A cura di Loredana Miele
Sfidando ogni buon senso nei confronti degli esodi pasquali ci siamo messi al volante per andare ad assistere per voi all’attesa data romana del Ghost of The Spring Tour, partito all’inizio di questo mese in supporto all’ultima fatica in studio dei Katatonia, lo stupendo “Viva Emptiness”…
VISIONS OF ATLANTIS
Alle 20 da poco passate l’Alpheus è già presidiato da un piccolo gruppo di persone, appostato davanti all’ingresso in trepidante attesa per questa data romana del tour dei Katatonia… i cancelli vengono aperti intorno alle 21, e già l’affluenza del pubblico sembra stabilizzarsi sulle poche centinaia di persone. Un’ora dopo ecco, puntuali, salire sul palco i Vision Of Atlantis, emergente gruppo austriaco symphonic-power metal (con doppia voce, maschile e femminile) la cui presenza in questa sede si rivela fin dalle prime battute assai discutibile, non tanto a livello esecutivo – la band sembra infatti essere composta da musicisti piuttosto validi – quanto per l’assoluta mancanza di originalità della loro proposta. Del tutto simili ai più famosi colleghi Nightwish, questi ragazzi catturano l’attenzione di qualche decina di teste in prima fila più con la presenza della cantante Nicole Bogner – peraltro assai poco dotata anche come frontgirl – che con la loro musica, che finisce purtroppo con lo spazientire la maggior parte del pubblico con la monotonia di pezzi che si somigliano troppo l’un l’altro, e che risultano per questo decisamente prolissi, per di più penalizzati da suoni molto poco curati. Dispiace, del resto, vedere tanta energia sprecata così, in mano a nuove leve potenzialmente davvero valide in un ‘tentativo musicale’ che non propone nulla di nuovo e che non ha praticamente nulla da dire.
FINNTROLL
Lo show dei Vision Of Atlantis si conclude quindi con un sospiro di sollievo da parte dell’uditorio, che ora si prepara alla calata black-folk dei Finntroll, in tour per presentare l’imminente uscita del loro terzo lavoro in studio, “Visor om Slutet” – tour tenacemente portato avanti nonostante la recentissima scomparsa del chitarrista e membro fondatore Teemu “Somnium” Raimoranta (ex Impaled Nazarene, tra l’altro). In barbarica tenuta, dunque, i sei di Helsinki esplodono in uno show di granitica semplicità, con una valanga sonora che infine trascina con sé buona parte del pubblico dell’Alpheus, tra momenti di assoluta brutalità e inserti di polka finlandese che fanno ballare fino allo sfinimento tutte le prime file (c’è spazio, addirittura, per un ironico omaggio all’Italia con qualche giro di tarantella napoletana!). I Finntroll, del resto, tengono il palco con rodata esperienza da open air, e non si fermano un attimo fino alla fine del tempo che viene loro concesso… i fan accorsi per assistere alla loro performance (c’è stato chi ne ha cantato – in finlandese! – ogni pezzo e chi, dopo, è andato in giro urlando di aver visto Odino durante lo show…), quindi, si allontanano soddisfatti alla fine del gig, ancora cantando allegramente i motivi tradizionali finlandesi appena eseguiti dalla band, mentre si attende l’arrivo degli headliner in un clima di rinnovato entusiasmo.
KATATONIA
La mezzanotte passata già da un po’, si spengono infine le luci e una brevissima intro accompagna l’entrata dei cinque svedesi, che aprono il concerto con “Ghost Of The Sun”, opener del nuovo, stupendo lavoro “Viva Emptiness”. Il pezzo si rivela un’efficacissima apertura, e già tutto il pubblico è pronto a consumarsi le corde vocali con la successiva “Teargas”, singolo tratto dal precedente album, e con le più datate ma ugualmente apprezzate “I Break” e “I Am Nothing” (pietre miliari della discografia della band rispettivamente tratte da “Discouraged Ones” e “Tonight’s Decision”). Lo show da qui in avanti inizia a farsi intenso e, nonostante l’assoluto silenzio di Renske e soci tra una canzone e l’altra, il mood proprio della musica della band ha ormai invaso il cuore e l’anima del pubblico, che ora ondeggia ad occhi chiusi cantando ogni singolo pezzo, ora urla scatenato senza alcun freno. I nostri appaiono del resto in buona forma, specialmente Nystrom che svolge un ruolo fondamentale per la riuscita del pathos dello show, là dove invece Renske delude un po’ per una prestazione che inizia a calare un po’ di tono già verso il quinto-sesto pezzo. Cominciano, così, a piovere sul pubblico le indimenticabili creazioni che hanno contribuito a creare il marchio Katatonia, a partire da “Sweet Nurse”, passando per la recente “Sleeper”, per finire poi con le meravigliose “Tonight’s Music”, “For My Demons”, “Chrome” e “The Future Of Speech”, canzone con la quale lo spettacolo raggiunge certamente un culmine di intima intensità.
La chiusura viene infine affidata a due perle dell’ultimo album, “Complicity” e, sopratutto, “Evidence”, decisamente la punta di diamante di questa ultima fatica, forse una delle più belle canzoni di tutta la carriera della band. Le scelte della scaletta vengono del resto apprezzate con tale entusiasmo che il pubblico non smette di richiamare sul palco i Katatonia per tutta la durata della breve pausa prima degli ultimi (canonici) due encore… il silenzioso (!) Renske ritorna di nuovo allora alla carica con “Deadhouse” (altro momento indimenticabile di “Discouraged Ones”), e con la finale “Murder”, vero e proprio colpo di grazia sotto il quale gli astanti esplodono con le ultime energie che le precedenti song hanno loro lasciato in gola, e con il quale la voce di Renske risorge improvvisamente in tutta la sua violenta, sofferente rabbia. Il live è così concluso, con grande soddisfazione di chi è accorso anche da città non poco distanti dalla capitale nonostante le difficoltà dovute all’esodo pasquale…. sforzi ripagati da uno spettacolo tagliente e, come già detto, intenso, che certamente ha colato un momento da ricordare nell’animo di tutto il pubblico che vi ha assistito.