08/02/2005 - Kreator + Dark Tranquillity + Ektomorf + Hatesphere @ Rolling Stone - Milano

Pubblicato il 12/02/2005 da

A cura di Marco Gallarati e Luca Pessina

Danimarca, Ungheria, Svezia e Germania: una sorta di Campionato Europeo del metal estremo si è svolto in quel del Rolling Stone di Milano, in una fredda giornata di febbraio. Sfiorato ed evitato per miracolo il temuto “effetto merenda” (la tendenza d’oggigiorno a far iniziare i concerti ad orari improponibili), grazie ad un puntuale ritardo, Corso XXII Marzo si è rapidamente trasformato in un poco raccomandabile ricettacolo di sporchi metallari, costringendo le povere tenutarie dei negozi adiacenti alla discoteca ad allontanare, con veementi richieste, i bruti posizionatisi davanti ai loro esercizi, in paziente e devota coda. Tutto, comunque, è filato liscio e la serata è stata davvero piacevole, anche grazie, e soprattutto, allo spettacolo fornito dalle band chiamate a presenziare, quattro gruppi (diciamo tre e una spanna, va!) che hanno tenuto alta la bandiera dell’extreme metal, nelle molteplici sfumature qui proposte. Giusto il tempo di perlustrare il locale e notare la già buona affluenza, ed ecco gli Hatesphere salire sul palco…

HATESPHERE

Molti dei presenti si saranno giustamente chiesti perché mai i danesi Hatesphere abbiano dovuto suonare prima degli ancora acerbi Ektomorf…quesito che trova facile risposta se si va a scovare per quale etichetta incidano i baldi ungheresi. Comunque sia, la band capitanata da Jacob Bredahl ha confermato di essere un’ottima ed arcigna macchina live, bissando la performance novembrina al Bloom. Il loro thrash-death a cavallo tra influenze scandinave e il monolitico riffing degli Hatebreed è davvero la musica ideale per aprire le danze di questo mini-festival, e dimostrazione ne è la partecipazione del pubblico e la già buona mobilità del moshpit, sussultante sotto i colpi di “Vermin”, “Insanity Arise” e “Only The Strongest…”. Otto brani suonati in venticinque minuti, tra cui le nuovissime “You’re The Enemy” e “Murderous Intent”, tratte dall’EP “The Killing”; suoni più che dignitosi e potenti, conclusione affidata alla vecchia “Bloodsoil”. Tutti soddisfatti e avanti il prossimo!

EKTOMORF

È semplicemente allucinante che un gruppo come gli Ektomorf, praticamente una cover band di Soulfly e Sepultura di “Roots”, possa incidere per la Nuclear Blast e andare in tour di spalla a gente come Kreator e Dark Tranquillity. Una band che non ha un briciolo di proprie idee, che arriva a copiare le formazioni sopra citate non solo nella musica ma anche nei testi, nell’abbigliamento, nell’attitudine e nelle pose on stage. Il chitarrista/cantante ha persino gli stessi tatuaggi di Max Cavalera e la stessa chitarra… ma è uno scherzo? Questa domanda non sono stati in pochi a porsela durante il breve set degli Ektomorf: alcuni (a quanto pare amanti sfegatati della band brasiliana o forse del tutto ignari della sua proposta) si sono anche esaltati o perlomeno hanno applaudito il quartetto ungherese ma altri – la maggior parte – o sono rimasti allibiti e senza parole o si sono fatti due risate, iniziando anche a richiedere a gran voce classici dei Sepultura… giusto per prendere un po’ in giro i nostri! Il quartetto comunque ha goduto di suoni più che validi e si è dimostrato abbastanza capace nel riproporre i “suoi” brani in sede live… anche se, ripetiamo, viste le sue qualità non avrebbe neanche dovuto trovarsi su quel palco!

DARK TRANQUILLITY

Ai Dark Tranquillity tocca suonare solo per quarantacinque minuti ma, per rispetto nei confronti degli storici Kreator, di cui gli stessi svedesi sono grandissimi fan, nessuno sembra lamentarsi. Il sestetto di Goteborg, attesissimo alla prima prova seguente l’uscita di “Character”, il nuovo, ottimo disco dei nostri, si è offerto al pubblico in forma smagliante, forte di una consolidata reputazione che ne fa una fra le band più apprezzate nel nostro Paese. I suoni non sono stati eccezionali, qualche problemino alle chitarre, a volte parecchio confuse, si è protratto per tutta la durata dello show, ma l’attitudine e la presenza scenica di Mikael Stanne e compagni hanno sopperito alla piccola lacuna tecnica. Si era molto curiosi di sapere quali pezzi avrebbero proposto in soli tre quarti d’ora e, si può proprio dirlo, c’è da essere soddisfatti: quattro canzoni da “Character” (il singolo “Lost To Apathy”, “Through Smudged Lenses”, la terrificante “The New Build” e “My Negation”, attimo di calma in mezzo ad ondate di caos), tre da “Damage Done” (“White Noise/Black Silence”, “The Treason Wall” e “Final Resistance”, queste ultime due rispettivamente apertura e chiusura di concerto) e poi una a testa per i dischi successivi, escludendo solo il discusso “Projector” e “Skydancer”; è quindi stata la volta di “The Wonders At Your Feet”, della compressa “Scythe, Rage & Roses”, della classica “Punish My Heaven” e – sorpresa delle sorprese! – di “Of Chaos And Eternal Night”, ancora, a distanza di anni, in grado di primeggiare fra le top song della band. Insomma, quarantacinque minuti intensi di Dark Tranquillity, vecchi e nuovi: ponte ideale per accompagnare gli astanti alle soglie dello show-monstre dei Kreator. Comunque, li si attendono headliner in futuro!

KREATOR

Mille Petrozza aveva promesso uno show molto lungo con tanto di scenografie e giochi di luce, e così è stato! Dopo solamente una ventina di minuti dalla conclusione del concerto dei Dark Tranquillity, la band tedesca ha calcato il palco sulle note della nuovissima “Enemy Of God”, beneficiando sin da subito di ottimi suoni e di un impianto luci davvero degno di nota. In fondo allo stage è stato affisso un gigantesco telone con la copertina del nuovo album mentre la batteria di Ventor, a differenza di quella dei suoi colleghi, è stata posizionata su una pedana sopraelevata, che avrebbe permesso a tutti di seguire con maggior facilità le sue evoluzioni. I Kreator sono apparsi in buona forma e con tanta voglia di suonare… cosa che li ha portati a rimanere sul palco, bis compresi, poco più di un’ora e quarantacinque minuti. Un tempo molto lungo che fa onore alla band: con quello che costano i biglietti dei concerti è bello vedere un gruppo che fa di tutto per offrire uno spettacolo memorabile. Tornando alla performance vera e propria, comunque, questa ha visto i nostri proporre come sempre una setlist assai variegata che, nella primissima parte, ad eccezione di “Pleasure To Kill”, ha privilegiato le composizioni nuove o recenti e che nella seconda ha sciorinato tutti i richiestissimi classici. Sono così arrivati, tra gli altri, “People Of The Lie”, “Renewal”, “Extreme Aggression”, “Riot Of Violence”, “Betrayer” e “Terrible Certainty”. Poi, nei bis, assieme alle incitazioni di Mille alla folla – numerosissima ma visibilmente un po’ stanca – è stato il turno di “Terrorzone”, dell’inaspettata “Rippin Corpse” e dell’immancabile doppietta “Flag Of Hate”/”Tormentor”, la quale come al solito ha chiuso il concerto. A questo punto non c’era veramente altro da poter chiedere ai Kreator: la band ha suonato benissimo, Mille ha intrattenuto il pubblico a dovere, forte di un’esperienza ventennale, e nel complesso non ha mai minimamente dato l’impressione di risparmiarsi. Un bellissimo concerto, dunque, con un unico, piccolissimo neo: il chitarrista Sami Yli Sirnio. Un ragazzo, questo, che suona egregiamente ma che dà sempre l’idea di non trovarsi per nulla a suo agio su un palco. Mille, digli qualcosa a ‘sta salma!

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