10/12/2014 - INTER ARMA + MANTAR @ Lo-Fi - Milano

Pubblicato il 12/12/2014 da

A cura di Davide Romagnoli

Anticipazione del caldo clima natalizio mica male per il dieci dicembre a Milano. Da un parte i Mastodon al Fabrique, dall’altra gli Inter Arma al Lo-fi. Questa che segue è la testimonianza del lato underground che passa di fianco alla stazione di Rogoredo e si mischia ai suoi binari ferroviari con la stessa consistenza del suo essere ferro e ruggine. Reduci dalla ri-produzione di alcuni brani scritti prima di “Sky Burial”, come ci racconta il mite Mike Paparo allo stand del merch, quelli convogliati nella monolitica traccia del nuovo Ep “The Cavern”, il quintetto della Virginia si prepara a rendere conto del fatto che i pochi presenti (avendo in molti scelto il lato “mainstream” della serata metal milanese) avrebbero dovuto godere del pugno chiuso delle armate “blackened sludge” della nuova generazione. “Entrata ridotta se si è in possesso del biglietto Mastodon”, recita l’ultimo post della loro pagina Facebook. Pochi presenti. Occhi chiusi. Si comincia.

 

 

INTER ARMA - Lo-fi Milano - 2014

 

MANTAR
Batteria e chitarra di sapore tedesco introducono in medias res la serata. Black metal, doom e Black Flag si mischiano nel pugno di canzoni proposte da Hanno e Erinc, dentro fino al midollo nel proprio pestare duro, diretto, incazzato, sporco, senza fronzoli. Oltre ad esperienze punk-hardcore, si sente l’eco dei Darkthrone e dei Melvins, ancora più sporchi, minimali e rabbiosi, come lo stile berserk da cui prendono la filosofia. Se in “Death By Burning” non si sentiva più di tanto la mancanza di alcunchè in fase di botta sonora, in sede live qualcosa sembra mancare; e la rabbia forsennata di Hanno e le botte da orbi di Erinc non bastano, se non per un pugno di applausi sparuti.

INTER ARMA
La lunga intro pinkfloydiana di “The Long Road Home” immortala una presentazione che sembra provenire direttamente dal dvd “Live At Pompeii”. Opener immancabile in ogni loro set degli ultimi tempi, la traccia sembra donare un’aurea mistica e psichedelica che sembra ricordare i sentori di Sleep e Yob, soprattutto all’entrata del forsennato Paparo, che simula ritmicamente ogni cambio di batteria con la sua fisicità prorompente, la sua ugola graffiante e i suoi occhi assatanati. Le composizioni richiamano quasi interamente l’ottimo “Sky Burial”, soprattutto “The Survival Fire”, dove la gonfia mammella black metal da cui i giovani si sono nutriti offre effluvi di rumore e frustrazione, che si integrano agli stacchi -perfettamente fluidi- della malinconia più propriamemente figlia dei Neurosis. “Chi non ascolta i Neurosis?” ci dicono i ragazzi prima del concerto. E con tutta l’umiltà con cui una delle band autrice di uno dei migliori lavori in ambito metal underground dello scorso anno, gli Inter Arma trasformano con maestria e passione il palco del Lo-fi in un campo di battaglia psichedelico e fumoso, dove la ruggine delle spade si mischia al sangue degli eserciti caduti, e la tempesta tormenta il suo terreno fatto di fango e ferro, tra le urla e il rumore dello sferragliare delle armi, il tutto davanti ad una trentina di fedeli. Impassibili. Immobili. Dentro fino in fondo. Una processione intima di quarantacinque minuti, ma non per questo meno sacrale e profonda, dove il doom si mischia col black metal, che si fonde con lo sludge; e il fumo della psichedelia anni ’70 lo si respira nell’incenso che brucia dietro il maestro Childers.

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