Serata ad alto contenuto di thrash metal quella in programma al Traffic di Roma, dove la No Sun Music da tempo ha catalizzato l’attenzione di tutti gli amanti del metal estremo a Roma. In programma quindi il tour degli Hirax per la prima volta a Roma, per promuovere il loro ottimo nuovo album “Immortal Legacy”. Ad accompagnarli ci sono i Bonded By Blood, combo californiano come gli Hirax che, fra le giovani leve del thrash metal americano, sono fra le band più convincenti e i Nuclear, altro combo che fa delle percussioni il proprio mantra. Ci sono come supporter locale anche i Methredras, gruppo che ci siamo persi ma che sono stati ampliamenti recensiti sulle pagine del nostro portale più volte. Vi raccontiamo quindi come è sbocciato l’amore fra gli Hirax e il pubblico di Roma, una sorta di “To Rome With Love” in salsa thrash metal però.
NUCLEAR
Arriviamo che i Nuclear stanno finendo il loro set di fronte a pochi intimi, incuriositi dalla presenza di questo combo per la prima volta in Italia. Suonano un trash metal più moderno di chi li seguirà, preferendo adottare strutture chitarristiche più rapide, piene di stop-and-go, con l’approccio vocale che adotta un tono molto arrabbiato e urlato. Ascoltiamo un paio di canzoni del gruppo e alla fine l’impressione che ne ricaviamo è che non ci siamo persi un granché.
BONDED BY BLOOD
Il giovane combo ha ricevuto ottime recensioni sul nostro portale ed è sicuramente fra i più interessanti esponenti della N.W.O.A.T.M., la New Wave Of American Thrash Metal. Il pubblico non è ancora caldo per gli Hirax e quindi tocca a questi quattro mocciosi scaldare a dovere la platea: si parte con “Sheperds Of Rot”, opener del loro nuovo album “The Aftermath” e subito si capisce che i quattro sono gruppo solido, con un chitarrista la cui bravura è inversamente proporzionale alla sua altezza (è basso) e con un frontman dotato di una voce dalle varie tonalità, che si abbandona a vocalizzi spesso e volentieri, ribadendo in sede live quanto ascoltato su disco. Sono giovani, come detto, ma hanno già diversi dischi alle spalle e quindi fra i brani proposti arrivano “Psychotic Pulse”, “Civil Servant” e “Prison Planet”. Il pubblico comincia a partecipare e si scatena quando riconosce la travolgente “Crawling in the Shadows”, tutta percussioni e riff serrati. Prima di chiudere spazio a un classico come “Mind Pollution”, dove si torna indietro nel thrash metal anni ’80. Chiude lo show “The Aftermath”, title track dell’album. Il pubblico ora dovrebbe essere caldo.
HIRAX
C’è grande fomento per la prima volta degli Hirax, un gruppo storico del thrash metal sottovalutato da molti – e non se ne capisce il perché. Inizia lo show con la sola parte strumentale all’opera, creando hype per l’ingresso di Katon W. de Pena, cinquant’anni splendidamente portati e frontman storico dei californiani. Quando sale sul palco si capisce subito che sarà una serata speciale per via della sua maniera di essere frontman carismatico, capace di ammaliare la folla con le sue folli espressioni facciali, con lo sguardo ad occhi spalancati che colpisce. “Hellion Rising”, estratto del nuovo album, ci consente subito di saggiare le ottime abilità dei giovani fratelli Harrison, chitarrista e bassista, che creano una sezione ritmica assieme al neo entrato in formazione, il drummer Mike Vega, il quale dimostra di aver assimilato in fretta e in furia per bene il repertorio Hirax. Neanche il tempo di riprendersi e una devastante “Baptized By Fire” arriva con tutta la sua furia con Katon che urla e si muove come un forsennato, lanciando i suoi classici acuti sui riff nudi e crudi dei fratelli. Ci si esalta tutti quanti sulle note di “Blind Faith”, dall’album “Hate Fear and Power” con Katon che oramai è il dominatore della serata. Parla con il pubblico, dichiara il suo amore per Roma e per il vino rosso (anche se siamo convinti che beva acqua dal suo thermos sul palco, per tenersi così splendidamente in forma mentre i più giovani compagni del gruppo tracannano birra in tranquillità). Il pubblico ricambia l’amore ed esegue tutti i comandi di Katon, che ora si spoglia del suo storico giacchetto borchiato visto che l’atmosfera ora è bella calda. Dal nuovo album arriva la granitica “Black Smoke”, che esalta i vocalizzi del cantante , impegnato per tutto il tempo a dialogare con il pubblico, stringere mani, sorridere continuamente. I brividi arrivano sulla pelle quando si scatena la furia di “Hostile Territory”, percussioni thrash alternate a blast-beat devastanti con il singer a urlare tutta la sua rabbia incessantemente. Il massimo del coinvolgimento si ha con “El Diablo Negro”, pezzo che diventa una sorta di jam session, con la parte centrale del brano che rallenta, si allunga permettendo a Katon di istruire il pubblico sul coro “El Diablo” che poi viene urlato a squarciagola dai presenti. Spazio poi alla follia pura con “Barriage Of Noise”, sfuriata di un minuto cantata praticamente da uno del pubblico visto che il singer offre spesso e volentieri ai fan delle prime fila di partecipare ai brani degli Hirax. Il gran finale, quando un’ora di thrash metal di primissimo livello si è già consumato, vede i classici “Bombs Of Death” e “Assassins Of War” chiudere una esibizione fantastica, che ha consacrato de finitamente l’amore fra Roma e gli Hirax. Il gruppo saluta calorosamente, raccoglie l’abbraccio dei presenti e si sposta direttamente al banco del merchandise per proseguire la storia d’amore appena iniziata con la capitale. Torneranno, dice Katon.