27/03/2013 - KETZER + TRIBULATION + ALCHEMYST + VENENUM @ Blue Rose Saloon - Bresso (MI)

Pubblicato il 01/04/2013 da

A cura di Giacomo Slongo

Continua senza sosta la fortunata tradizione concertistica del Blue Rose Saloon di Bresso (a pochi chilometri dal capoluogo lombardo), che dopo avere ospitato formazioni del calibro di Sadistic Intent, Absu e Cruciamentum, cala un nuovo, stratosferico poker con protagoniste alcune delle realtà più in vista del circuito underground europeo: i tedeschi Venenum, Alchemyst e Ketzer e gli svedesi Tribulation, autori di uno dei dischi migliori (IL migliore in assoluto, a detta di chi scrive) degli ultimi tempi, quel “The Formulas Of Death” già promosso a pieni voti sulle nostre pagine e disponibile nei negozi da una manciata di settimane. Poteva Metalitalia.com sottrarsi ad una simile scarica di pesantezza, blasfemia e violenza tout court? Giammai! E’ tempo di acquistare un biglietto di sola andata per gli Inferi…

Tribulation - flyer tour - 2013

VENENUM

… Inferi che sembrano materializzarsi di fronte ai nostri occhi non appena i Venenum, in assoluto silenzio ed avvolti da una cortina di nebbia impenetrabile, si presentano sul piccolo palco del Blue Rose Saloon. Il quartetto – attivo dal 2008 e con alle spalle un EP pubblicato dalla connazionale Sepulchral Voice (Charon, Necros Christos, Grave Miasma) – è artefice di un death metal spaventosamente cupo ed opprimente, imbastito sul riffing liturgico/ossessivo delle chitarre e sul rantolo catacombale del cantante F.S.A., per un risultato non molto distante dagli Incantation di “Mortal Throne Of Nazarene” e dai Morbid Angel di “Altars Of Madness”. Nessuna speranza, nessuna luce in fondo al tunnel… La sensazione di soffocamento durante lo show è ineluttabile, accentuata dal lavoro ininterrotto della macchina del fumo e dai suoni vomitati dagli amplificatori, densi e melmosi quanto una colata di acque putride dello Stige. La testa ci scoppia ed arriviamo quasi a dire “basta”, ma di fronte alle trame catartiche di “Sacrosanct Transcendence” e “Lunar Tombfields” rimaniamo affascinati al punto da non abbandonare la sala concerti per tuffarci – corpo e mente – nel buco nero spalancatosi sotto i nostri piedi, in un maelstrom di colori e visioni perverse. Senza ombra di dubbio, una delle performance più malvage degli ultimi mesi.

ALCHEMYST

Dopo un soundcheck più lungo e difficoltoso del previsto, è la volta degli Alchemyst, enigmatica formazione balzata agli “onori della cronaca” per essere stata invitata a partecipare ad importanti festival quali il tedesco Party.San o il danese Kill-Town. Come nel caso dei Venenum, il quartetto non proferisce parola, né tanto meno prova ad aizzare il pubblico, lasciando che sia solo ed esclusivamente la propria musica a parlare, in un susseguirsi di litanie occulte, silenzi angoscianti e ripartenze black/death da capogiro. Peculiare, a questo proposito, è la voce del cantante/chitarrista Inkantator Koura, che rifugge dalle tipiche urla abissali o strazianti del genere per abbracciare una salmodia dal sapore negromantico… Scelta insolita ma che ci sentiamo di premiare sotto ogni punto di vista. La performance prosegue sulle note di “Okkvltista” e “Temple Of Medusa” – fulgidi esempi di disorientamento spazio-temporale – per poi sfociare nel climax di “Oracle Of The Dead (Nekromanteion Pt.III)”, dieci, ipnotici minuti che pongono la parola “fine” alla messa nera della band. Non suoneranno musica da tutti giorni, ma questa sera i Nostri ci hanno convinto senza indugi. Continueremo a seguirli.

TRIBULATION

“Spirits from the other side…”

Inutile tentare di nascondersi dietro un dito, il motivo per cui abbiamo deciso di presenziare a questa serata dalle tinte putrescenti sono loro, i Tribulation, ad oggi uno dei migliori esponenti del panorama death metal svedese, europeo e – perchè no – mondiale, forti di uno stile irresistibile e con un disco strepitoso, il già menzionato “The Formulas Of Death”, sulla bocca di moltissimi appassionati. Basta dare una rapida occhiata ai Nostri per capire che la loro performance, anche sotto il profilo visuale, sarà di prima categoria, con ossa di animali ed incenso ad abbellire la scena, look “nerovestito” – agghiacciante quello del chitarrista Jonathan Hultén, femmineo e psicotico – e face painting. Al quartetto sono sufficienti poco meno di sette minuti – il tempo di sciorinare sulle teste degli astanti la spettrale “When The Sky Is Black With Devils” – per polverizzare le formazioni che lo hanno preceduto, sfoderando in rapida successione i propri assi migliori: dal drumming fluido e fantasioso della “new entry” Jakob Ljungberg, passando per il riffing affilato delle chitarre, allo screaming pestilenziale del frontman Johannes Andersson… I Nostri sembrano in preda ad una possessione demoniaca, completamente rapiti dalle atmosfere orrorifiche della musica. Seguono “Wanderer In The Outer Darkness”, la doppietta “Beyond The Horror”/“The Vampyre” (unici estratti dal debut album “The Horror”) e “Rånda”, prima di avviarsi alla conclusione affidata ad “Ultra Silvam” e “Apparitions”, portentosa suite di tredici minuti che, tra scorribande death/thrash ed omaggi agli intramontabili Goblin, sigla nel migliore dei modi uno show di rara intensità e malevolenza. I volti increduli e soddisfatti dei presenti valgono più di mille parole: mattatori indiscussi della serata.

“…Hollows in the tides of time.”

KETZER

Difficile, se non impossibile, per i Ketzer esibirsi dopo i Tribulation e sperare di ottenere lo stesso riscontro da parte del pubblico. In molti – ahinoi – cominciano ad abbandonare il locale, lasciando i tedeschi ad esibirsi di fronte ad un numero sempre più sparuto di spettatori. Grezzo, marcio e decisamente poco cerebrale, il sound del quintetto si inerpica sui conosciutissimi sentieri del black/thrash tardo ottantiano, ponendo i propri accenti su una sezione ritmica robustissima e sul riffing tanto derivativo quanto ispirato delle chitarre. Musica semplice e senza la benchè minima pretesa, insomma, suonata per il piacere di fare “casino” e buttarla il più in fretta possibile in caciara, come dimostrato dal piccolo pogo venutosi a creare dopo una manciata di brani. Notevole, a questo proposito, la presenza scenica del frontman Infernal Destroyer (la sobrietà prima di tutto, ricordate?), abile nel tenere in pugno la platea e dotato di uno screaming ferocissimo, “in palla” per tutti e cinquanta i minuti trascorsi sul palco. Le canzoni vengono sparate senza soluzione di continuità fino alla conclusiva “He, Who Stands Behind The Rows”, unico momento di introspezione in uno show altrimenti indiavolatissimo e suonato al ritmo di MG-42, che promuove i Nostri come formazione più bastarda ed ostinata di questo mercoledì di fine marzo. Ignorance prevails!

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