07/06/2022 - KORN + FEVER 333 @ Fabrique - Milano

Pubblicato il 10/06/2022 da

A cura di Maurizio ‘morrizz’ Borghi
Foto di Matteo Musazzi

Attesi agli I-Days 2021 a Milano in coppia con i System Of A Down, mega evento sfumato come sempre causa covid, i Korn avrebbero dovuto suonare all’Ippodromo SNAI di San Siro a Milano durante il Milano Summer Festival. Qualcosa non è andato come dovrebbe, visto che, presumibilmente a causa di vendite al di sotto delle aspettative (nessuna dichiarazione ufficiale è stata emessa a riguardo), ad un paio di settimane dal concerto la data è stata spostata al Fabrique (stessa sorte, forse per l’overdose di show nella capitale lombarda, tocca ad Alice Cooper spostato all’Alcatraz). I disagi conseguenti sono stati in primis per i possessori di biglietto “Pit Gold”, che hanno visto l’area riservata tramutarsi in un semplice ingresso anticipato. Il resto degli spettatori sarà costretto invece ad un’attesa immensa – chi scrive ha aspettato più di un’ora – per l’ingresso al locale, dotato di un unico punto di accesso, che si tradurrà per molti nella perdita dei supporter Fever 333. Nonostante non sia stato annunciato il sold-out, gli avventori sprovvisti di biglietto trovano cassa chiusa e nessun biglietto in vendita in serata. Nonostante i disagi, gli ormai adulti ‘children of the Korn’ animano fila e ‘parking lot’ in maniera assolutamente positiva, pronti a ripercorrere i fasti dell’era nu-metal e delle serate passate al Factory, all’Acquatica e allo Zoe…

FEVER 333
Come già detto, il locale si sta ancora riempiendo quando alle 20:15 spaccate ha inizio il set del trio più scatenato del crossover contemporaneo. “There’s a motherfucking fever coming!” gridavano nel loro slogan rivoluzionario i Nostri: la febbre è arrivata davvero, ma sfortunatamente è stata la pandemia, evento nefasto che però non ha impedito ai Fever di crescere costantemente, arrivando a diventare anche ‘partner’ dei re del nu-metal, col batterista Aric Improta che ha sostituito Ray Luzier durante qualche data negli States e questa meritata investitura ad opening act per le date europee. Chi conosce un minimo la band sa che si tratta di uno dei migliori performer in circolazione: il trio è letteralmente scatenato e anche stasera dimostra di non aver bisogno di effetti speciali per incendiare il palco e dar fuoco alla personale formula rap metal antagonista e rivoluzionario. Jason Butler si è fatto biondo per l’occasione e non ci metterà troppo a scaldarsi fino a rimanere a torso nudo, cosa che i compagni di ventura Stephen Harrison ed Aric Improta fanno dall’inizio. Il bello dei Fever è essere una band con tre frontman, che non si risparmiano mezzo secondo e danno vita ogni sera ad una performance al limite delle possibilità, anche atletiche, di un musicista: normale quindi vedere il chitarrista comandare il pubblico e salire costantemente sulla piattaforma, il batterista saltare dal seggiolino, alzarsi in piedi e arrivare alla fronte del palco con un un pezzo di batteria in mano, il cantante svuotarsi un cestino della spazzatura in testa o cantare dalle travi dell’impianto luci mentre i roadie lo seguono sotto per “attutire” eventuali cadute. Tra gli estratti di “Strength in Numb333rs” e “Made An America” si arriva in fretta alla fine del set, che vede il pubblico attento e partecipe ma abbastanza statico nonostante i continui solleciti da parte dei musicisti. “We’re Coming In” ci urlano nelle orecchie durante l’ultimo brano: vi aspettiamo, assolutamente, speriamo a breve!

KORN
Dalla lontana data del 1997 al Palalido di Milano i Korn si apprestano oggi a suonare il loro venticinquesimo concerto in Italia, a ben cinque anni di distanza dalla data del 2017 all’Alcatraz di Milano. I ‘family values’ di venticinque anni fa sono stati sostituiti da sobrietà, spiritualità e famiglia, Ray Luzier siede alle pelli dal 2008 e Fieldy è in pausa con la benedizione del gruppo. Durante la pandemia la band è stata colpita dal virus più volte (Munky ha addirittura fatto doppietta), ma non si è mai fermata, procedendo in tour con riserve sempre pronte ad entrare in gioco e proteggendo Jonathan Davis in una bolla strettissima, nella quale è sempre stata presente la nuova fiamma Brittany Parisi.
E’ arrivato da poco anche “Requiem”, disco che li vede risplendere in una nuova giovinezza sorpassati i cinquanta, accolto con il solito entusiasmo dai fan affezionatissimi che riempiono il Fabrique come se “Issues” fosse uscito solo qualche anno fa. Forse manca il ricambio generazionale, visto le vendite sotto le aspettative, ma sulle note di “Falling Away From Me”, che apre il concerto con un boato, l’entusiasmo e l’amore per i Korn vengono dimostrati ancora in maniera sentita. “Got The Life” e “Here To Stay” completano un inizio bombastico, che con suoni incredibili e una ‘botta’ inattesa riporta la sala ai primi anni 2000. Gli anni sono passati anche per i padrini del nu-metal, in realtà, così arrivano pezzi più affrontabili da inframezzare ai classici per permettere al gruppo di arrivare con freschezza alla fine: ecco quindi “Start The Healing” e “Cold”, prima di “Shoots And Ladders”, “No One’s There”, “Insane” e “Worst Is On Its Way”, fino a “Freak On A Leash” e alla pausa. Soprattutto per i fan della prima ora, la differenza tra i pezzi vecchi e quelli più recenti si sente, ma lo show procede rodatissimo e senza cali di tensione, soprattutto grazie alla splendida forma di questi nuovi cinquantenni: sembra che gli anni non passino mai per Munky ed Head, che restano statici ma fisicamente smaglianti, senza accusare nemmeno un po’ l’ora e mezza di show. Troviamo forse Head un po’ scazzato e appoggiato alle casse: che sia forse rimasto deluso dalle dimensioni del palco? Luzier, nonostante non abbia ancora un taglio di capelli decente, è sinceramente potente, preciso ed impeccabile. In molti si chiedevano come avesse potuto inserirsi come bassista l’ex Suicidal Tendencies Ra Diaz, con panni quasi impossibili da vestire: per chi scrive il risultato è appena sufficiente, con il musicista cileno ridotto a cosplayer di Fieldy, totalmente anonimo e senza alcun impatto nell’economia della band. Non ci resta che sperare nel ritorno di Arvizu. Chi da tempo si è preso sulle spalle l’intera band è Jonathan Davis: artista rinato, uomo realizzato ed innamorato, frontman iconico e stasera cantante perfetto, capace di dosare la propria performance per tutta la serata, caricando ogni volta di sentimento i propri testi leggendari e accontentando praticamente tutti (tranne quelli che lo vorrebbero drogato ed isterico come al debutto ovviamente).
L’encore è un’altro tuffo al cuore, dopo il medley “It’s On!/Trash/Did My Time” arrivano infatti “Twist” e “A.D.I.D.A.S.” ad accendere tutto il Fabrique. Regalati brevemente i riflettori a Luzier per un (dimenticabile) assolo di batteria, arriva anche l’attesissima “Blind” in chiusura, a segnare un concerto praticamente perfetto. Una band ormai storica con una scaletta di classici che accontenta tutti, con solo due estratti da “Requiem”, capace ancora di offrire uno spettacolo più che soddisfacente. Da veri leader, ancora presenti ed influenti, i Korn si rifiutano di scivolare nel dimenticatoio.

Setlist:

Dead (Intro)
Falling Away From Me
Got the Life
Here to Stay
Start the Healing
Cold
Shoots and Ladders (“One” dei METALLICA outro)
No One’s There
Y’All Want a Single
Insane
Worst Is on Its Way
Coming Undone (seguita da un pezzo di “We Will Rock You” dei QUEEN)
Freak on a Leash

Encore:
It’s On! / Trash / Did My Time
Twist
A.D.I.D.A.S.
Assolo di batteria
Blind

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