GRAVE
Si può rimproverare ai Grave solo il fatto di aver proposto questa sera gli stessi brani suonati durante il Masters Of Death tour… soltanto l’ordine è stato differente. L’apertura è stata affidata a “Turning Black”, seguita a ruota da “You’ll Never See”. Poi sono arrivate le varie “Burn”, “Soulless”, “Deformed” e tutti gli altri classici, sino alla tipica conclusione con “Into The Grave”. Dicevamo che possiamo rimproverare alla band svedese solo la sua scarsa fantasia, perchè sotto il profilo dell’esecuzione, dell’impatto sprigionato e del coinvolgimento (loro e del pubblico) i nostri si sono confermati una solida certezza e c’è stato di che essere soddisfatti come al solito. Tre quarti d’ora tiratissimi e privi di pause rilevanti, sempre e comunque all’insegna dello swedish death metal più groovy e possente. Da segnalare la presenza di Lord K. Philipson (The Project Hate, God Among Insects) in veste di secondo chitarrista al posto di Jonas Torndal… molto buona sotto ogni punto di vista anche la sua performance.
KRISIUN
Per chi scrive, un bill che prevede i Krisiun esibirsi dopo una band storica come i Grave equivale ad una bestemmia. Puntualizzato questo, bisogna anche dire che il gruppo brasiliano negli ultimi tempi ha migliorato molto sia la sua preparazione tecnica che il proprio songwriting, di conseguenza lo show odierno è risultato molto piacevole e divertente. Alternando badilate come “Murderer”, “Vengeance’s Revelation” e “Vicious Wrath” a tamarrissimi discorsi sulla fratellanza nel metal e sullo spirito undergroud, i Krisiun si sono ben presto guadagnati il favore della folla, che li ha sostenuti per tutta la durata della loro esibizione con un pogo senza esclusione di colpi e stage diving continui. Nemmeno alcuni momentanei problemi con il microfono hanno impedito ad Alex Camargo e compagni di procedere con il loro massacro: in queste situazioni è l’attitudine a fare la differenza e questa sera, in un ambiente ristretto come quello dell’Underworld e con il pubblico a pochi centimetri, il trio brasiliano si è dimostrato un vero animale da palco.
IMMOLATION
Dopo due pregevoli esibizioni da parte di Grave e Krisiun, gli headliner non potevano certo sfigurare e, infatti, in poco più di un’ora gli Immolation hanno dato vita ad uno dei migliori concerti death metal a cui il sottoscritto abbia assistito negli ultimi tempi. Nonostante non siano una band molto attiva sul fronte live, gli Immolation si sono dimostrati una vera e propria macchina da guerra, suonando per oltre sessanta minuti quasi senza soste, non sbagliando una sola nota ed esaltando continuamente i presenti con una presenza scenica di tutto rispetto, che ha messo soprattutto in luce le doti di Robert Vigna, chitarrista impeccabile pur essendo in continuo movimento sul palco. Fenomenale, inoltre, anche il mitico Ross Dolan: abile bassista, ottimo growler e persona assolutamente umile e con i piedi per terra, tanto che ha colto ogni occasione utile per ringraziare crew e support band e per parlare con i fan. Perfetta, infine, la scaletta preparata dalla band, la quale ha spaziato da vecchi classici (“Into Everlasting Fire”, “Here In After”) a nuove perle (“World Agony”, “Passion King”, “Crown The Liar”), passando per alcuni dei brani migliori della parte centrale della discografia (“No Jesus, No Beast”, “Father You’Re Not A Father”). Dunque, una performance con i fiocchi sotto qualsiasi aspetto, che non ha fatto altro che ribadire quanto gli Immolation siano in forma di questi tempi. Cercate assolutamente di non perderveli!