Report di Andrea Intacchi
Foto di Isabella Quaranta
E’ un venerdì piovosamente afoso quello che ci accompagna in quel di Torino per assistere da vicino alla performance di una delle realtà black/speed metal più sorprendenti dell’ultimo periodo.
Dopo aver fatto alzare nel 2020 più di un’antenna d’interesse con “The Affair Of The Poisons”, James McBain e la sua creatura scozzese firmata Hellripper ha letteralmente fatto saltare il banco grazie all’ultimo “Warlocks Grim & Withered Hags”, rilasciato lo scorso febbraio, conquistando la meritata attenzione da parte della critica ed un corpulento aumento di numero di fan.
Dopo una prima parte di tour, andata in archivio in primavera, l’attuale “A Goat Vomit Summer Europen tour 2023” ha toccato anche il nostro paese con due date: una nel capoluogo piemontese e l’altra nella città di Bologna. E’ lo Ziggy Club di Torino, in particolare, in collaborazione con la Mostro Production, ad aprire le porte della prima assoluta in Italia degli Hellripper.
Il circolo torinese ha quella dimensione molto intima che permette agli spettatori di diventare un tutt’uno con i musicisti che si alternano on stage. Ed è qui che, una volta entrati, è possibile scorgere un ragazzino con capello leggermente lungo, bottiglietta d’acqua in mano, aggirarsi timidamente tra la gente. Diversi metallari si avvicinano per una foto, per complimentarsi, per fare due chiacchiere; e lui, fuoriuscendo da una colonna, come stanato durante una partita a nascondino, si rende più che disponibile, conversando come un normalissimo compagno di scuola.
Tanto riservato giù dal palco, quanto indemoniato una volta imbracciato la sua chitarra, incendiando a dovere la serata insieme ai suoi compagni di viaggio. Insieme agli Hellripper, i padroni di casa dei Sulphureum, chiamati a dare il via alle danze infernali di questo venerdì 4 agosto.
Artista: Hellripper | Fotografa: Isabella Quaranta | Data: 04 agosto 2023 | Venue: Ziggy Club | Città: Torino
SULPHUREUM
Sono le note di Detto Mariano, in modalità “La Casa Stregata”, ad introdurre il trio torinese, adepto ad un black metal aggrappato alla vecchia scuola: grezzo, maligno, ma anche malinconico e, nel nostro caso, sulfureo.
La band, formatasi nel 2010 grazie al bassista e cantante Havgan (alias Davide Quinto) e al chitarrista Pathfinder (all’anagrafe Massimo Ventura), ha da poco assoldato il batterista Daniele Varlonga (già drummer dei Proliferhate) nelle vesti di Einedal; ed è proprio con il nuovo innesto che si presenta on stage per riversare sulla folla i brani estratti dal loro sinora unico EP prodotto, “Vintersaga”, pubblicato lo scorso anno.
Con chiari rimandi alla matrice scandinava del genere, con la Norvegia a fare da capofila, i Sulphureum si lanciano a capofitto nell’occupare lo spazio a disposizione, senza tanti giri di parole. E quando queste arrivano, oltre ovviamente ai testi dei vari pezzi, sono espliciti e coloriti richiami ai presenti, tacciati di poco movimento ed azione. Ad aizzarli, con discreti risultati, ci prova “Rucas: Iced Storm”, forte di un’alternanza tra stacchi più melodici e ripartenze classiche in blastbeat, tipiche del genere.
Supportati da un audio più che buono (e lo sarà pure con gli headliner), il terzetto tricolore aumenta la tensione generale con la terremotante “River Of Blood”, anticipando una cover rischiosa ma tutto sommato ben riuscita. Testimoniando la passione per il metallo nero di stampo norvegese, i Sulphureum si lanciano infatti nella riproposizione di “Blashyrkh (Mighty Ravendark)” degli Immortal, direttamente da “Battles In The North”; cover che viene purtroppo riconosciuta solamente da alcuni dei presenti i quali, in tutta risposta, accompagnano la band lungo tutto il pezzo.
Il viaggio solforoso intrapreso dal gruppo piemontese si concede altri due pezzi da “Vintersaga”, “Ode To Forest” e la più cadenzata “Tormented Soul”, evidenziando anche il versante più misterioso della band. Ed è con il grido di Havgan “Supportate l’underground!” che i Sulphureun richiudono il proprio calderone, dopo aver saggiamente riscaldato l’ambiente, in attesa degli Hellripper.
HELLRIPPER
“All Hail The Goat” è la scritta nera che spicca sovrana sulla Jackson bianca di Mr.James McBain.
Quello che poco prima appariva come una faccia d’angelo, sperduto in zona merchandising, ora, pur mantenendo quei lineamenti freschi e puri da bravo ragazzo, ha decisamente assunto una tonalità più decisa e pronta a divertirsi.
Accolti i compagni di merenda (Joseph alla chitarra, Clark al basso e Max, rigorosamente a piedi nudi, alla batteria), gli Hellripper sono carichi a metter a ferro e fuoco l’intero Ziggy Club. E così è stato. Un breve check d’intesa, polsini d’ordinanza sulle braccia, e sono le note di “Spectres Of The Blood Moon Sabbath” ad accendere la miccia definitiva verso l’esplosione totale.
Black/speed all’ennesima potenza, quello sfoderato da McBain e soci: i Venom incontrano i Raven, i Midnight incontrano i Toxic Holocaust, i Motörhead stanno a guardare. Brani schizzati di facile presa, d’impatto immediato, per lo scapocciamento generale garantito.
L’audio, come scritto, delinea in modo egregio i riff in serie, mentre là dietro Max inizia la battaglia personale contro il dio sudore, cercando disperatamente angoli asciutti della propria salvietta.
Come si scriveva in sede di presentazione dell’evento, è “Warlocks Grim & Withered Hags” ad aver fatto alzare ulteriormente l’asticella di quantità-qualità della one-man-band tuttavia, la scaletta di questa sera preferisce rimanere sui lavori passati, puntando soprattutto sull’aspetto velocità, per cui coloro i quali, come chi scrive, erano in attesa di ascoltare brani più epici come la title-track dell’album menzionato, dovranno attendere il prossimo show.
Nel frattempo, con “Bastard Of Hades, accenni di pogo cominciano a farsi largo a centro pit: moshpit che, per la cronaca, proseguirà sino al termine della serata.
Tanto minimali sono le presentazioni dei pezzi, tanto assurda è la rapidità di esecuzione degli stessi e in questo senso “Conduit Closing” va a ricoprirne uno dei primissimi posti. Dal buonissimo “The Affair Of The Posions” arriva invece la stessa titletrack, la quale lasciava già intravedere un salto in avanti a livello creativo. Brano più ‘melodico’ spazzato via da altre due mine vaganti a firma “Nunfucking Armageddon 666” e “From Hell”: sferzate di riff per l’headbanging più genuino. L’ignoranza speed fa rima anche con un livello tecnico non indifferente: a tal riguardo vi è l’esecuzione perfetta e chirurgica di “The Nuckelavee”, opener dell’ultimo album che dal vivo ha ben impressionato.
Non vi è tempo di discorsoni o chissà quale pensieri profondi: il giovane James ringrazia in più occasioni i presenti per aver scelto lo Ziggy Club anzichè proposte alternative, in questa che è “my first time in Italy“. Qualche battutina rapida (e come poteva essere diversamente), nel tipico humour anglossassone, e via verso un’ultima cascata di riff, con “Goat Vomit Nightmare” e la rockeggiante “Vampire’s Grave” sugli scudi ad infiammare ancor di più l’ambiente, mentre il batterista Max nel frattempo è arrivato alla sua ennesima doccia sudorifera.
Giunge spedita “All Hail the Goat” e con essa anche uno stage diving, dopo diversi inviti dello stesso McBain, quella faccia d’angelo che, proprio in occasione del brano di chiusura, si mette le ali per lanciarsi a sua volta sui presenti e venire trasportato per il locale. Con “Headless Angels” la detonazione ha quindi spento le sue ultime vampate e dal pubblico arrivano i meritati applausi. Semplice, dannata e diretta: la formula degli Hellripper è questa. Per chi se lo fosse perso, parole dello stesso James, l’appuntamento è per il prossimo gennaio in quel di Milano.
Setlist:
Spectres of the Blood Moon Sabbath
Hell’s Rock’n’Roll
Demdike (In League with the Devil)
Bastard of Hades
Conduit Closing
The Affair of the Poisons
Nunfucking Armageddon 666
From Hell
The Nuckelavee
Flesh Ripper
Goat Vomit Nightmare
Black Arts & Alchemy
Vampire’s Grave
All Hail the Goat
Headless Angels