27/08/2022 - HELLOWEEN + SABATON + BEAST IN BLACK + MOONLIGHT HAZE @ Ippodromo San Siro - Milano

Pubblicato il 02/09/2022 da

Introduzione e report di Roberto Guerra
Fotografie di Matteo Musazzi

L’ultima grande data di agosto è anche una delle più attese da gran parte di tutti quei metallari ancora sbalorditi all’idea di essere finalmente tornati ‘on the road’ dopo due anni di silenzio: la costante sono sempre e comunque i leggendari Helloween, ancora freschi dell’uscita del loro primo album da che è avvenuta la reunion, accompagnati però non più dagli Hammerfall, come sarebbe dovuto essere in origine, ma dagli ancora più popolari colleghi Sabaton – scelta a tratti discussa, ma che sicuramente ha giovato non poco all’affluenza generale prevista per l’evento in corso e come testimoniato dal numero notevole di magliette col loro logo in bella vista. Inoltre, l’aggiunta dei finlandesi Beast In Black rappresenta la proverbiale ciliegina sulla torta, pur senza nulla voler togliere ai nostrani opener Moonlight Haze. Abbiamo quindi a che fare con tre generazioni e ben quattro visioni differenti di ciò che il power metal ha rappresentato e incarna tuttora nel 2022: è in occasioni come questa che si può tastare con mano l’efficacia generale di una proposta musicale che tanto ha avuto modo di modificarsi nel corso degli anni, indipendentemente dal fatto che si tratti della sua versione più classica, o di una più moderna e meno legata a determinati archetipi. Prepariamoci quindi a infiammare l’ippodromo di San Siro con l’aiuto di bestie, soldati e zucche, anche se per tutta la serata permarrà la sensazione che i volumi siano stati tarati decisamente verso il basso. Buona lettura!

 

MOONLIGHT HAZE
I cancelli sono aperti ancora da pochissimo, quando la bella Chiara Tricarico e i suoi compagni di band fanno capolino sul palco, intenzionati chiaramente a gettare una valida base da cui poi andrà a svilupparsi un evento ricco di pathos. Ciò si traduce in una presenza di persone ancora relativamente contenuta, rispetto a quanto sarà possibile notare in seguito, ma non per questo una band ancora giovane come i Moonlight Haze deve rinunciare a fornire una prova degna di menzione. Il tempo a disposizione è poco, la scaletta è tutto sommato abbastanza breve, ma ciò che comunque traspare è l’impegno, identificabile tanto nella simpatica interazione col pubblico, quanto con un’esecuzione pulita ed essenziale dei singoli brani. Tra questi è prevedibile che alcuni possano riuscire a far drizzare maggiormente le antenne rispetto ad altri, a parer nostro il momento migliore si ha quando è l’ancora recente singolo “It’s Insane” ad emergere dall’impianto, trattandosi forse del loro pezzo maggiormente improntato ad un’esecuzione dal vivo, anche se pure la parentesi “We’ll Be Free” trova adeguatamente la propria quadra, considerando che è ancora poco tempo che tutto sembra essere di nuovo vicino a una parvenza di normalità. Poco altro da dire quindi, un valido inizio ad opera dell’unica realtà italiana del lotto. Ora è tempo di dirigersi a nord!

BEAST IN BLACK
Un’altra delle realtà musicali più popolari del momento è rappresentata dalla seconda creatura messa in piedi da colui che si può identificare come una sorta di vero e proprio domatore di bestie – siano esse da battaglia o in nero – ossia quel biondissimo Anton Kabanen che già da tempo ha avuto modo di elevare i Beast In Black su livelli che inizialmente pochi avrebbero immaginato, seppur con più di qualche aiuto da parte della label, anche considerando che i Battle Beast sono ancora in giro e comunque possono vantare un pubblico di tutto rispetto. Come potete leggere sulle nostre pagine, gli album dei Beast In Black ci piacciono davvero tantissimo: tre gioiellini da intrattenimento basati su una miscela di heavy e power metal ibridato al synth-pop anni ’80, peraltro ben differenziati l’uno dall’altro da alcune scelte stilistiche e di aggressività musicale. In sede live questi cinque ragazzoni sanno davvero far divertire, e il vero asso della line-up è proprio colui che ne è il portavoce, Yannis Papadopoulos dietro al microfono, la cui ugola squillante e naturale si è già affermata come una delle più iconiche dell’ultimo decennio. Purtroppo in questa sede il settaggio dei volumi non giova alla buona riuscita del concerto, perchè non in grado di elevare determinate armoniche vocali e poco incline a far percepire una botta che, in altre occasioni, ci ha colpito in piena faccia in compagnia del combo finlandese. Nonostante ciò e malgrado un inizio su “Blade Runner” ancora evidentemente volto ad aggiustare l’equalizzazione sonora, il quintetto si mostra davvero coinvolto e divertito, permettendo ai fan presenti di farsi sentire in concomitanza di brani già molto popolari come “Hardcore”, “One Night In Tokyo” e, soprattutto, “Blind And Frozen”. La band peraltro non perde occasione per ricordarci che nei prossimi mesi avremo ben altre due volte per poter godere della loro compagnia: a dicembre di supporto ai Nightwish e a febbraio per la loro prima data da headliner in territorio italiano.
“End Of The World” sancisce quindi non solo la fine del mondo, ma anche quella dello show corrente, e considerando che ci sono ben due headliner da visionare, la curiosità è davvero tanta.

SABATON
Ancora oggi pare a volte che parte del pubblico metal non sia in grado di capacitarsi dell’incredibile successo riscosso dagli svedesi Sabaton a livello globale, e le giustificazioni udibili generalmente vanno dalla negazione assoluta della loro efficacia musicale, fino ai soliti sproloqui dallo scarsissimo valore intellettuale su come si dovrebbe suonare il loro genere.
Inutile dire che si tratta di chiacchiere, mentre la formazione capitanata da Joakim Brodén ci ha da tempo abituato a dei fatti concreti, tant’è che i loro album continuano a divertirci e la nostra posizione riguardo il loro successo non cambia, visto il loro innegabile talento a confezionare brani tanto catchy quanto metal, nonché pregni di valore culturale grazie alle tematiche storiche, sottolineate dall’immancabile carro armato on stage.
Se proprio dovessimo muovere una critica ai Sabaton, in questo caso vorremmo soffermarci sulla scaletta selezionata per l’evento di oggi: questa si presenta colma di brani tra i più popolari del combo, assemblati però con una capacità di coinvolgimento altalenante, data l’eccessiva presenza consecutiva di tracce basate su tempi medi, con il risultato di appiattire eccessivamente lo show in diversi momenti. Volendo fare degli esempi, la porzione di scaletta che va da “Carolus Rex” agli attimi precedenti l’encore ci ha provocato un paio di sbadigli di troppo, in particolare la scelta di chiudere la parte maggiore dello show con la lunga “Christmas Truce” si è rivelata relativamente discutibile. Fortunatamente c’è stato posto anche per l’esaltazione più pura con le varie “The Red Baron”, “Steel Commanders” e soprattutto con l’inattesa “Attero Dominatus”, che non sentivamo dal vivo davvero da tempo immemore. Accattivante l’apertura con “Ghost Division”, evocativa la menzione all’Italia con “Soldier Of Heaven” e sempre divertenti “Shiroyama” e il trittico finale composto da “Primo Victoria”, “Swedish Pagans” e “To Hell And Back”. Inoltre, continua a essere degna dell’epiteto ‘flawless’ l’interazione tra la band e il suo pubblico, essendo questi cinque personaggi quanto di più adatto possibile a tenere in piedi uno show musicale, storico e a tratti anche comico, come ben accertato dalle espressioni di Joakim e dal buffo italiano spiccicato da Tommy Johansson, con tanto di omaggio agli 883.
Quindi, dopo uno show dalla durata degna di un headliner possiamo dire che i Sabaton ci hanno coinvolto molto di più in altre sedi, complici anche l’orario e una setlist da rivedere, però i ragazzi fanno sempre il loro, ribadendo anche agli scettici che comunque loro sono qui sulla cima del mondo e non intendono scendere.
Ora, come annunciato dallo stesso Joakim negli istanti finali, è il momento di prepararsi ad accogliere una delle più grandi band della storia, il cui show non mancherà di portare emozioni anche inaspettate a tutti i presenti.

Setlist:
Ghost Division
Stormtroopers
The Red Baron
Bismarck
The Attack Of The Dead Men
Soldier Of Heaven
Steel Commanders
Shiroyama
Attero Dominatus
Carolus Rex
Resist And Bite
Dreadnought
The Last Stand
Christmas Truce
Primo Victoria
Swedish Pagans
To Hell And Back

HELLOWEEN
Partiamo subito con l’unica critica che si può fare allo show degli Helloween: collocare ben due suite di quasi un quarto d’ora l’una all’interno di uno show di appena due ore, con relative pause, significa ridurre il tempo a disposizione e di fatto escludere tracce potenzialmente imprescindibili, come quella “March Of Time” che tanto è mancata ai presenti. Inoltre, notiamo ancora una volta che, almeno nelle prime fasi, i volumi sarebbero potuti essere più pesanti e dirompenti e aggiungiamo pure l’esilarante scena del telo montato al contrario, che di fatto ci convince di essere in attesa di uno show dei “Neewolleh”. Detto questo, archiviamo ogni possibile malcontento e partiamo con un report che, almeno per chi vi scrive, stimola un forte senso di nostalgia malgrado siano passati appena pochi giorni.
Una zucca luminosa e uno schermo gigante sono tutto ciò che serve alla band di Amburgo per confezionare uno show ottimale, ed è sulle note della recente “Skyfall” e della sua bellissima introduzione cantata che il palco inizia a popolarsi, permettendo ad ogni membro di quella che è divenuta una delle live band migliori in circolazione di prendere posto, pronti a far battere forti i nostri cuori con uno concerto variegato e pensato per valorizzare ogni singolo elemento presente on stage. La suddetta suite dal vivo ci convince come su disco, ma con un prosieguo affidato ad “Eagle Fly Free” non può che impallidire, mentre le lacrime dei presenti si riversano sui rispettivi volti intanto che le ugole prendono letteralmente fuoco. Con “Mass Pollution” le chitarre si fanno più presenti, e l’accoppiata “Future World”/”Power” permette a entrambi i vocalist di alternare due modi di cantare e due presenze sceniche ben diverse: Michael Kiske ed Andi Deris sono come due facce della stessa medaglia che rappresenta le due fasi principali che caratterizzano la carriera degli Helloween, e anche se il primo sembra sempre soffrire più del secondo, possiamo constatare come entrambi abbiano tratto un sommo giovamento dal periodo di riposo, essendo decisamente migliorati rispetto alle ultime occasioni prima della pandemia.
Tuttavia, dopo una ulteriore dose abbondante di emozioni con “I’m Alive”, arriva il momento in cui il vero marchio di fabbrica degli Helloween si rende protagonista, anche se sfidiamo chiunque a non ammettere che è proprio Sua Maestà Kai Hansen la proverbiale perla più splendente della collana: il medley dedicato a “Walls Of Jericho” rappresenta una scarica di adrenalina e potenza in pieno stile ‘true fucking heavy metal’ come non ne sentivamo da tempo, e incredibilmente persino il buon Kai sembra aver ritrovato un po’ di voce insieme ad una rinnovata forma fisica, per quanto bisogno possa averne un frontman dall’aura così imponente. In questi momenti l’heavy metal è l’unica legge, e non a caso “Heavy Metal Is The Law” manda letteralmente all’altro mondo tutti i presenti, che poi possono quietarsi sulle dolci note di “Forever And One (Neverland)” cantata da messer Andi Deris, unica vera ballad della serata.
“Best Time” cita per l’ultima volta l’album più giovane del combo teutonico, ormai entrato in perfetta sintonia con i propri compagni e con lo show corrente: Markus Grosskopf si diverte come un giovanotto, Dani Loble picchia come un rullo e Michael Weikath ha ormai fatto dell’impassibile apparenza un qualcosa di esaltante. Il tutto ovviamente senza nulla togliere al più giovane Sascha Gerstner e al suo improbabile ciuffo, essendo comunque il suo un contributo tangibile ed effettivo, con tanto di momenti di gloria personali.
Con “Dr. Stein” si salta di nuovo tutti insieme, con “How Many Tears” ci si rompe l’osso del collo e, in men che non si dica, si è fatto tardi, il che significa che è tempo del primo immancabile encore, che qui trova in “Perfect Gentleman” e nella lunga “Keeper Of The Seven Keys” due solidi pilastri. L’esecuzione della seconda è sempre piuttosto sofferta, trattandosi di uno dei loro pezzi più impegnativi, ma notiamo con piacere che a scanso di qualche lievissimo calo e di una breve entrata fuori tempo anche il buon Kiske riesce a tenere botta, seppur soffrendo di più rispetto al suo biondo collega, fino all’uscita in dissolvenza che precede l’ultimo scoppio della serata: “I Want Out” è infatti come quel verme senza cui non è possibile pescare, dato che da tempo immemore non può esistere uno show degli Helloween senza la suddetta conclusione.
A show terminato possiamo tirare le somme, dicendo che sebbene le nuove leve abbiano giocato ottimamente le proprie carte, nel momento in cui le zucche di Amburgo calcano sul palco non ce n’è più per nessuno, perché la classe e la grinta di questi signori sono ineguagliabili, così come la nostra emozione una volta che ci apprestiamo a lasciare la location, consci di aver assistito a uno dei concerti più belli dell’anno, e che non vediamo l’ora di replicare nel mese di Dicembre in quel di Zurigo. Se avete goduto come noi non mancate, perché avremo modo di scrivere anche di quello.

Setlist:
Skyfall
Eagle Fly Free
Mass Pollution
Future World
Power
I’m Alive
Metal Invaders/Victim Of Fate/Gorgor/Ride The Sky
Heavy Metal (Is The Law)
Forever And One (Neverland)
Best Time
Dr. Stein
How Many Tears
Perfect Gentleman
Keeper Of The Seven Keys
I Want Out

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