10/11/2017 - KOTIPELTO & LIIMATAINEN + GALDERIA @ Phenomenon - Fontaneto D'Agogna (NO)

Pubblicato il 19/11/2017 da

Report a cura di Carlo Paleari

E’ passato pochissimo dall’ultima calata in Italia degli Stratovarius, che hanno scelto il nostro Paese per un concerto speciale in cui hanno suonato per intero uno dei loro album più amati, “Vision”. Questa volta, invece, tocca al progetto Blackoustic di Timo Kotipelto e Jani Liimatainen rafforzare ulteriormente il legame con lo Stivale, con un piccolo tour di tre date in cui, come è noto, il cantante e il chitarrista rileggono in chiave acustica alcuni celebri brani di Stratovarius e Sonata Arctica, oltre ad alcuni classici hard & heavy del passato. La data che vede la nostra presenza è quella al Phenomenon di Fontaneto d’Agogna, locale vastissimo se confrontato alla tipologia dello show in programma, anche se, purtroppo, la partecipazione da parte del pubblico lombardo-piemontese sarà piuttosto scarsa. Una volta entrati, vediamo poche decine di persone sedute ai tavolini e, in generale, l’atmosfera è più simile a quella di una serata in cui poter bere un drink accompagnati da un po’ di musica di qualità, piuttosto che un vero e proprio concerto. Ad aprire le danze troviamo i Galderia, formazione francese generalmente dedita al power metal, che in questa occasione si esibisce in acustico con una formazione ridotta, mantenendo inalterato lo spirito della serata.

 

GALDERIA
La band marsigliese sale sul palco del Phenomenon con una line-up a tre: il cantante Seb al centro e ai lati due chitarristi armati di acustica. Il set messo in piedi dal trio ripercorre alcuni episodi della carriera dei Galderia, riadattati in questa veste folk-acustica che riesce a funzionare discretamente. Certo, si capisce che le canzoni sono state pensate in una forma più robusta e spesso si sente l’assenza dell’elettrica o della batteria, soprattutto nei passaggi più veloci. Di buona fattura le armonie vocali che i tre riescono ad elaborare, così come la preparazione tecnica dei musicisti, ma ancora si percepisce una certa immaturità compositiva che rende il set piacevole ma lontano dall’eccellenza. D’altra parte, la dimensione acustica è una di quelle più difficili da rendere con efficacia, in quanto i brani, spogliati di tutti gli orpelli e le sovrastrutture, si ritrovano nudi nella loro essenza, senza possibilità di nascondere eventuali lacune. Nonostante qualche incertezza, comunque, il concerto prosegue in maniera positiva e il pubblico congeda i Galderia con un applauso caloroso in attesa dell’arrivo dei due artisti principali.

KOTIPELTO & LIIMATAINEN
Sulle note enfatiche della colonna sonora di “Rocky”, fanno il loro ingresso in scena Timo e Jani, che attaccano subito con “Sleep Well”, brano solista di Kotipelto che funge come di consueto da opener per i concerti Blackoustic. I due interagiscono molto col pubblico, scherzando tra di loro sulla collaborazione musicale. Il set, come è noto, raccoglie riletture di brani provenienti dai rispettivi progetti e una selezione di cover. Ecco dunque “Black Diamond”, che funziona decisamente bene anche in questa versione minimale, seguita da “Out In The Fields” di Gary Moore. Assolutamente splendida “Season Of Change”, che con questo vestito leggiadro e delicato risplende di rinnovata bellezza, così come la sempre intensa “Forever”. In qualche raro caso, invece, le nuove versioni perdono un po’ in energia ed efficacia come nel caso di “A Million Light Years Away”, così enfatica nella sua forma originale. L’unico estratto della carriera dei Sonata Arctica è la bella “My Selene”, mentre viene saccheggiato maggiormente il catalogo degli Stratovarius, su cui Kotipelto è più a suo agio. Oltre al piacere di ascoltare alcune delle canzoni composte dal duo in una veste inedita, grande curiosità è destata anche dalla scelta delle cover, che in questo tour incidono notevolmente sull’economia dell’intera scaletta. Su questo aspetto ci permettiamo di muovere una piccola critica: se qualche episodio funziona e sembra prestarsi bene a questa operazione di arrangiamento, come nel caso di “I Don’t Believe In Love” dei Queensrÿche o “Perfect Strangers” dei Deep Purple, lo stesso non si può dire per quanto riguarda gli episodi più tipicamente heavy, come “Holy Diver”, “2 Minutes To Midnight” o “The Trooper”. Dal punto di vista dell’arrangiamento, infatti, la sola chitarra acustica non può rendere a dovere l’energia di brani che sono stati concepiti per tutt’altra atmosfera; e anche Kotipelto non appare assolutamente a suo agio nella timbrica di Ronnie James Dio e di Bruce Dickinson. La sensazione che rimane, dunque, è che i due abbiano voluto scegliere dei brani celeberrimi e amati dal pubblico, cercando di stupire unendo mondi molto lontani da loro, non riuscendo però a centrare pienamente l’obiettivo. Riprendendo un divertente siparietto accaduto proprio in questa parte della serata, ad un certo punto, mentre i due sfogliano i brani a loro disposizione per proseguire la scaletta, dal pubblico diversi avventori iniziano a richiedere i brani più disparati, tanto che il chitarrista si lascia sfuggire una battuta: “hey, we’re not a fucking juke-box!”. Ecco, ci spiace per Jani, ma l’effetto è stato proprio quello e forse una scelta diversa di brani avrebbe portato un esito diverso. Poco male, comunque, perché il concerto si rivela piacevolissimo per tutti i presenti, avviandosi alla conclusione con un paio di classici tra i più amati dai fan degli Stratovarius (“Paradise” e “Hunting High And Low”), una bellissima versione di un brano della tradizione finnica intitolato “Karjalan Kunnailla” e l’ultima cover della serata, ovvero “The Final Countdown”, che sul finale si ritrova a mutarsi in “Killed By Death” in un improbabile ibrido acustico. Si chiude così una serata diversa dal solito, in cui pubblico e artisti condividono le note delle canzoni seduti, senza la calca e il sudore, senza il rimescolare di corpi che si muovono a ondate, senza le centinaia di braccia alzate che inneggiano verso il palco, nel frastuono di fragorose batterie e chitarre taglienti. Solo un paio di sgabelli, il legno e il nylon di una chitarra, il silenzio e le luci soffuse di una serata tra amici.

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