06/12/2013 - ISAAK @ ControSenso Club - Prato

Pubblicato il 10/12/2013 da

A cura di Claudio Luciani

L’hinterland fiorentino concede un numero sempre crescente di eventi interessanti, che volgono l’attenzione alle più disparate branche dell’heavy metal e del rock duro: la sera del 6 dicembre, a una settimana dall’incendiaria prova dei Cripple Bastards, sono gli Isaak (già noti in passato come Gandhi’s Gunn) ad occupare le sale del ControSenso di Prato mentre, in modo piuttosto sorprendente, l’apertura del concerto è stata affidata ad una band del tutto fuori contesto, gli Eleim, i quali hanno proposto un metallo classico e graffiante, ma anche molto ingenuo nel songwriting e nella presenza scenica (tuttavia si tratta di ragazzi molto giovani con chilometri di strada – eventualmente – da percorrere). Come nostro solito, vi invitiamo ad approfondire la questione per mezzo del nostro report: buona lettura!

ISAAK - Flyer - 2013

Dopo averli portati sulle nostre pagine e averli intervistati, eravamo molto curiosi di vedere gli Isaak dal vivo, portando a chiusura un “triplete” (recensione – intervista – live report) lungo un anno. L’esibizione si apre con “Breaking Balance”, arrovita come da disco ma violenta più del solito a livello ritmico: capiamo subito che la band fa sul serio e quando si arriva al passionale refrain ci accorgiamo – meglio che su disco – di come quest’ultimo danzi su accordi saturi di vita fiammante, tanto da lasciarci scorrere morbidi sulla sua calda risacca. La successiva “Under Siege”, invece, ci strattona tra le visioni rock del gruppo, montando una muscolatura à la Black Label Society su uno scheletro kyussiano, e chiarisce definitivamente che i cardini su cui il concerto articolerà le proprie movenze saranno i seguenti: un’inaspettata quanto gradita verve live di Giacomo Boeddu (cantante), che attira su di sé le attenzioni liberando la band da necessità sceniche, lasciandola godere della propria efficace essenzialità; il coinvolgimento operato dalla band nei confronti di un pubblico per lo più “vergine” della loro musica, come testimonia lo scambio di battute avvenuto tra pubblico e cantante in più di un’occasione; un’acustica mozza, infine, che purtroppo intacca le frequenze auditive su cui la band è solita operare. La prestazione degli Isaak si sviluppa come un crescendo sudato e muscolare di vibrazioni torride, il basso impressiona per piglio desertico mentre la chitarra declama la sua fisicità, improntata da riff che alternano esplosioni a pozzi frequenziometrici: dal vivo potrebbe ricordare l’accezione più rock dei Mastodon. La scaletta della serata propone “The Longer The Beard The Heavier The Sound” quasi per intero e rimaniamo particolarmente colpiti dall’esecuzione dei pezzi più rilassati, letteralmente caramelle al titanio, che coinvolgono grazie ad una resa convincente nonostante tutto; esattamente come ci aspettavamo la musica degli Isaak spiraleggia cavandoci la mente dal corpo, lubrificata sapientemente dall’ingestione di qualche bevanda alcoolica, fino a che “Haywire” ci dà la sveglia, sublimandosi in un assolo scarno di ritmiche e voci: i tempi sono maturi per la cover, in nostra opinione superlativa, di “Wrathchild”, la quale conserva i muscoli dell’originale e li dopa con un bell’apporto di THC, mentre “Rest Of The Sun” pare capace di smuovere un menhir, procedendo possente e gonfiata da un assolo breve cui seguono soluzioni di sabbathiana memoria. Gli Isaak ci hanno preso gusto e offrono una prova compatta, priva di sbavature, così da giungere alla chiusura affidata a due canzoni tratte dal primo EP ma rimesse a nuovo in tempi recenti: “Isolation”, che mostra lineamenti kyussiani ancor più marcati e che potrete (ri)trovare sulla versione di “The Longer The Beard The Heavier The Sound” targata Isaak, e “23 Bodies”, un rock’n’roll cresciuto a sativa presente anche su “Thirtyeahs”, seguito da una coda strumentale psichedelica svanente in un fadeout molto cinematografico.

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