01/12/2022 - IN FLAMES + AT THE GATES + IMMINENCE + ORBIT CULTURE @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 06/12/2022 da

Introduzione di Alessandro Elli
Report di Alessandro Elli, Maurizio ‘morrizz’ Borghi e Roberto Guerra
Foto di Riccardo Plata

In queste giornate di fine anno ricche di concerti, non poteva mancare uno show dedicato interamente al metal svedese, con quattro gruppi che ne danno un’interpretazione differente. In apertura, gli Orbit Culture, dediti ad un melodic death metal rispettoso dei canoni, seguiti dal metalcore degli Imminence, sicuramente la band più distante dal mood della serata, per poi passare agli At The Gates, paladini e leggende del tipico suono di Göteborg, che hanno contribuito a forgiare e a cui sono rimasti fedeli fin dal principio, e, in conclusione, i loro concittadini In Flames, altra band storica,  partita da radici comuni ma negli anni spostatasi verso sonorità tra il metalcore ed il groove metal, grazie alle quali ha ottenuto un più ampio successo. Vediamo come è andata!


ORBIT CULTURE
Rompono il ghiaccio gli Orbit Culture, quartetto che espande il melodeath nel DNA svedese con influenze più moderne e groove. Guidati dal frontman e chitarrista Niklas Karlsson, gli apripista lasciano che sia la musica a parlare, con alcuni degli estratti più efficaci della loro breve ma prolifica discografia – dal 2013 hanno pubblicato tre EP e tre album, con un quarto in arrivo per il decennale. L’ultima uscita, “Vultures Of North”, ci mostra il loro lato più industrial, quasi vicino ai Fear Factory nell’incedere spietato sorretto da synth sinistri. Hanno solo una manciata di brani a disposizione ma è chiaro come siano pronti al grande salto, con una proposta personale e riconoscibile che tira in ballo le ‘svedesate’ quanto Gojira, Behemoth o Metallica. Parlando proprio dei Four Horsemen, nella nostra prima esperienza live con gli OC sembra proprio questa la vena più debole, con le influenze nel cantato di “Strangler” un po’ disomogenee rispetto al resto. Buttando un occhio anche al merch, molto ben fatto, la prima impressione è una band da approfondire, che calca il palco in maniera molto sicura e ha un bell’appeal anche per chi apprezza il metal più moderno. Li terremo sicuramente d’occhi. Promossi! (Maurizio Borghi)

IMMINENCE
Si resta in Svezia con gli Imminence, che con un catalogo e una storia simile agli Orbit Culture (nati nel 2012 e con quattro album e quattro EP in catalogo) proseguono la serata sterzando in territori più melodici e con influenze decisamente più aderenti alla prolifica e satura scena metalcore. L’impatto scenico è davvero rilevante: bastano la camicia bianca con bretelle di Eddie Berg (voce e violino) e il kimono (?) nero, i capelli lunghissimi e liscissimi e l’estetica manga di Harald Barrett per attirare l’attenzione e comunicare come gli Imminence vogliano andare assolutamente oltre l’etichetta di genere. Vogliamo essere molto diretti nei loro confronti: per quanto è palese che i Bring Me The Horizon abbiano devastato l’essenza della band e per quanto derivativo fosse il loro sound in “This Is Goodbye”, dobbiamo dire che successivamente il collettivo ha lavorato per fare di meglio, e si vede. Il fantasma dei BMTH resta, è innegabile, ma una “Chasing Shadows”, forse anche per l’apporto del violino, ha sicuramente un sound più maturo, profondo e personale rispetto alle prime pubblicazioni, guarda caso completamente ignorate durante questa breve setlist che pesca esclusivamente dagli ultimi due album. (Maurizio Borghi)


AT THE GATES
Gli At The Gates portano a casa un’esibizione controversa, come da prassi ormai da diverso tempo: andando nel dettaglio, possiamo dire che da un punto di vista puramente strumentale ci siano poche critiche da fare, in quanto tutta la band appare sul pezzo e musicalmente grintosa, anche se ad un occhio attento può trasparire una leggerissima mancanza di entusiasmo effettivo e palpabile, e il motivo è da ricercare nel fatto che una band consapevole di una grave mancanza difficilmente potrà portare a casa il risultato con la stessa fame di chi è convinto al cento per cento delle proprie capacità. Ebbene, il problema in questione è sempre lo stesso, in quanto l’iconico frontman Tomas ‘Tompa’ Lindberg con la voce oramai non riesce proprio a star dietro alla resa musicale generale, indebolendo di fatto anche degli inni immortali del death metal melodico come “Slaughter Of The Soul” e l’immancabile “Blinded By Fear”, anche se fortunatamente il problema si percepisce meno quando subentrano i brani più recenti, composti probabilmente già con la consapevolezza delle condizioni vocali di chi incarna di fatto l’anima stessa della band. La scaletta stessa appare di buona fattura, anche se la chiusura con “The Night Eternal” continua a non trasmetterci la giusta cattiveria degna di un pezzo conclusivo con tutti i crismi, e anche il pubblico pare tutto sommato accogliere con relativo fomento quanto proposto stasera, pur chiudendo più di un occhio sulla performance del buon Tompa. A questo punto ci chiediamo quanto gli At The Gates potranno andare avanti, in quanto è vero che ad oggi il risultato viene portato ancora tutto sommato a casa, ma questo non rende decisamente giustizia ai fasti di una line-up tra le più seminali del suo genere. (Roberto Guerra)

Setlist:
Spectre Of Extinction
Slaughter Of The Soul
At War With Reality
Der Widerstand
To Drink From The Night Itself
Cold
Under A Serpent Sun
Heroes And Tombs
El Altar Del Dios Desconocido
Death And The Labyrinth
Blinded By Fear
The Night Eternal

IN FLAMES
A perfetta conclusione di questa serata tutta svedese, quando arriva il momento degli headliner della serata l’Alcatraz è praticamente pieno, forse non sold out ma ci si va vicini. Accanto agli storici componenti Anders Fridén e Björn Gelotte, sul palco troviamo le recenti acquisizioni a stelle e strisce Bryce Paul Newman e Tanner Wayne, che vanno a formare la sezione ritmica, il tastierista Niels Nielsen, da anni al seguito della band nelle esibizioni live e, soprattutto, la grossa novità Chris Broderick, chitarrista navigato e che può vantare un passato con Megadeth e Jag Panzer. L’inizio è affidato a “The Great Deceiver”, primo brano estratto da “Foregone”, album che la band di Göteborg pubblicherà il prossimo 10 febbraio; il pezzo ha un buon tiro, sullo stile delle ultime uscite, ed è subito evidente come gli In Flames siano una forma più che discreta, con un Fridén particolarmente frenetico ed i due chitarristi che si scambiano più volte la posizione sul palco. Con “Pinball Map” arriva il primo boato del pubblico, e tutti a cantare in coro l’ormai celeberrimo ritornello, situazione che si replica con la successiva “Cloud Connected” e addirittura si amplifica con “Only For The Weak”: è curioso notare come le canzoni che mettono d’accordo tutti, fan della prima ora ed appassionati del nuovo corso, siano quelle più immediate ed in un certo senso facili degli album dei primi anni Duemila, in particolare “Clayman” e “Reroute To Remain”. Ma stasera l’intenzione degli scandinavi è quella di proporre una scaletta che accontenti chiunque sia accorso a vederli, ed ecco perciò una sequenza di pezzi che manda letteralmente in visibilio chi era legato alle loro origini melodic death metal: “Behind Space” (da “Lunar Strain”), “Graveland” (da “The Jester Race”), “The Hive” (da “Whoracle”) e “Colony” (dall’omonimo album) sono pezzi che hanno fatto la storia e che anche suonati da una formazione rinnovata non perdono un grammo del loro fascino. La tenuta vocale del rosso cantante è eccellente, con un lieve calo solo verso la fine del concerto, e apprezzabile è anche la prova di Broderick, un chitarrista sicuramente più invadente di chi lo ha preceduto e con una forte presenza scenica; ottimi anche i suoni (non sempre lo sono stati durante le esibizioni dei gruppi precedenti). Altre due anticipazioni dal nuovo album, “Foregone Pt. 1” e “State Of Slow Decay”, che si fa notare per un apprezzabile assolo, ed una parte conclusiva dedicata a brani relativamente più recenti, tra cui spicca un’intensa interpretazione di “The Mirror’s Truth”. Finale affidato a “Take This Life”, altro brano arcinoto cantato all’unisono da centinaia di persone, a legittimare una prova decisamente positiva per impatto e convinzione. (Alessandro Elli)

Setlist:
The Great Deceiver
Pinball Map
Cloud Connected
Behind Space
Graveland
The Hive
Colony
Only For The Weak
Leeches
Foregone Pt.1
Wallflower
State Of Slow Decay
Alias
The Mirror’s Truth
I Am Above
Take This Life

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