22/02/2024 - KNOCKED LOOSE + DEAFHEAVEN + HEADBUSSA @ Live Music Club - Trezzo Sull'Adda (MI)

Pubblicato il 27/02/2024 da

Introduzione di Giacomo Slongo
Report di Giacomo Slongo e Maurizio “Morrizz” Borghi
Foto di Simona Luchini

Il fenomeno Knocked Loose non si ferma. Anzi, avanza e cresce come uno tsunami, ottenendo numeri impensabili per la tipologia di proposta dei cinque ragazzi del Kentucky.
Metalcore, sì, ma di certo non simile a quello patinato, rifinito e ultramelodico che ha consegnato alle arene gente come As I Lay Dying e Killswitch Engage (senza nulla togliere agli autori di “Shadows Are Security” e “Alive or Just Breathing”), e concepito – grazie alla sua commistione di beatdown hardcore, death metal e scorie rumoriste – per sviscerare un discorso musicale a cui il significato del termine ‘conciliante’ deve essere ancora spiegato.
Disturbanti, nichilisti, opprimenti, eppure sempre più amati e seguiti, con apparizioni sul palco di mega-eventi del calibro del Coachella (!) e tour – non ultimo quello europeo attualmente in corso – in grado di produrre un entusiasmo da realtà ormai consolidata fra un pubblico trasversale e appassionato tanto di hardcore quanto di metal estremo.
Il ‘salto’ si è registrato anche (e per fortuna) in Italia, con Bryan Garris e compagni passati dalla cornice del Legend Club di Milano (data di supporto agli Stick to Your Guns del dicembre 2022) a quella del Live Music Club di Trezzo sull’Adda, per una serata che – arricchita dalla presenza dagli alternative black metaller Deafheaven e da quella della ‘new sensation’ hardcore Headbussa – si è tradotta in un successo superiore alle aspettative e in una risposta fragorosa da parte della scena tricolore, apparentemente viva e pulsante come non accadeva da anni.
Rispolverate paradenti, mosse da “Karate Kid” e calcioni volanti, quindi, si scende nel pit…

Non conosciamo in maniera approfondita la loro storia ma a naso per i francesi HEADBUSSA quella di questo tour è l’occasione della vita: pur avendo attirato le attenzioni di Daze (etichetta di eccellenza in ambito hardcore) non troviamo testimonianza del loro passaggio su palchi importanti, ed anche online la loro presenza è risicata.
Di sicuro la formazione accoglie la sfida con baldanza, presentandosi confidente sul palco anche quando il pubblico è in fase di arrivo o in coda al guardaroba.
La loro proposta è un mix di hardcore classico e beatdown, tanto ruvido e violento quanto spaccone nell’estetica e nelle pose. Nonostante qualche normale e comprensibile sbavatura, lato sound il pubblico pare gradire, in primis la fascia più esagitata che si esprime nel campionario di discipline atletico/sportive associate al movimento nella declinazione tipica di questo genere musicale.
Lo spazio vuoto che queste pratiche generano nella sala è considerevole, ma la band apprezza e l’abile frontman, che si porta sulle spalle gran parte dell’esibizione, ringrazia a più riprese. Non reinventano la ruota, gli Headbussa, ma probabilmente grazie a stasera daremo un ascolto incuriosito alla loro discografia. (Maurizio ‘morrizz’ Borghi)
Una carezza tra due schiaffi: l’impressione che fanno i DEAFHEAVEN questa sera, con il loro blackgaze a spezzare l’ultraviolenza di Headbussa e Knocked Loose, è all’incirca questa.
Non che il suono dei californiani sia particolarmente leggero (escludiamo dal discorso il contenuto dell’ultimo, comunque notevole “Infinite Granite”), ma rispetto alla proposta dei compagni di tour – non tanto in termini di intensità, quanto piuttosto di fisicità e pesantezza – non c’è partita.
Lungi però questo dettaglio intimidire la band guidata da Kerry McCoy (chitarra) e George Clarke (voce): con una carriera che va avanti dal 2010, date anche recenti a supporto di band per nulla affini a loro (vedasi il tour nordamericano con Coheed and Cambria) e una personalità da vendere, i Nostri affrontano il palco con la consueta dose di sicurezza e disinvoltura, trovando il modo di andare incontro alla platea di hardcore kid mediante una setlist basata principalmente su pezzi arcigni e riffati.
Tolte “Sunbather” e “Dreamhouse”, dal famigerato ‘disco rosa’ che un decennio fa ne consacrò la visione artistica, sono infatti due gli episodi ripescati da “New Bermuda”, ossia l’opera più cupa e aggressiva del quintetto, cui si aggiunge una “Black Brick” (rilasciata come singolo digitale nel 2019) a rafforzare l’idea che oggi i Deafheaven abbiano voluto dare spazio a strutture un po’ più potenti e ruggenti del solito, anziché abbandonarsi alle influenze dream pop, post-rock e shoegaze per le quali sono diventati un caso all’interno della scena black metal degli anni Duemila.
In poco meno di un’ora di performance, con la figura imponente e ferina di Clarke a dominare la scena (segnaliamo comunque che il frontman, rispetto a qualche tournée fa, ha limitato le mosse da direttore d’orchestra su di giri), non viene sbagliata sostanzialmente una virgola, partendo benissimo sulle note di “Brought to the Water” e chiudendosi su un grido – “I’m dying – Is it blissful? – It’s like a dream – I want to dream” – che ha come sempre il sapore dolciastro dei ricordi estivi e delle fini premature.
Autorevoli e convincenti su tutta la linea, anche in un contesto di picchiatori come quello di stasera. (Giacomo Slongo)
Dopo la data di Venezia nel 2019 e il non-concerto al Magnolia nel dicembre 2022 (il set è stato interrotto per un malore tra il pubblico e non è potuto proseguire) i KNOCKED LOOSE hanno continuato la loro ascesa iperbolica. L’inspiegabile star power di questi fenomeni dell’hardcore è dilagante ed il trend si riflette nel pubblico che riempie il Live Club questa sera, composto tanto da appassionati di metal e hardcore quanto da curiosi e pubblico casuale.
Una presa trasversale ed incontenibile che in qualche modo riesce ad accontentare tutti: quando il quintetto sale sul palco infatti, con un look molto sobrio e totalmente in nero, la reazione del pubblico esplode all’unisono e kung fu-mosher, capelloni e vecchi nelle retrovie con la birra in mano partecipano insieme con assoluta veemenza.
La recente “Deep In The Willow” apre il set sfoggiando violenza, chitarre dissonanti, tutto il ventaglio di arsenale hardcore che ben conosciamo e il dualismo prevaricante che andrà a contraddistinguere tutta la serata, quello tra le urla acute di Brian Garris e il chug profondo delle chitarre che, grazie a un mixing eccellente e i suoni sopra la media del Live Music Club, graffieranno le orecchie e faranno vibrare lo stomaco fino alla fine.
Giocarsi l’asso di “Deep In The Willow” e il suo “Knocked Loose, motherfucker” alla prima canzone non impensierisce per niente il gruppo, che esegue successivamente gli estratti da “A Tear In The Fabric Of Life” con le oscure e “God Knows” e “Where Light Divides The Holler”.
Il set prosegue intenso e scoppiettante alternando brani da “A Different Shades Of Blue” e “Laugh Tracks”, con un susseguirsi per il quale è davvero difficile trovare scampo. Esattamente a metà serata viene eseguita pure “Blinding Faith”, nuovo singolo in uscita a brevissimo: il brano ha una cadenza mastodontica e gioca con i cambi di tempo per poi trovare sul finale un lungo breakdown apocalittico, anticipato furbescamente dal titolo della canzone a mo’ di gancio. La band è agile e non risparmia energie, lanciando costantemente, una dietro l’altra, le proprie bombe musicali che causano mosh e circle pit sino in fondo alla sala.
Inutile negare come tutti siano in attesa di “Counting Worms” e del suo momento ‘meme’: la band ne è consapevole e la mette come penultimo brano della serata, giungendo al punto senza nemmeno tirarla troppo per le lunghe o giocare al gatto col topo, quando Garris alza l’asta del microfono i presenti catturano l’iconico “Arf! Arf!” del video e bruciano quasi tutte le energie rimaste.
E’ “Everything is Quiet Now” a chiudere davvero l’esibizione, senza bis ne troppe celebrazioni, e pur essendo il cronometro chiaramente sotto l’ora nessuno ha il coraggio di lamentarsi.
Niente pause, niente chiacchere, niente click, niente basi: i Knocked Loose colpiscono e lasciano il segno, nonostante l’entusiasmo giovanile, la propulsione quasi macchiettistica e l’effetto novità vengano sempre meno eccoli stasera sovvertire ogni regola e guadagnare credibilità e notorietà, sul campo, col sudore.

HEADBUSSA

DEAFHEAVEN

KNOCKED LOOSE 

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