Report a cura di Bianca Secchieri
La seconda parte del Winter’s Gate Tour porta gli Insomnium, accompagnati dai compagni di etichetta Tribulation, nel nostro Paese per tre date e noi non ci siamo fatti scappare l’occasione di vedere all’opera le due band presso l’Alchemica Music Club di Bologna, diventato ormai uno dei punti nevralgici dell’offerta live per quanto riguarda il metal nel capoluogo emiliano-romagnolo. Come sappiamo, i finlandesi eseguiranno l’intera suite che compone “Winter’s Gate” – acclamato album uscito nel 2016 – mentre gli svedesi sono freschi di release con “Down Below” (Top Album a gennaio sul nostro portale). Un piatto decisamente ricco, che invoglia i metalhead a fare qualche chilometro nonostante il giorno feriale, giungendo anche da fuori regione per assistere ad una serata all’insegna del death metal melodico.
TRIBULATION
I quattro ghoul svedesi salgono sul palco in perfetto orario e attaccano con “Lady Death”, brano di punta dell’ultimo uscito “Down Below”, scelto come singolo apripista. Seguono a stretto giro l’ottima “Melancholia” e “In The Dreams Of The Dead”, entrambe da “Children Of The Night”. La band appare decisamente in forma, energica ed aggressiva ma allo stesso tempo dotata di una classe che non stentiamo a definire unica. È impossibile staccare gli occhi dal palco, in particolare dall’oscuro folletto che risponde al nome di Jonathan Hultén, efebico chitarrista capace di muoversi con una grazia mai vista su un palco metal. Il pubblico – già numeroso – sembra interessato e incuriosito dalla proposta dei Nostri, ma dimostra di non esserne un esperto conoscitore (sono tante le maglie degli Insomnium tra i presenti e presto sarà chiaro che il pubblico è sostanzialmente lì per loro). Nonostante ciò, la band non si risparmia e il pubblico apprezza. La scaletta proposta dagli scandinavi è varia e attinge da tutti gli album pubblicati, eccezion fatta per il debutto “The Horror”. “Rånda” e “Ultra Silvam” omaggiano il periodo pre-major dei Nostri, che peraltro dimostrano come il materiale proveniente dai diversi dischi risulti omogeneo e guidato da uno stesso filo logico e stilistico. Se il passaggio sotto Century Media fece alzare qualche sopracciglio, così come la scelta di una produzione più raffinata per “Children Of The Night” (che invece resta un capolavoro), è proprio in sede live che i Tribulation sono in grado di sconfessare l’accusa di gruppo costruito che viene spesso rivolta loro. Certo, l’immagine per i Figli della Notte è fondamentale, quanto però lo è da sempre per tantissimi gruppi che non si limitano a comunicare attraverso testi e musica ma scelgono di farlo a tutto tondo, creandosi e portando avanti un determinato immaginario, per quanto naturalmente non nuovo. Del resto, il particolare mix blackened death, heavy classico, suggestioni dark e settantiane, il tutto condito da un’evidente passione per l’horror cult italiano, si sposa a meraviglia con un trucco e uno stile scenico che guarda ai Pentagram così come al David Bowie degli anni d’oro. Il limite rispetto alla questione ‘grande pubblico’ può facilmente essere riscontrato nella mancanza in fase di songwriting di quella forma canzone che prevede ritornelli facilmente memorizzabili. Proprio in questo possiamo dire che i Tribulation non sono cambiati, continuando a privilegiare una struttura atipica e in qualche modo progressive, di non immediata assimilazione. La chiusura del set è affidata alla melodica e ritmata”The Motherhood Of God”. Ottima prestazione che lascia la speranza di poterli (finalmente) vedere ed ascoltare in veste di headliner.
INSOMNIUM
Sono passate da poco le ventidue e trenta quando i vichinghi finnici danno il via al loro attesissimo show: il locale è praticamente pieno e la platea è compatta, in fibrillante attesa. L’accoglienza fin dalle prime epiche note di “Winter’s Gate, Pt. I” (trascriviamo per comodità la suddivisione adottata per ragioni commerciali dalle piattaforme musicali) è grandiosa. Il pubblico canta e scapoccia, rispondendo con goliardico vigore alle bestemmie in italiano che arrivano dal frontman Niilo Sevänen, tra un ‘goodnight Bologna’ e un ‘hello Italy’. Fa un certo effetto per chi – come chi scrive – ha visto il combo finlandese in azione nel lontano 2010, di spalla ai Dark Tranquillity: da allora i quattro ragazzi hanno fatto davvero molta strada, maturando e aggiungendo personalità alla propria musica. Il death metal melodico e piuttosto ‘ministeriale’ dei primi esordi si è tinto di melodie nordiche e una profondità epica non comune, ben evidente soprattutto nei frangenti acustici di “Winter’s Gate, Pt. 4”, ma udibile un po’ in tutto l’album. Entrambi i vocalist – il leader Sevänen e l’ex Sonata Artica Jani Liimatainen (che sostituisce Ville Friman) chitarra e voci pulite – si distinguono per una prestazione ottima, coinvolta e coinvolgente. Poco importa se la band non è fresca di nuove uscite, anzi, il tempo ha permesso agli ascoltatori di metabolizzare e fare proprio l’ambizioso – ed estremamente ben riuscito – disco (ricordiamo che c’è lo zampino di Dan Swäno al mixer, uno da sempre capace di trasformare in oro tutto quel che tocca). Si chiude l’epopea vichinga narrata in “Winter’s Gate”, ma è ancora presto per andare a casa: “The Primeval Dark” e “While We Sleep” (che molto deve agli Amon Amarth) si confermano tra i brani più amati dai fan, nonché ottimi anthem. Si va ancora più indietro nel tempo con “Down With The Sun” e “Weather The Storm”, che riescono a tenere sempre alto il livello di partecipazione dei presenti. “Only One Who Waits” funge da addio ed arrivederci. Si chiude così un’esibizione intensa, che ci lascia un’opinione più che positiva di una band che appare sincera e genuina, oltre che in sicura crescita. Per fortuna gli anni di esperienza e il susseguirsi delle uscite discografiche non sempre finiscono per viziare la verve compositiva o snaturare il sound originario del gruppo: a volte, ed è questo il caso, si assiste ad un autentico salto in avanti sul piano della creatività. A prova della loro versatilità, il pubblico degli Insomnium – vasto ed affezionato – è composto da ragazzini come da vecchi metallari, classici ‘insospettabili’ e amanti del pagan/folk. Una bella serata, che ci lascia soddisfatti e curiosi di ascoltare il nuovo materiale.