28/10/2012 - IMPERICON NEVER SAY DIE! 2012 @ Land Of Live - Legnano (MI)

Pubblicato il 01/11/2012 da

L’Impericon Never Say Die! è oramai una piacevole tradizione: nato nel 2008, il festival itinerante, sponsorizzato da un grosso negozio online tedesco casa del merchandise ufficiale di moltissimi artisti, porta in giro per l’Europa una selezione dei nomi più promettenti della scena hardcore e metalcore (Parkway Drive, Architects, Despised Icon, Suicide Silence). La formula è quella di un carrozzone dove oltre ai nomi di punta si alternano sul palco una serie di artisti emergenti, che hanno la possibilità di esibirsi in uno showcase e di farsi conoscere al grande pubblico. Da questo punto di vista, il festival ha battezzato giovani come Emmure, The Ghost Inside, Iwrestledabearonce e Deez Nuts. Ovviamente, visto lo sponsor, il lato “merch” è particolarmente sviluppato: nei club viene costruito, a ogni data, un vero e proprio mercatino dove i gruppi mettono in vendita molti più articoli rispetto alla normalità, dando spazio alla fantasia e realizzando incassi da record. Di solito le tappe italiane avevano luogo a Cesena (Vidia) o a Pinarella (Rock Planet), che hanno sempre dimostrato un pubblico molto presente e generoso. La versione 2012 debutta invece a Milano, e in una domenica freddissima viene spostata dal Live di Trezzo al Land Of Live di Legnano. Purtroppo la risposta lombarda non può essere considerata nemmeno tiepida: è proprio gelida; sarà perchè il sabato sono passati nei dintorni Memphis May Fire e Between The Buried And Me con Periphery, sarà perchè i We Came As Romans non sono un headliner appetibile, sarà perchè i milanesi la domenica dopo l’aperitivo si fiondano sul divano… sta di fatto che i paganti sono davvero pochissimi, per un insuccesso che con tutta probabilità andrà a cancellare per sempre il capoluogo meneghino dal routing del tour. Metalitalia.com era presente in ogni caso e, vista la natura del festival, ha deciso di aggiungere al solito report una nota sui pezzi migliori dei vari banchetti, una sorta di “consigli per gli acquisti” su un lato accessorio alla musica che sappiamo essere molto apprezzato.

 

AT DAWN WE RAGE
(USA)
Un live set dubstep composto da live drums più dj? Scelta azzardata che mostra il segno dei tempi. Non li incrociamo nemmeno, ma i presenti ci riferiscono poca originalità (ma dai?) e una tiepida accoglienza da parte dei pochissimi presenti.
Merch: non pervenuto.

THE BROWNING
Synth Metal – Kansas City (USA)
I The Browning hanno il compito di aprire propriamente le danze: visivamente sono il gruppo più metal della serata, e anche il contenuto musicale è uno dei più adatti ai lettori di questo portale. Purtroppo i ragazzotti di Kansas City risultano una copia sbiaditissima dei Winds Of Plague, senza il loro stile e senza una bella ragazza alle tastiere. Non ci sono nemmeno le keyboards a dire il vero: il deathcore generico viaggia su synth che fanno storcere il naso, lasciando molti interrogativi.
Merch: la t-shirt nera con un’orda di Alien disegnati con tratto bianco è davvero notevole.

AT THE SKYLINES
Melodic Post HC – Hunington Beach (USA)
Freschi di contratto con Roadrunner Records, gli At The Skylines ci appaiono davvero giovanissimi; vederli con gli strumenti in mano fa davvero impressione! La tenuta di palco è la seconda cosa che notiamo, unita a una disinvoltura inattesa. La terza scoperta è che uno dei cantanti è assente dal tour, ma forse in questo modo i pezzi del debutto, un po’ pasticciati per l’estremo contrasto tra i vocalist, appaiono più godibili e lineari coi raddoppi in growl effettuati dal chitarrista. Una formazione che dovrà sicuramente crescere, ma che dal vivo risulta molto migliore che su disco.
Merch: in barba alle leggi sul copyright i californiani piazzano sul loro pezzo migliore del banchetto tutti i personaggi de “Il Re Leone” della Disney, con il logo della band e una scritta in basso che recita “I Just Can’t Wait To Be King”. Brillante.

OBEY THE BRAVE
Hardcore Metal – Montreal & Ottawa (Canada)
Li aspettavamo più di chiunque altro, ed eccoli anche in Italia. Posizione bassina in cartellone per quello che per tutti è il progetto di Alex Erian, mai dimenticato ex-Despised Icon. Gli occhi sono tutti per lui, per il suo stile indiscusso fatto di mosse, smorfie, microfoni che girano nelle mani come fossero una rivoltella, New Era, Air Max. I pezzi di “Young Blood” spaccano a dovere, tanto che le prime file si divertono e qualche scalmanato ha l’occasione di farsi un paio di giri di circle pit. Se il frontman è una sicurezza i rimanenti membri del gruppo si dimostrano ottimi taglialegna, abili nelle gang vocals e spietati nei breakdown dal sapore nu metal. Il set dura un soffio, anche se si fa in tempo a suonare quasi gran parte dei brani disponibili. Non vediamo l’ora di rivederli… Anche se sì, i Despised Icon erano un’altra cosa.
Merch: vince a man bassa la crewneck nera che raffigura Eazy-E col palmo sulle nocche, Locs scurissimi e cappello OTB, addobbata con scritta nel font dei NWA e in piccolo il motto “Real Recognize Real”. Tante altre belle cosucce, ma nulla che si avvicini a questa chicca!

FOR THE FALLEN DREAMS
Metalcore – Michigan (USA)
Una band decisamente stravolta da miriadi di cambi di formazione arriva al NSD! con il vocalist Dylan Richter come principale punto focale. Il biondo stasera non è nemmeno all’apice dell’ispirazione, come il resto della sua band: il risultato è una performance noiosetta che non riesce a lasciare il segno, nonostante l’energia profusa. A meno che si trasferiscano in Germania a far da spalla ai continui tour metalcore con 10 date a giro sul suolo teutonico… vediamo nubi oscure sul loro orizzonte.
Merch: la canotta nera con logo da un lato e la scritta “Wasted Youth” dall’altro fa la sua porca figura.

STICK TO YOUR GUNS
Hardcore – Orange County (USA)
Si torna a fare sul serio con gli Stick To Your Guns: una formazione ormai rodata, al contrario di molti colleghi sul palco del Never Say Die!, che vede il principale compositore Jesse Barnett sudare alla grande, ingrassato e incazzato, in quella che sarà una delle migliori esibizioni della serata. La differenza la fanno sia l’attitudine e l’energia, vicine alle teste di serie del movimento, che i pezzi, estratti dal meglio di una carriera ormai decennale. Innesto fondamentale per il successo dell’operazione è sicuramente il bassista Josh James (Evergreen Terrace, Casey Jones), che da musicista navigato non può che alzare il livello. Il suo “bella viga” spezza la tensione al momento giusto, e fa ripartire un set molto conciso e d’impatto. Un gruppo da non sottovalutare.
Merch: la maglia da baseball con maniche nere a 3/4 e corpo bianco colpisce, e fa molto “old school”.

BLESSTHEFALL
Screamo/Christian Hardcore/Metalcore – Phoenix (USA)
Un’accoglienza da veri headliner, quella riservata ai Blessthefall, che in Beau Bokan (nel gruppo dal 2008, a rimpiazzare il Craig Mabbitt oggi negli Escape The Fate) hanno trovato un frontman in grado di catalizzare l’attenzione dei fan. Dopo aver ascoltato gli STYG la svolta è drammaticamente melodica ed emotiva, ma sembra che la prima fila, composta da giovani ragazze che sembrano uscite dagli anni d’oro di MySpace, non aspetti altro. Nessuna transenna divide il pubblico dai suoi beniamini e, vista l’assenza di barriere, gli scambi di affetto sono reciproci. In un simpatico siparietto la band decide di scendere addirittura nel parterre, in mezzo al pubblico, per esorcizzare un vuoto abbastanza imbarazzante, suonando uno dei brani in mezzo ai sosenitori più che eccitati. Un successo.
Merch: impossibile non notare la maglia rosso fuoco che recita “Stage Dive ‘Till You Die”, con caratteri in bianco ben marcato in un font ‘pennellato’.

WE CAME AS ROMANS
Symphonic/Electro/Metalcore – Michigan (USA)
Ve l’abbiamo già raccontato su twitter, e non è una bugia: il DJ del Land Of Live, dopo una selezione notevole di pezzi hip hop tra un gruppo e l’altro, tenta di attirare l’attenzione mettendo il tormentone coreano “Gangam Style”. Incredibilmente, quasi fossimo ad un flashmob, un gruppetto di hardcore kid si esibisce nel balletto idiota! Nel frattempo, Beau dei Blessthefall fa piangere le ragazzine in un meet&greet improvvisato. Qualcuno se n’è già andato a dormire e, visto il totale dei presenti, non è buon segno per gli ultimi ad esibirsi, in leggero anticipo sulla tabella di marcia. I WCAR si presentano in maniera simpatica, tutti a petto nudo e sorridenti. Onestamente non siamo fan della loro proposta, ma dobbiamo ammettere che dal vivo i ragazzi se la cavano bene, grazie all’attitudine scanzonata e gli ottimi scambi tra i due vocalist. Come spesso accade, c’è l’ombra di qualche base di troppo, ma il pubblico è abituato e reagisce abbastanza bene. L’impressione però è che l’headliner sia una delle principali cause del mancato afflusso alla serata: nemmeno lontanamente adatti al ruolo di band principale sul suolo italico, affrontano il locale semivuoto con filosofia, dimostrando di sapersi divertire comunque.
Merch: scegliamo la migliore offerta della serata per il pubblico femminile, una girlie nera con scritta da ‘intaglio sui banchi di scuola’ che recita “What Does My <3 Hold Now?”.

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