Report a cura di Marco Gallarati
Foto di Francesco Castaldo
Molto atteso, soprattutto alla luce (o all’ombra?) di un disco quale “Night Is The New Day”, il classico album che riesce a dividere critica e fan, il ritorno nel Belpaese degli svedesi Katatonia, ormai una delle più fulgide realtà del panorama dark-gothic metal e – perchè no? – alternative rock. Oltre alla curiosità di tastare il polso ai brani nuovi del combo scandinavo, non da poco è stato il richiamo della formazione rinnovata, orfana dei fratelli Fredrik e Mattias Norrman, due perdite piuttosto problematiche a cui sopperire, almeno a giudicare senza il senno di poi. L’Alcatraz in versione B – appena entrati un deserto! – è la venue predisposta ad ospitare la prima delle tre date dei Katatonia in Italia, accompagnati da due ottimi support-acts, i finnici Swallow The Sun e i tedeschi Long Distance Calling. E nella desolazione di un locale che poi però non esiterà a riempirsi, eccoci pronti a visionare gli opener appena citati…
LONG DISTANCE CALLING
Sapevamo già di quanto fossero interessanti i Long Distance Calling, grazie alle spettacolari prove offerteci attraverso l’enigmatico demo “Dmnstrtn” e i full “Satellite Bay” e “Avoid The Light”, ma mai ci saremmo immaginati un coinvolgimento tale da una band quasi interamente strumentale! I cinque pezzi proposti, tra malinconici e strazianti arpeggi, esplosioni groovy travolgenti e ricercatezza sopraffina, hanno proiettato un’audience in lento crescendo in un affascinante mondo di nebbia e sogno. E ciò che più ha stupito, in verità, è stato l’impatto che i cinque tedeschi hanno dal vivo, silenziosi e concentrati ma sempre in movimento e fluidi nel seguire gli ondeggiamenti della loro musica. Bravissimo il batterista Janosch, in grado di dettare i tempi ai suoi compari con un’autorità quasi tangibile, mentre a presentare i pezzi e ad interagire col pubblico ci ha pensato il chitarrista Flo. Siamo davvero convinti che non un solo presente allo show possa contestare qualcosa ai Long Distance Calling, un gruppo che sicuramente ha lasciato un segno tangibile di sé. Ottimi.
SWALLOW THE SUN
Pur non avendo inventato quasi niente in un genere che ha dato il meglio di sè nei gloriosi anni ’90, i finlandesi Swallow The Sun sono probabilmente il nome più di spicco della nuova ondata di band dedite al death-doom metal. Chiaro quindi come siano buoni attenzione e responso del pubblico nei confronti di un gruppo che ha puntualmente mostrato la sua bravura ed il suo impatto anche in sede live. Ovviamente non ci si aspettavano grandi movimenti da parte di una formazione che fa della freddezza, sia musicale sia attitudinale, la sua costanza, ma la performance è certamente risultata piacevole, ben trainata dalle ispirate vocals di Mikko Kotamaki. “These Woods Breathe Evil”, opener dell’ultimo nato “New Moon”, ha aperto le danze di uno show durato tre quarti d’ora e durante il quale gli Swallow The Sun hanno spaziato elegantemente tra la loro discografia, dando spazio soprattutto al già citato ultimo lavoro (“Sleepless Swans” e “New Moon”) e tornando indietro fino allo stupendo “The Morning Never Came”, con l’esecuzione della title-track e di “Swallow”. Insomma, si arriva all’ora dei Katatonia già ben soddisfatti di come la serata si sta evolvendo. Adesso sotto con gli headliner!
KATATONIA
Come scritto nell’introduzione, la decisione dei fratelli Norrman di abbandonare i Katatonia – per quanto riguarda il chitarrista Fredrik è ora chiara l’intenzione di riportare in vita gli October Tide – ha posto svariati dubbi sull’approccio live della band svedese. Ebbene, fin dalle prime note dell’iniziale “Forsaker”, per chi scrive sprecata suonata come pezzo d’apertura, si è subito capito che i due sostituti, Per ‘Sodomizer’ Eriksson alla chitarra e Niklas Sandin al basso, hanno non solo la capacità tecnica per far parte del gruppo ma anche un’attitudine decisamente più metal e aggressiva on stage, che pare portare benefici anche ai due leader storici dei Katatonia, Anders Nystrom e Jonas Renkse, il primo ‘quasi tarantolato’, il secondo prodigo di ringraziamenti e sorrisi, nonostante una panza ormai sempre più notevole. Reduci dalla sconfortante visione dello show dell’estate scorsa al Summer Breeze, dove i ragazzi ci proposero un pessimo spettacolo, vederli così in forma e vogliosi di suonare questa sera è stata una vera boccata d’aria. Passando alla setlist, si nota subito l’assenza di brani tratti dalla prima parte di carriera dei Katatonia e, se il growl di Renkse è ormai poca cosa, forse è meglio così; parecchi i pezzi estratti dall’ultimo “Night Is The New Day”, fra cui segnaliamo l’ottima resa di “The Longest Year”, chiaro segnale che la band crede molto nel nuovo materiale, ed in effetti quest’ultimo, pur risultando meno immediato del resto, dal vivo guadagna in vivacità e impatto. Bella sorpresa l’esecuzione di “Saw You Drown”, unico brano da “Discouraged Ones”, mentre piccola delusione per il taglio di “For My Demons”, prevista in scaletta ma inspiegabilmente non eseguita. Il top dello spettacolo, però, si è inevitabilmente raggiunto con le riproposizioni delle canzoni tratte da “Last Fair Deal Gone Down”, “Viva Emptiness” e “The Great Cold Distance”, i lavori che hanno proiettato i Katatonia nella dimensione attuale: “Teargas”, “Wealth”, “July”, “Criminals”, “Evidence”, “My Twin” e i due bis “Dispossession” e “Ghost Of The Sun” hanno fatto cantare tutta la platea dell’Alcatraz, in un crescendo di emozioni e sensazioni. Ottima prestazione, quindi, per i Katatonia: nulla da eccepire stavolta e già ci troviamo succubi della voglia di rivederli…
Setlist:
Forsaker
Consternation
Liberation
Day And Then The Shade
Onward Into Battle
Soil’s Song
Wealth
Teargas
Saw You Drown
Idle Blood
My Twin
The Longest Year
Criminals
July
Evidence
Tonight’s Music
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Dispossession
Ghost Of The Sun