18/03/2012 - KORN + DOWNLINK + JDEVIL @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 22/03/2012 da

Foto di Riccardo Plata

I Korn all’Alcatraz? Di sicuro una capienza molto limitata per la portata di un gruppo che ha raggiunto una popolarità elevatissima, arrivando a coinvolgere nella sua proposta un pubblico trasversale ben al di fuori dello stretto circuito metal. Ad aspettare la band di Bakersfield quindi ci sono sia ex nu-metal kids, oggi intorno ai 30, che giovani alla prima esperienza ansiosi di sperimentare dal vivo l’impatto di una band sempre in evoluzione. Non si può negare, infatti, che il loro piglio pioneristico abbia trovato una delle migliori espressioni in alcuni dei pezzi di “The Path Of Totality”, evoluzione digitale di una band prossima al ventennale avvenuta in un tempismo perfetto. Dopo aver scambiato quattro chiacchere con Munky siamo oltremodo curiosi di verificarne le intenzioni nella trasposizione live di un progetto ambizioso, come siamo curiosi di scoprire la delicata scelta della scaletta. Il club, ovviamente sold out, subisce in principio un’overdose elettronica guidata dallo stesso Jonathan Davis, che con l’alter ego JDevil apre il concerto a sè stesso, davanti ai visi stupiti della maggior parte dei presenti. E’ proprio il frontman dei Korn la persona più agitata e coinvolta sotto il tetto, pronta a esaltarsi ad ogni convulsione elettronica, ogni beat e ogni assalto di bassi. Anche durante la performance di Downlink, uno dei partner in crime del gruppo su disco, Davis resta lato palco ad agitarsi e a sostenerlo, infiammato dalla sua nuova passione musicale…

Dopo un finto cambio di scena che esaspera un’attesa già elevata, è finalmente tempo di aprire le danze: il palco è invaso da schermi dalle varie strutture metalliche, che coprono il retro e si ergono anche vicino ai musicisti sotto forma di colonne, per immergerli più a fondo nelle coreografie su schermo che fanno da impianto luci, coadiuvate da pochi fari. Una soluzione presa in prestito direttamente dalla scena electro, dove i dj stanno assumento connotati da rockstar. Su questi anomali display verranno proiettati anche piccoli spezzoni di repertorio, che scopriremo andranno a suddividere l’esibizione in quattro momenti ben distinti. Il primo capitolo è dedicato a vecchie canzoni spesso tralasciate dalla formazione, che colpiscono dritte in faccia grazie al sound eccellente e all’impianto potentissimo. “Predictable”, “Lies”, “No Place To Hide” e “Good God” mandano in visibilio i gli hardcore fan e ci fanno ricordare come il sound del gruppo sia sempre stato costruito su bassi allucinanti, che colpiscono orecchie e stomaco. Una grandissima prova di Ray Luzier fa apprezzare ancor di più la scelta di queste perle trascurate. La seconda sezione, sviluppata a dovere come tutti si aspettavano, è dedicata ad un’ampia selezione di tracce del nuovo “TPOT”. Va ammesso che l’innesto electro dubstep nel DNA dei Korn, dal vivo, ha un impatto notevole, grazie a trigger e a basi registrate ma soprattutto per la passione con la quale il frontman interpreta le canzoni. Un Jonathan Davis completamente rivitalizzato, che sprizza entusiasmo e coinvolge tutti i presenti anche senza un dialogo verbale col pubblico, in grandissima forma fisica e vocale. Si sente anche il contributo di Fieldy, che con il suo strumento a corde fluorescenti provoca basse vibrazioni che quasi appaiono visibili dalla consistenza. Il limite più grosso appare evidente anche senza riproporre l’intero disco: non è possibile restare costantemente ancorati a qualsiasi metronomia, sia essa la costante che caratterizza il dub, l’hardcore o la drum n bass… figuriamoci restare costretti nella dubstep, caratterizzata dal range più stretto in generale! Sei estratti ed è di nuovo tempo di cambiare, andando ad accontentare soprattutto la fascia di ascoltatori “casuali”, coloro che passano da Korn e SOAD a Negramaro e Subsonica, che hanno scoperto i Korn su RockTV o Virgin Radio dopo il 2005. Per loro ci sono i singoli degli ultimi album, fino alla discussa cover di “Another Brick In The Wall”, per il segmento più simile alle prove recenti che abbiam visto un po’ ovunque negli ultimi tempi. Inutile dire che il finale mette d’accordo tutti: “Shoots And Ladders” viene stravolta in una strofa e come estensione ha il finale di “One”, “Got The Life” si conferma il singolo definitivo, l’attesissima “Blind” segna il lieto fine. Da tempo non uscivamo soddisfatti da un concerto dei Korn: anche senza condividere appieno la svolta dubstep siamo stati testimoni di un gruppo rinnovato in energia e spirito, entusiasta e capace di mettersi in discussione. Dopo anni di prove muscolose ma senza la verve di un tempo, non ci speravamo più.

 

Setlist:

Predictable
Lies
No Place to Hide
Good God

Narcissistic Cannibal
Kill Mercy Within
Chaos Lives in Everything
My Wall
Get Up!
Way Too Far

Here to Stay
Freak on a Leash
Falling Away From Me
Oildale (Leave Me Alone)
(Uber-Time intro)
Another Brick in the Wall
(Pink Floyd cover)

Shoots and Ladders / One
Got the Life
Blind

 

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