02/02/2009 - Kreator + Caliban + Eluveitie @ Rolling Stone - Milano

Pubblicato il 08/02/2009 da
A cura di Alessandro Corno e Riccardo Plata
Foto a cura di Riccardo Plata
Serata imperdibile per i thrasher italiani quella del 3 febbraio scorso, con i grandissimi Kreator che un’altra volta hanno dettato legge a suon di riff spaccacollo sull’onda di un disco eccezionale come il nuovissimo “Hordes Of Chaos”. Un evento che ha visto la partecipazione anche dei power metaller Emergency Gate, degli Eluveitie, formazione melodic death/folk metal in forte ascesa, e dei Caliban, gruppo metalcore il cui show ha lasciato più di una perplessità passando nella quasi totale indifferenza dei presenti. Un tour molto vario, dunque, come generi proposti e che ha attirato un buon numero di fan, accorsi praticamente solo per gli headliner, e sorpresi forse dal fatto che gli spettacoli siano iniziati e finiti abbastanza presto.

ELUVEITIE

Complice il maledetto traffico di Milano e la solita battaglia per il parcheggio, arriviamo quando gli Emergency Gate hanno ormai terminato la loro setlist e gli Eluveitie stanno già suonando la tiratissima “Bloodstained Ground”. Non deve essere facile per un gruppo folk death metal con ben sette strumentisti sul palco e diversi strumenti tradizionali da missare avere una buona resa sonora quando si suona per terzultimi. E, in effetti, il gruppo svizzero soffre di un audio non eccezionale. La prova è comunque positiva e migliore rispetto a quanto visto a Milano in occasione del Rockin’ Field della scorsa estate. E’ il cantante Chrigel Glanzmann, dalla voce simil Anders Friden (In Flames), a trascinare la folla con una prestazione convincente e carismatica. Viene dato molto peso ovviamente all’ultimo album della band, quello “Slania” che li ha portati sotto i riflettori grazie a brani di grande presa come “Tarvos” o la più catchy e diretta “Inis Mona”, a tutti gli effetti la hit del disco. I fan rispondono con applausi e apprezzamento, anche se il genere proposto non è in linea con quello degli headliner. Il finale con “Tegernako” vede i ragazzi uscire a testa alta, consci di aver lasciato una buona impressione a un pubblico che probabilmente in buona parte non li conosceva.

 

CALIBAN

Se il metalcore, per quanto ormai prossimo alla saturazione, è ancora in grado di regalare qualche bella sorpresa, altrettanto non può purtroppo dirsi dei Caliban, formazione  che, continuando imperterrita a sfornare dischi fotocopia, non fa che acuire lo stato di crisi in cui versa il genere ed alimentare le argomentazioni dei suoi detrattori. Poco comprensibile dunque la scelta di dare in pasto un gruppo di onesti mestieranti della Ruhr al pubblico dei Kreator, totalmente indifferente a quanto succedeva sul palco prima dell’arrivo di Mille e compagni. A nulla sono valsi gli incitamenti del singer Andy – pericolosamente agghindato come il Morgan nazionale: che sia in vista anche per lui un pensionamento anticipato nella versione crucca di X-Factor? – ma francamente, nonostante chi scrive sia un estimatore di queste sonorità, non possiamo che schierarci dalla parte degli annoiati astanti. Lo show offerto dal quintetto è stato infatti di una pochezza disarmante, ed anche quelli che avrebbero dovuto essere i cavalli da battaglia dei quarantacinque minuti a loro disposizione – stiamo parlando delle varie “I Rape Myself” (meglio nota come la cover non ufficiale di “Meaning In Tragedy” degli As I Lay Dying), “Life’s Too Short”, “It’s Our Burden Too Bleed” o “I Will Never Let You Down” – si sono rivelati semplici bestie da soma, appesantite da una resa sonora insufficiente e dalle consuete stecche del chitarrista Denis dietro al microfono. E quando la band annuncia un nuovo brano tratto dall’imminente “Say Hello to Tragedy”, allora abbiamo la conferma che sì, anche stavolta il maggiore sforzo (!) compiuto dai nostri è stato quello di pensare ai titoli delle canzoni, ché la musica, manco a dirlo, è rimasta sempre la medesima. Inutile dunque sprecare altri byte: meglio passare ad altro e lasciare che il tempo faccia il suo corso…

P.S. pensierino finale per Mille: se metalcore tedesco dev’essere, la prossima volta fai almeno in modo di portarci gli Heaven Shall Burn!

Caliban – Milano, 3 Febbraio 2009

KREATOR

Dopo un discone come “Hordes Of Chaos”, è più che lecito aspettarsi un concerto altrettanto spettacolare dai Kreator. E i fan, probabilmente straziati dalla prestazione a dir poco anonima dei Caliban, scalpitano nell’attesa che Mille e compagni salgano sul palco. Il locale si  è ormai riempito in buona parte quando si spengono le luci e parte l’intro “Choir Of The Damned”, con i quattro thrasher che entrano in scena e attaccano con la devastante titletrack dell’ultimo lavoro. La platea si trasforma in un campo di battaglia, con i fan che scatenano un pogo da pronto soccorso. I suoni a centro sala sono buoni e la band appare da subito in grande forma, con Sami che affianca alla grande un Mille eccezionale e una sezione ritmica compatta come un blocco di granito (anche se Ventor ogni tanto perde qualche colpo con la doppia…ma sono dettagli).  “Warcurse”, “Extreme Aggression”, “Phobia”, contornate da una bella scenografia con immagini apocalittiche e videoclip proiettati sul fondo del palco, sprigionano tutta la rabbia che il carismatico frontman ha in corpo. C’è solo un momento di distensione con “Voices Of The Dead”, prima che esploda un’altra carica di dinamite chiamata “Enemy Of God”, con Mille che aizza la folla contro le religioni. La nuovissima “Destroy What Destroys You” cede il passo a “Pleasure To Kill”, uno dei brani piu’ attesi della serata. L’impatto è violentissimo e la risposta dei parecchi giovani presenti è un pogo forsennato con i ragazzi della security impegnati nel prendere al volo chi si lancia oltre le transenne. Lo show è un susseguirsi di pezzi da manuale del thrash, quali “People Of The Lie”, “Coma Of Souls”, “Violent Revolution” e una “Terrible Certainty” da paura. Il finale è tutto per i grandi classici ottantiani: “Riot Of Violence”, con Ventor al microfono, “Flag Of Hate” e il colpo di grazia “Tormentor”. La band, dopo aver regalato plettri, pelli e bacchette, si congeda sotto uno scroscio di meritatissimi applausi. Non ci sono storie, questo è un gruppo che negli anni ha saputo tenere alto il proprio nome pur cambiando pelle in più di un’occasione, e ancora oggi riesce ad entusiasmare sia su disco che dal vivo almeno due generazioni di thrasher. Mille sindaco.

Setlist:

Choir Of The Damned
Hordes Of Chaos
Warcurse
Extreme Aggression
Phobia
Voices Of The Dead
Enemy Of God
Destroy What Destroys You
Pleasure To Kill
People Of The Lie
Coma Of Souls
The Patriarch
Violent Revolution
Terrible Certainty
Betrayer
Amok Run
Riot Of Violence
Flag Of Hate
Tormentor

Kreator – Milano, 3 Febbraio 2009
 

 

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