A cura di Mattia Alagna
Ah, gli allineamenti dei pianeti. Succedono poco, ma quando succedono vale sempre la pena sventolarli ai quattro venti. Se la Profound Lore Records di Chris Bruni e la Deathwish di Jacob Bannon hanno deciso di puntare tutto su due band come i Deafheaven e i Ken Mode quest’estate e spedirle in tour insieme, significa che Metalitalia.com ci aveva visto lungo e che i due Hot Albums proposti poco tempo fa per le due formazioni non erano certo il frutto di un ascolto casuale, ma una bella e piacevolissima scoperta rappresentata da due album tremendi (“Road To Judas” per i black-screamers di San Francisco e “Venerable” per i noise-rockers di Winnipeg) che l’Italia non poteva non conoscere. Scenario per questo live dalla qualità “raddoppiata” è lo storico Elbo Room di San Francisco, forse uno dei pochi “saloons” ancora rimasti in attività negli Stati Uniti e luogo che vince il premio come locale più buio e peggio illuminato della Bay Area e forse del mondo. Setting perfetto per lo shoegaze annerito dei Deafheaven. I Ken Mode invece si sono portati una paio di lampade alogene da casa. No, sul serio.
DEAFHEAVEN
I Deafheaven sono cinque nerd in camicette e riga dei capelli da un lato la cui età media appare immediatamente molto bassa. L’aspetto da “new sensation”, insomma, ancora ce l’hanno tutto e l’atteggiamento da debuttanti sembra infatti del tutto inscrollabile. Ma è normale per dei ragazzi così giovani che si affacciano sul circolo dei tour su vasta scala per la prima volta, sotto l’ala di “road-dogs” leggendari come i Converge. La musica dei Deafheaven dal vivo si affida tutta al volume, al contrasto melodia-impatto e alla performance del frontman George Clarke. La band srotola bene il proprio black metal intriso di shoegaze e post-rock, mentre Clarke cambia faccia alla band praticamente in presa diretta, introducendo quei tratti screamo e quasi emo (nel senso più positivo del termine ovviamente) sognanti, tormentati e adolescenziali che contraddistinguono il giovane combo di San Francisco. La prestazione del vocalist è buona e intensa, ma certi atteggiamenti sul palco veramente troppo teatrali e drammatici sembrano aver dato al suo liveset e a quello dei suoi incolpevoli compagni una vena un pochino pacchiana e parossistica. Ma questo sembra essere più un tratto di tipicità della band più che un difetto, e la musica ne è uscita comunque del tutto intoccata. Musica dei nostri che in realtà è semplice e lineare e si affida a riff black forsennati che viaggiano sulle stesse note per tempi assai sostenuti, per poi cambiare ritmica completamente e aprirsi in cangianti e angelici arpeggi post-rock oppure in breakdown sludge metal monolitici. Il gioco di chiaro-scuri compositivi proposti è l’arma vincente della band, più che le capacità tecniche o compositve in sé, che per la verità sembrano ancora ridotte e immature. Questo tratto durante l’ascolto dei loro dischi non trapela, ma dal vivo è evidente. Situazione del tutto normale comunque per una band che sta ampiamente al di sopra della media se si pensa alla inesperienza che ancora li caratterizza e alla strada che ancora hanno da fare, cosa che rende questo gruppo ancora più eccitante e interessante. Performance la loro, insomma, di assoluto rispetto e che fa ben sperare per il futuro. Da non perdere assolutamente.
KEN MODE
Sul trio noiserock canadese, invece, c’è poco da dire perchè per loro parlano solo i fatti. I Ken Mode sono autori di un set in cui il cazzeggio e il teatralismo non esistono. D’altronde, questi tre noiserockers sono in giro dagli anni Novanta e hanno alle spalle una carriera che ormai è da veterani veri e che è incentrata su un atteggiamento quasi esclusivamente hardcore e “stripped down”. Zero fronzoli e dritti al sodo insomma. Solo pura serietà e pura violenza per la band canadese guidata dai due fratelli Matthewson, che non hanno voluto fare sconti a nessuno. Il trio, in ottima forma, è stato autore di un set polverizzante e compattissimo, che ha attinto per lo più dall’ultimo, ottimo, “Venerable”. Forse ancora più metallici ed estremi che su disco, il trio di Winnipeg dal vivo fa esattamente quello che promette, ereggendo uno scorticante muro di noise-rock, hardcore e sludge metal che farebbe la gioia di qualunque fan degli Unsane, dei Today Is The Day e dei Neurosis. Incredibile come il cantante Jesse Matthewson, con la voce ridotta ad un lumicino per via di un tour estenuante, abbia ruggito come un leone per oltre un’ora sbattendosene di tutto. Attitudine da veri bulldozer, quindi, e ignoranza da vendere a metri cubi. La band sarà all’Hellfest questa estate e poi probabilmente in Italia, ragion per cui chi ama i suoni sopracitati non potrà fare altro che seguire i movimenti del gruppo noisecore migliore del momento.