Sono da poco passate le 21:30 e noi facciamo il nostro arrivo al CS Bocciodromo di Vicenza, evitando di qualche minuto un forte acquazzone. L’avvio della serata indicato sul running order è prossimo alla partenza della prima band e approfittiamo del line-check per fare un veloce pit stop al bar del Bocciodromo a ridosso dell’entrata. Nel frattempo una cinquantina di ospiti riempiono la grande sala quadrata dando un’occhiata ai banchetti del merchandise e delle distro presenti. Dopo più di due anni di pausa, gli Hierophant ritornano a calpestare i palchi con un nuovo disco, uscito per Season Of Mist, “Death Siege”. Per la promozione dell’album, il collettivo veneziano Trivel ha seguito l’organizzazione delle date italiane formando un set di cinque show. Nel caso di questo concerto, la booking vede anche una coproduzione con YearZero Events, collettivo di Vicenza. Passano circa quindici minuti, viene abbassata la musica dal banco mixer e i primi feedback si diffondono dal palco, richiamando l’attenzione dei presenti che iniziano a formare le prime file.
Aprono i DEAD CHASM, power trio diviso tra Venezia e Milano, i cui componenti militano nei vari Fuoco Fatuo, Psychotomy, Violentor e Stench Of Profit. Dopo un paio di anni dalla loro formazione, hanno pubblicato un self-titled EP grazie a F.D.A. Records durante lo scorso marzo, e presentato alla data milanese degli Abysmal Grief. Il trio death/doom ha già portato a casa varie date di spessore ed ha annunciato un tour europeo per la prossima primavera che sarà affrontato con i finlandesi Purtenance. Partono belli carichi con i primi due pezzi dell’EP, “Carved Into Obscurity” e “Spawned In Desolation” in cui il tipico sound a motosega del Boss HM-2 fa da padrone e incendia riff su riff. La loro proposta è tagliente e viene sostenuta soprattutto da corpose dosi di doppia cassa cadenzata e da varie ripartenze che danno dinamica ai pezzi. Le furiose accelerazioni midtempo sfociano in blast-beat fulminei, che però ritornano con costanza a sezioni granitiche più ‘lentone’, capaci di provocare qualche accenno di headbanging tra i presenti. Luci verdi fisse sopra il palco illuminano i Dead Chasm; questi non lasciano spazio a nessuna parola nelle pause ma continuano impassibili con il repertorio presente nell’EP di debutto. “Left Unknown” e “Slumber”, cover dei Nirvana 2002, propongono un bel tiro deciso, conquistando molta presa sul pubblico che apprezza. Un “grazie” scandisce la successiva pausa, tra le urla compiaciute dei presenti e i pugni al cielo, prima di concludere la scaletta del concerto con un brano inedito. Gli astanti chiedono il bis ma il trio lombardo-veneto ha già iniziato il cambio palco per lasciare spazio ai SONUM.
Il quintetto vicentino ha già all’attivo due EP, usciti nel pieno della pandemia e, “Visceral Void Entropy”, unico lavoro in studio dalla durata più lunga, uscito quest’estate per Aural Music e Wormholedeath Records. I ragazzi si prendono il tempo necessario per un breve soundcheck per poi iniziare con “The Poison We Create”, opener dell’ultimo disco appena citato. Ciò che mettono in campo è un death metal particolarmente sperimentale, che alza l’asticella della tecnicità d’esecuzione; da subito trasmettono infatti una grossa carica esplosiva, alternata con sezioni più introspettive, dalle melodie dissonanti capaci di creare atmosfere oscure. Il pubblico, che ora conta qualche unità in più, si fa avanti a ridosso del palco e approva lasciandosi andare all’headbanging nelle parti che presentano un maggiore groove. Segue “Iconoclast”, pezzo definito da atmosfere con sfumature decisamente sinistre e beat dal tiro trascinante. Il preciso lavoro della chitarra principale regala una maggiore espressività dal vivo, grazie alla pienezza dei suoni caldi che ne fanno esaltare i fraseggi introspettivi. La formazione di casa ringrazia e dopo una brevissima pausa riparte con “Feel Them Breathe”, brano più violento e dal blast-beat epico. Le strutture delle canzoni proposte trasmettono quanto questi ragazzi, ormai rodati, stiano attenti alla composizione, più ricercata e non solo devota all’aggressività tipica del genere, come testimoniano le urla di apprezzamento per l’assolo. I Sonum chiudono il set con l’ennesimo brano tratto da “Visceral Void Entropy”, “Come Back From The Pyre”: l’eterogeneità dei riff viene accentuata da una carica meno aggressiva che porta a rallentare il ritmo e su cui si aprono delle strofe di cantato pulito a calmare le acque, prima di un’ultima esplosione di batteria e urla. Un applausone di stima fa sorridere i Sonum che ringraziano e abbandonano il palco.
Croci rovesciate e teschi vengono disposti sul palco come arredamento, pronti per gli HIEROPHANT, headliner della serata. La formazione romagnola è ormai attiva da più di una decade ed ha fatto tour in ogni dove, tra Europa, America, Australia e sud-est asiatico. Tuttavia gli Hierophant di “Great Mother: Holy Monster” e di “Peste”, entrambi pubblicati da Bridge Nine Records, non hanno praticamente più nulla in comune con la loro proposta attuale: con la pubblicazione di “Mass Grave” per Season Of Mist, nel 2016, ed il successivo EP “Spawned Abortions”, infatti, la band si è spinta nel comporre un death metal bellicoso toccando lidi di furia implacabile, da cui non si può far marcia indietro. Infatti con il nuovo full-length, “Death Siege”, il tutto viene riconfermato puntando principalmente sull’accostamento di intensità e aggressività. Una colonna di fumo viene sparata dal palco, completamente immerso nell’ombra, quando improvvisamente dei sample apocalittici rimbombano dall’impianto della sala e colonne rosso inferno illuminano il palco. Assordanti feedback escono dagli amplificatori, quasi a richiamare il centinaio di spettatori a farsi avanti. Il quartetto di Ravenna fa il suo ingresso sullo stage e inizia lo show unendo “Mortem Aeternam” con “Seeds Of Vengeance”. Urla tenebrose danno il via ad una raffica di blast beat furiosi che non lasciano scampo, fino ad arrivare ad una sezione midtempo, il cui groove fa partire l’headbanging generale tra le prime file. Continuano con “Devil Incarnate” e “Crypt Of Existence” tra un’altra gragnuola di colpi e tremolo picking infuocato. L’energico ‘tupa-tupa’ ai fusti di Federico Leone crea un potente tiro trascinante, innesco perfetto per il pogo di fronte al palco, costante fino al termine dello spettacolo. La macchina del fumo viene costantemente azionata in ogni brano e uno strategico gioco di luci crea un’atmosfera ancora più oscura durante le pause, aumentandone l’intensità. L’esibizione distruttiva degli Hierophant convince molto il pubblico che urla qualche bestemmione tra un brano e l’altro incassandone i colpi, tra ripartenze, ritmi catchy dai rimandi al black metal norvegese e blast vecchia scuola. Il treno di doppio pedale dà quel giusto tocco di groove trascinante, ridotto al minimo per fare spazio alla crudele e bestiale raffica di batteria, sorretta da un muro sonoro, saturo e riverberato. Il pogo ha disperso i presenti lungo tutta la sala ma nonostante ciò, continuano a darsele di santa ragione caricando ancora di più la band, mentre il tremolo picking dissonante di “Death Siege” tocca sonorità nordiche molto acide e scandisce il flow di tutto il brano prima di riassestare un’altra pioggia caotica di blast-beat senza fine con “Nemesis Of Thy Mortals”. Gli Hierophant abbandonano così il palco, mentre i fischi tuonano dalle casse e il pubblico applaude soddisfatto, tra corna al cielo e blasfemie.
Setlist:
Mortem Aeternam
Seeds Of Vengeance
Devil Incarnate
Crypt Of Existence
Spawned Abortions
In Chaos, In Death
Abysmal Annihilation
Death Siege
Nemesis Of Thy Mortals