01/02/2007 - Killswitch Engage + The Haunted + Bring Me The Horizon @ Transilvania Live - Milano

Pubblicato il 04/02/2007 da

A cura di Maurizio “Morrizz” Borghi
foto di Barbara Francone – Roadrunner Records (www.roadrunnerrecords.it)

E’ destino che i Bury Your Dead non debbano calcare il suolo italico: un concerto saltato nel 2006 e ancora la defezione del 2 Febbraio 2007, causata dalla perdita del frontman. Sui cartelloni del primo grande concerto dell’anno per il popolo metalcore c’è ancora il loro nome, a fianco dei trasformati The Haunted e degli attesissimi Killswith Engage. Gli svedesi, grazie all’inatteso cambio di rotta del disarmante “The Dead Eye” sono a prima vista fuori luogo nella line-up, ma a conti fatti risultano più che omogenei in scaletta. Sicuramente il caso della serata sono gli inglesi Bring Me The Horizon, formazione sorprendentemente giovane che ha riscosso un successo tangibile. Un package di tutto rispetto dunque, che per una volta è paragonabile a quelli che transitano in lungo e in largo per gli US: la risposta del’audience non si è fatta attendere questa volta, vista l’accorenza tanto della frangia più modaiola e “da club” della scena milanese, tanto da moltissimi ragazzi che venivano da tutto il nord Italia, ma anche dal centro e – udite udite – dalla Francia. Un enorme successo dunque, e anche un sold-out che ha lasciato fuori dal Transilvania Live molti ritardatari. La location si popola lentamente (vista l’enorme coda alle casse) e rapidamente il banchetto del merchandise viene preso letteralmente d’assalto, fino alle prime note dei Bring Me The Horizon…

BRING ME THE HORIZON

Per la prima volta l’Italia è allineata coi fenomeni mediatici internazionali: quando quasi nessuno sapeva chi fossero i Bring Me The Horizon (i lettori di Metalitalia.com sono ovviamente esclusi) ecco sin dal pomeriggio una schiera di giovanissimi fan attendere la band inglese. La MySpace generation è una dannata realtà, e la prova è la pruriginosa esaltazione adolescenziale di cui i BMTH sono protagonisti: il disco non è nemmeno distribuito in Italia e l’esposizione mediatica è stata virtualmente inesistente, ma già uno stormo di emo-kid frangettati prosciuga il portafogli per una maglia XS! Vederli sul palco è quasi irreale, data la giovanissima età dei membri, e soprattutto la proposta musicale, maledettamente estrema. Sembra quasi di vedere dei ragazzini delle medie che mimano l’esecuzione di brani dei The Black Dahlia Murder o dei loro idoli del death metal, con la differenza che i bimbi suonano veramente, e che la formazione è conciata come il più intollerabile gruppo emocore: pantaloni da ragazza ultrastretti e a vita bassa, slip-on obbligatorie e, ovviamente, una gran frangia. I fan sono davvero numerosi, e si prodigano anche nella violent dance più sfrenata. Purtroppo, sebbene la prova sia davvero promettente su disco, la replica in sede live non riesce a mantenersi a livelli elevati, causa qualche incertezza di troppo e una tenuta del palco inesperta, oltre a una disperata ricerca del breakdown ad ogni costo. Si distingue il cantante, capace di un growl inumano per la tenera età e con già metà superficie corporea inchiostrata. Ne sentirete parlare.

 
 

THE HAUNTED

Quando il Transilvania sta per esplodere e già i cancelli sono chiusi, con molti ragazzi a maledire santi in paradiso, tocca ai The Haunted presentarsi nella loro nuova coraggiosa pelle. La scaletta della data milanese di fatti pesca a più non posso dall’ultimo spiazzante album, che abbandona le coordinate thrash-death canoniche (e anche sull’orlo della monotonia) per abbandonarsi a un suono più variegato e personale, dove Peter Dolving è assoluto protagonista. Stessa cosa sul palco, dove, sempre senza maglietta e con poco pudore nel mostrare la pancia coltivata, il frontman catalizza l’attenzione, sia con una prova abbastanza fisica, sia dimostrando di essere davvero un cantante, non solo un urlatore. L’audience è un poco distratta e il Dolving non esita a stuzzicarla con la stessa linguaccia che lo ha reso famoso sulle pagine di Blabbermouth, in contrasto con la persona pacatissima ed educata che si è vista nel backstage. Le nuove composizioni rendono moltissimo dal vivo, e legano anche con i vecchi successi,”99″ su tutte. La cosa lampante che è emersa è che i The Haunted sono decisissimi a portare avanti le proprie scelte musicali, ma il pubblico è ancora confuso, e non riesce a slegare la formazione dal passato recente. Forse col tempo l’audacia di “The Dead Eye” sarà apprezzata. Li aspettiamo a maggio!

  

 
 

KILLSWITCH ENGAGE

Tutti i presenti sono d’accordo: vogliono i Killswitch Engage. “As Daylight Dies” non è stato all’altezza delle aspettative, ma la fama del gruppo è cresciuta senza sosta dalle nostre parti, di pari passo con l’amore per il metalcore, oramai esploso davvero ovunque. All’attacco con “A Bid Farewell” l’atmosfera è incendiaria, e nel chorus l’esplosione del pubblico è semplicemente spettacolare. Sfortunatamente il chitarrista Adam, anima dei metalcorer del Massachussets, è in convalescenza dopo un urgentissimo intervento alla schiena, e data la grandezza del personaggio risulta praticamente impossibile sostituirlo. Riempie il posto in formazione l’ex Soilwork Peter Wichers, che è pur bravo, spilungone e dinamico, ma non riesce a fornire le quintalate di humor demenziale del chitarrista col mantellino e dalle lunghe basette, e più nello specifico lascia in bianco lo spazio dedicato a backing vocals e agli armonici artificiali, marchio indelebile sul suono del gruppo. Si sapeva che anche Howard ha sofferto di un’infezione al petto e non sarenne stato presumibilmente al 100%, ma in meno di una canzone l’elegante frontman ha spiccato il volo come al solito, esaltato da un pubblico schiacciato, accaldato fino al sudore ma ugualmente presente in tutti i melodici ritornelli. La scaletta non riserva nessun tipo di sorpresa, e i singoli e i successi della band vengono ripercorsi da “Fixation On The Darkness” passando da “Rose Of Sharyn” (a parere di chi scrive la canzone più significativa e rappresentativa dei KsE) fino agli estratti dall’ultimo album, “This Is Absolution”, “The Arms Of Sorrow” e ovviamente il singolo “My Curse”. Purtroppo continua l’abitudine di qualche schifoso pezzente mariuolo che meriterebbe qualche dito staccato con una tenaglia: un portafogli viene gettato sul palco e Howard commenta, aprendolo “Ovunque tu sia, non hai più una lira”… peccato si ripetano certe scene misere. Il concerto prosegue con la chicca “This Fire Burns”, theme-song del wrestler idolo della ECW CM Punk, prodotto apprezzato non poco dalla formazione, per poi finire come sempre sulle note di “My Last Serenade”. Sintetizzando si può facilmente scrivere: un successo.

 
 

 

 
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