17/01/2011 - HELLOWEEN + STRATOVARIUS + TRICK OR TREAT @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 24/01/2011 da

Introduzione a cura di Dario Cattaneo
Report a cura di Alessandro Corno, Matteo Cereda e Dario Cattaneo
Foto a cura di Francesco Castaldo

 

Il Seven Sinners World Tour, fitta serie di concerti a supporto della tredicesima fatica degli Helloween, sbarca in Italia questo gennaio in due luoghi: nell’ormai notissimo (almeno per la band) Alcatraz di Milano e all’Atlantico di Roma. E come succulenta novità a questo giro i power metaller tedeschi ci offrono anche la presenza di un supporto di alta caratura come gli Stratovarius, oltre che degli italiani Trick Or Treat. Non potevamo dunque lasciarci scappare l’evento e abbiamo presenziato alla data milanese, curiosi sia di vedere cosa avrebbero combinato questa volta le zucche di Amburgo, sia di valutare con mano lo show degli Stratovarius, purtroppo reduci da parecchi contrattempi… leggete i report per vedere come è andata questa strana serata di metal  melodico!

TRICK OR TREAT

Per i Trick or Treat fare da band di supporto proprio agli Helloween deve essere un grande onore. Il gruppo modenese è difatti ben noto dalle nostre parti come ottima cover band delle zucche amburghesi dell’ineguagliabile era Kiske. E’ infatti una delle poche formazioni in grado di riproporre fedelmente i brani di quella gloriosa epoca soprattutto dal punto di vista vocale. Questa sera però, come prevedibile, niente cover degli Helloween ma solo pezzi estratti dai due album “Evil Needs Candy Too” e “Tin Soldiers”. Si parte proprio con la titletrack del primo disco, canonica bordata power metal in doppia cassa sulla quale il singer Alessandro Conti si distingue subito per la sua ugola cristallina in grado di raggiungere tonalità quasi ultrasoniche. La band, pur non proponendo nulla di nuovo e pagando un mix di suoni non proprio ottimale, convince per coesione, buona esecuzione tecnica e per la sua consueta attitudine positiva e simpatica tutta sorrisi, battute e ringraziamenti. E’ il frontman il principale protagonista e ed è lui a salire sul palco con un paio di orecchie luminose o a sparare coriandoli sul pubblico al termine di “Loser Song”, strappando applausi ad una platea via via più affollata. La setlist per questioni di tempo è breve ma la band decide di proporre comunque la divertente cover della celebre “Girls Just Wanna Have Fun” di Cindy Lauper e un bel solo di basso, prima di chiudere con “Paper Dragon” e “Like Donald Duck”. Anche se è piuttosto evidente che il sestetto può fare di più dal punto di vista dell’originalità, dal vivo dimostra sempre una buona preparazione, una discreta capacità di coinvolgere e una modestia che ogni volta gli consentono di uscire tra gli applausi.

 

STRATOVARIUS

Le notizie in casa Stratovarius sono una buona e una cattiva alla luce della performance dei nostri. La band finlandese riaccoglie il batterista Jorg Michael, e questa risulta senza dubbio la nota più lieta della serata, anche perché il drummer teutonico attraverso il suo inconfondibile stile terremotante appare in buona salute. Chi ha grossi problemi di forma è invece Timo Kotipelto. Il cantante del gruppo, come avrete avuto modo di leggere tra le notizie pubblicate nei giorni scorsi, è reduce da una terribile infezione batterica che ha seriamente rischiato di compromettere l’intero tour, per cui al di là dell’opaca prestazione va apprezzato lo sforzo del professionista. Il nuovo album “Elysium” è uscito in giornata e forse per questo la band, prevedendo la mancata conoscenza dei nuovi pezzi da parte dei fan, si concentra sui classici. L’apertura è affidata al vivace mid-tempo “Hunting High And Low”, capace di smuovere sin dal’introduzione di Johanson un pubblico già molto numeroso e in totale subbuglio anche per l’esecuzione della successiva “Speed Of Light”. La band appare in buona forma e più compatta rispetto allo spettacolo mostrato quasi un anno fa nella medesima location. Il rammarico vista anche la buona resa sonora è soltanto per il cantato di Kotipelto non all’altezza degli acuti cui ci ha abituato e la situazione critica delle sue corde vocali viene confermata anche da una scaletta che in 45 minuti di spettacolo include i positivi ma superflui assoli di Lauri Porra al basso, Matias Kupiainen alla chitarra e Jens Johanson alle tastiere, senza dimenticare la strumentale “Stratosphere”. Il pubblico nonostante tutto mostra  di gradire, aiutando il povero Kotipelto nell’interpretazione di classici quali “Twilight Symphony”, “Phoenix” e “The Kiss Of Judas”. Immancabile il raccoglimento durante l’esecuzione del lentone “Forever”, mentre il finale torna ad essere scoppiettante con l’acoppiata “Paradise”-“Black Diamond” che chiude una prestazione difficile da valutare causa i problemi all’ugola di Kotipelto. Non resta che gioire per il ritorno di Jorg e sperare in un prossimo ritorno della band in condizioni migliori.

 

HELLOWEEN

 

Il cambio di palco dopo gli Stratovarius è davvero veloce. Giusto il tempo di spostare tendoni e attrezzatura usata dai finnici e di avvicinare le grosse zucche ed i manichini che fanno parte del set visivo degli Helloween, che le oramai strafamose note dell’intro di “For Those About To Rock” degli AC/DC ci fanno capire che presto le luci si spegneranno. Il movimento di fan verso il palco si fa più intenso e i kids si trovano ben presto tutti in piedi, pronti all’inizio dello show. Anticipati da un’intro che mischia diversi pezzi legati al passato/presente della band, gli Helloween non si fanno attendere ulteriormente e salgono sul palco per dare il via allo show con il nuovo singolo “Are You Metal?”. Mentre l’inquietante ruota dentata della copertina dell’ultimo disco gira minacciosa dietro i sei musicisti, le note escono squillanti e pulite dalle casse, investendo di metallo i fan entusiasti. La voce di Deris sembra quella dei giorni in cui è in forma, strillata quanto serve dentro il microfono per dare ad un pezzo in realtà su album un po’ fiacco quella carica che appunto gli mancava. Dopo la prima canzone che paga pegno al nome del tour stesso pescando appunto dall’ultimo “Seven Sinner”, ci si lancia nel passato prendendo due classici provenienti dal fortunato secondo capitolo dei “Keeper”. Così “Eagle Fly Free” e “March Of Time” si alternano velocemente, per la gioia dei fan di vecchia data che continuano a richiedere i ‘vecchi Helloween’. Dopo l’assolo del sempre più inserito Gerstner, il nuovo album viene omaggiato di nuovo dalle successive due scelte: la statica “Where The Sinners Go”, che come il primo pezzo qualcosa dal vivo guadagna, e la invece bella “World Of Fantasy”. Dopo l’interminabile assolo di batteria di Dani Loeble, che alla lunga sembra anche un po’ stufare i fan, la scaletta prende una piega che sembra un po’… obbligata. Si pesca da vari album, recuperando le più vecchie “I’m Alive” e “I Want Out” da “Keeper Of The Seven Keys pt I”, dagli album centrali vengono scelte “Handful Of Pain” e la ballad “Forever And One”, eseguita in versione quasi unplugged con solo la voce e una chitarra pulita. Tutto bene sino a questo punto, ma sulla fine del concerto gli Helloween sembrano tirare troppo per le lunghe, finendo per risultare quasi noiosi. Il monolite “Keeper’s Medley” è infatti fin troppo lungo e anche se fornisce un puzzle di pezzi di alta musica ci lascia un po’ spiazzati nei passaggi tra una song e l’altra che ancora molti fan preferiscono in versione integrale rispetto a questo ‘polpettone’. Inoltre l’istrionismo di Andy Deris, che si manifesta proprio sulle ultime canzoni sotto forma di continui e troppo lunghi siparietti tra lui e una parte del pubblico, alle volte sembra un po’ forzato. Il continuo insistere su argomenti del tipo “Ieri a Barcellona i fan facevano più casino” o “secondo me le ragazze hanno più voce dei ragazzi” un tempo divertivano, adesso danno l’impressione di rubare del tempo prezioso che magari si poteva usare per promuovere meglio il nuovo album (decisamente poco rappresentato) oppure, se proprio si voleva, omaggiare i fan di vecchia data con qualche altro estratto dai periodi centrali di “The Dark Ride” o “Better Than Raw”, il primo del tutto assente. A parte l’eccessiva pesantezza dell’ingombrante Deris tutto però ha girato per il meglio, bisogna dire. Musicalmente di sbavature ce ne sono state proprio poche, quindi possiamo dirci soddisfatti di quanto ascoltato. D’altronde che gli Helloween dal vivo siano una garanzia già lo si sapeva, quindi non ci resta tanto da stupirci.

Setlist

Intro
Are You Metal?
Eagle Fly Free
March Of Time
Sasha’s Solo
Where The Sinners Go
World Of Fantasy
Dani’s Solo
I’m Alive
Forever And One (Neverland)
A Handful Of Pain
The Keeper’s Medley
I Want Out
Ride The Sky
Future World
Dr. Stein

 

 

 

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