalle avvincenti versioni della titletrack e della più patinata “Waiting For The Thunder”, intermezzate da una trascurabile “Where The Sinners Go”. La resa sonora, dopo un po’ di confusione iniziale, nel frattempo si è fatta positiva, giusto in tempo per apprezzare “Steel Tormentor”, da annoverare tra le perle assolute della serata insieme alla notevole “Fallen Higher”. La band appare in ottima forma, con lo scatenato Markus Grosskopf al basso e il tabagista Michael Weikath che sembrano ancora divertirsi come ai vecchi tempi. Lo show prosegue con un’incalzante alternanza di classici e brani più recenti; Deris limita i colloqui col pubblico all’essenziale, d’altronde con pezzi immediati e divertenti del calibro di “I’m Alive” o la recentissima “Live Now” non c’è motivo di far respirare la platea se non con l’esecuzione di un gradevole lento quale “Hold Me In Your Arms”; mentre spetta alla memorabile “Power” il compito di chiudere la prima parte dello spettacolo. La ripresa con “Are You Metal?”, ormai un vero e proprio classico a giudicare dall’accoglienza, lascia il segno e apre le porte al gran finale con “Dr Stein”. Kai Hansen fa il suo ingresso sul palco per eseguire con gli Helloween un gustoso medley ciclico composto da “Halloween”, “How Many Tears” e “Heavy Metal (Is The Law)”, medley che scatena letteralmente il pubblico sotto il palco, mentre l’ultima cartuccia che scioglie anche il fan più tranquillo è l’inno “I Want Out”, questa volta con tutti i Gamma Ray sul palco a condividere gioia, sudore ed emozioni. Alla fine della serata dire che hanno vinto gli Helloween sarebbe facile: l’atmosfera non era di competizione, ma di amicizia e simpatia reciproca allargata a tutta la platea, con il risultato di una grande festa generale.