I danesi Iniquity vanno annoverati fra i gruppi più sottovalutati del panorama death metal europeo. Autori nel 1996 del mini-classico “Serenadium”, lavoro tra i più originali usciti in quel periodo in campo death metal, i Nostri purtroppo non sono mai riusciti ad andare oltre lo status di cult band, anche perchè sfortunatamente incapaci di ripetere propriamente l’exploit di quell’opera con i dischi successivi. Scioltosi nel 2004, il gruppo è tornato in vita lo scorso anno con la lineup del validissimo mini-CD “The Hidden Lore” (1998); una reunion organizzata per ricordare il chitarrista/fondatore Brian Petrowsky, scomparso nel 2011, e per regalare a vecchi e nuovi fan un’ultima occasione per ascoltare i vecchi brani dal vivo. L’apparizione all’ultimo Maryland Deathfest è stata sicuramente il momento topico di questa breve rimpatriata, ma crediamo che anche il tour britannico attualmente in corso verrà ricordato con piacere dai Nostri, almeno giudicando dal responso ottenuto in quel di Londra…
UNFATHOMABLE RUINATION
La data inaugurale del tour è in realtà un mini-festival allestito al Black Heart, bar situato a pochi metri dal noto Underworld. Impegni lavorativi ci impediscono però di assistere a buona parte dell’evento: riusciamo infatti a raggiungere il locale solo nel pieno della performance degli idoli di casa Unfathomable Ruination, realtà che ultimamente sta aprendo gli show di qualsiasi death metal band straniera di medio/piccolo calibro che si trova a passare per la capitale. Praticamente, i Nostri suonano più dal vivo che in sala prove e il risultato è davanti a tutti: la band è affiatatissima e ha una presenza scenica sempre più considerevole. Abbiamo ormai una certa difficoltà nel descrivere una performance dei ragazzi, visto che abbiamo assistito ai loro show innumerevoli volte: la setlist è a grandi linee sempre la stessa (del resto il gruppo ha solo un disco all’attivo), ciò che sta cambiando – e migliorando – è appunto l’abilità nel riproporre i pezzi sul palco e la risposta del pubblico, la quale si sta facendo sempre più calorosa col passare dei mesi. I Nostri sono ormai una realtà consolidata da queste parti e questa sera suonano in una sala stra-colma ed esagitata. A partire dal prossimo album, gli Unfathomable Ruination saranno probabilmente in grado di tenere i primi concerti da headliner.
HIDEOUS DIVINITY
I vice-headliner del tour sono i nostri Hideous Divinity, i quali sono stati chiamati a sostituire i russi Katalepsy – bloccati in patria per problemi di visti per l’immigrazione – quasi all’ultimo minuto. Il gruppo ha affrontato alcuni cambi di lineup negli ultimi tempi, ma si presenta comunque ben affiatato e visibilmente felice di avere l’opportuità di suonare davanti ad un pubblico nuovo come quello britannico. Purtroppo dei suoni un po’ confusi hanno a tratti la meglio sulla verve del quintetto di Roma, ma non fatichiamo a cogliere e ad apprezzare gli estratti dal debut “Obeisance Rising”, che anche in sede live dimostrano di avere dosi importanti di impatto e freschezza, nonostante delle strutture poco lineari. Al centro dell’esibizione troviamo il frontman Enrico “H.” Di Lorenzo, capace intrattenitore anche nelle pause tra un brano e l’altro, e il nuovo chitarrista Antonio Poletti, che ricordiamo nella primissima lineup dei Novembre. A questo punto la sala è un po’ meno gremita rispetto a quanto visto durante il set degli Unfathomable Ruination, ma il quintetto ci dà ugualmente dentro, riuscendo a prevalere su una certa freddezza iniziale e sui suddetti suoni/problemi tecnici. Probabilmente il gruppo farà tesoro di queste esperienze live e riuscirà a dare un seguito convincente ad “Obeisance Rising”; magari qualche trama più groovy e diretta da proporre in concerto sarà utile per catturare l’attenzione di coloro con scarsa familiarità con i loro dischi.
INIQUITY
Gli headliner si fanno attendere poco e il pubblico pare apprezzare parecchio tale celerità nel cambio palco, vuoi per la stanchezza che inizia a farsi sentire dopo una giornata di death metal, vuoi, ovviamente, per la smania di vedere finalmente i quattro danesi all’opera dal vivo. Considerata la scarsa notorietà della formazione, perlomeno tra le nuove leve, non avevamo grandi aspettative in tema di affluenza per questa sera, invece la scena londinese ha risposto alla grande, riempendo il Black Heart quasi completamente. Certo, il locale in questione è piccolo, ma è altrettanto vero che da queste parti abbiamo visto suonare band più note davanti ai cosiddetti quattro gatti. Buon per gli Iniquity, quindi, che si presentano iper motivati e pronti a condurre il pubblico in un viaggio a ritroso nel tempo. Destinazione: 1996. La setlist, infatti, è come prevedibile incentrata sui vecchi classici del repertorio: i Nostri passano al setaccio “Serenadium” e “The Hidden Lore” e snocciolano tutte le loro oscure gemme. Dopo un paio di band votate ad un death metal moderno e tecnico, è rinfrescante avere a che fare con qualcosa di più classico e pesante. Nei loro momenti migliori, i danesi ci hanno sempre ricordato una sorta di incrocio fra i Suffocation degli inizi e i connazionali Konkhra (quelli dei primi due album), rivestito però di un lieve afflato atmosferico. Dall’esibizione di questa sera ricaviamo spesso la stessa impressione: il sound è tecnico e tesissimo, ma anche groovy e robusto all’occorrenza. Abbiamo sempre amato il buon gusto dei Nostri nei cambi di tempo e oggi, grazie anche alla carica live, lo assaporiamo in tutto il suo splendore: tra uptempo assassini e rallentamenti pachidermici, i presenti vengono sballottati per tutta la sala e indotti all’headbanging più martellante. Difficile trovare un punto debole nella performance del quartetto: quest’ultimo non brilla certo per presenza scenica (anche l’età che avanza va messa in conto), ma mostra tanta simpatia – in particolare il bassista/cantante Martin Rosendahl – e, soprattutto, suona alla perfezione il proprio repertorio. Difficile trovare un highlight in questo concerto così divertente e ricco di qualità, ma ammettiamo di essere corsi a riascoltare le versioni in studio di “Encysted and Dormant” e “Serenadium” una volta rincasati, tanto l’entusiasmo era ancora alto. Gli Iniquity anche questa sera hanno confermato di non avere intenzione di protrarre la reunion troppo a lungo o di registrare dei nuovi pezzi: probabilmente questa è stata per molti l’ultima occasione di vedere il gruppo live e, per quanto ci riguarda, non avrebbe potuto esserci commiato migliore. Grazie ad uno show onesto e piacevolissimo abbiamo riscoperto una band che ci aveva fatto passare dei grandi momenti nella nostra adolescenza.