04/06/2005 - Killswitch Engage + As I Lay Dying + Johnny Truant @ Estragon - Bologna

Pubblicato il 23/06/2005 da
A cura di Maurizio Borghi
 
Grande lineup e atmosfera da grande evento per gli hardcorer al Flamefest di Bologna: in due serate è radunato il meglio della scena metalcore d’Oltreoceano, una volta ogni tanto anche in Italia delle date corpose con protagonisti gruppi attuali, tutti insieme, uno dopo l’altro in una due giorni da infarto… Killswitch Engage, Lamb of God, Unearth, As I Lay Dying, Every Time I Die e Caliban, raggiunti all’ultimo minuto dai Johnny Truant. Mai l’America è stata così vicina (negli States bill del genere sono all’ordine del giorno, a noi ne capita uno all’anno se va bene) al cuore degli appassionati fan italiani che affollano sin dal primo pomeriggio l’Estragon. Poche giovani zazzere e molti cultori dell’hardcore, movimento in grande rilancio proprio grazie a questo filone spostato sul metal che, pur pretenzioso che sia, sta dando alla luce parti esaltanti. Alle ottime intuizioni si affianca sfortunatamente qualche intoppo: purtroppo Lamb of God, Caliban, Unearth ed Every Time I Die capitano di lunedì (molti saranno costretti a rinunciare), e alcune discutibili scelte di una rigida organizzazione mettono i bastoni tra le ruote al sottoscritto, vittima di inconvenienti oltrepassabili con una minima apertura mentale. Un sentito ringraziamento va dunque alla stupenda Barbara Francone di Roadrunner Italia e ai disponibilissimi e gentilissimi Matt Cabiani e Leila Bennet di Hellfire Booking and Promotions, senza i quali questo report e l’intervista ai Killswitch Engage (a breve su Metalitalia.com) non sarebbero stati possibili. Chiusa la parentesi, parliamo di musica. Mooooooosh!

JOHNNY TRUANT

Annunciati all’ultimo minuto, davvero in pochi sapevano della presenzadei Johnny Truant, inglesotti dinamici e parecchio arrabbiati, chesvegliano a dovere un’audience composta e accaldata, pronta a sfoderareogni energia per gli amati headliner. Con il crine inondato da unabottiglietta di preziosa acqua (il caldo si sente, eccome!) il noisehardcore della band è sconosciuto ai più ma riesce a far presa per leanalogie del sound e le abilità dei performer. Il suono è ad altilivelli, contro le previsioni pessimistiche dei frequentatori dellocale bolognese. Niente male, ma non siamo per nulla ai livelli degliheavyweight che calcheranno le assi dello stage poco dopo…

AS I LAY DYING

Non si scherza con gli As I Lay Dying: hardcore mischiato a un thrashdebitore ai the Haunted per certi versi, in una versione livedecisamente coinvolgente e spietata. Niente clean ad eccezione dellehit “Forever” e “94 Hours”, il growl di Tim Lambesis è incessante esostenuto tra il riffing serrato e i break assassini della band,proposti in resa sonora eccellente e tra le prime esplosioni di moshall’interno della sala ormai gremita. Chi non li conosce li osservazittito e interessato, mentre una fetta di fan è già stata conquistatadalla proposta non originalissima ma sicuramente onesta e coinvolgente.Una “Confined” da urlo, tratta dall’imminente “Shadows Are Security”,suggella una prova di standard sicuramente elevato.

KILLSWITCH ENGAGE

L’impatto coi Killswitch è devastante: violenza, dinamismo, tecnica e chorus avvolgenti le armi nelle loro mani. Se su disco sprigionano potenza incontrollabile dal vivo la ostentano e la ripropongono con un carisma invidiabile e una presenza che lascia a bocca aperta. Finalmente i corpi si muovono all’unisono, così come le labbra che scandiscono gli anthem al fulmicotone di Howard Jones, energumeno dalla possenza ferina che non risparmia i concorrenti nel paragone diretto. Anche il singer Jessie Leach scompare dinanzi all’energia del leone nero, che fa di potenza e dinamismo le sue zampate vincenti, senza però trascurare ottime intonazioni per i chorus, dove gioca soddisfatto col pubblico alla sua mercè. Adam D. è sicuramente uno squilibrato, tanto conciso nel parlare quanto scatenato on stage, si dimena ricurvo leccando il manico della sua chitarra, partecipa ai chorus, infiamma la folla e si dimena come un ossesso nei suoi riff thrash svedesi. Un gruppo ai massimi livelli della propria carriera che non accenna a fermarsi (lo dimostrerà davanti a una folla oceanica al Download Festival), anche il secondo chitarrista da nerd timidone sembra diventato una macchina da guerra, impressionanti e affiatati come pochi si dimostrano all’altezza della loro fama. La scaletta ben redatta si sbilancia leggermente sull’ultimo “The End Of Heartache”: sugli scudi la conclusiva “Rose of Sharyn”, che infiamma la violenza dei presenti nell’ultimo mosh della giornata. Da vedere!

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