Report a cura di Roberto Guerra
Fotografie di Michele Aldeghi
Non ci vuole poi molta fantasia per intuire quale fosse l’intenzione principale degli organizzatori del cosiddetto European Apocalypse al momento di assemblare il poker in procinto di esibirsi sul palco dell’Alcatraz di Milano: ma naturalmente mettere insieme quattro band dedite ad altrettante proposte differenti, seppur accomunate da alcuni stilemi specifici, in modo da attirare un numero nutrito di estimatori dai gusti diversi, o semplicemente dotati di una sufficiente apertura mentale per apprezzare vari tipi di sonorità. Partendo dal death metal, passando per l’hardcore metallizzato e il black sinfonico, per poi chiudere in bellezza col thrash metal teutonico più grintoso. Va quindi da sé che un combo estremo di questa caratura dovrebbe stuzzicare le papille gustative a una foltissima schiera di appassionati, anche se purtroppo non dobbiamo dimenticare che siamo in Italia, dove fin troppi ascoltatori tendono a fossilizzarsi su un unico filone arrivando quasi a boicottare completamente gli altri; il conseguente risultato non poteva che essere una location meno piena di quanto avremmo sperato, seppur si sia comunque deciso di allestire il palco principale di uno dei locali più iconici della zona milanese, così da dare anche modo alle band di presentare la propria scenografia senza particolari limitazioni. Scritto questo, nonostante l’orario piuttosto scomodo, la prima esibizione sta per cominciare e noi siamo già schierati e carichi come di consueto. Buona lettura!
BLOODBATH
Come ribadito anche nell’introduzione, la serata inizia nel più sanguinario e brutale dei modi in compagnia degli svedesi Bloodbath, guidati on stage dal sempre composto vocalist britannico Nick Holmes, anche se molti presenti manifestano ancora la propria nostalgia nei confronti del buon Mikael Akerfeldt. Notoriamente gli show dei Bloodbath sono un concentrato di violenza e tecnica musicale, in grado potenzialmente di fomentare qualsiasi estimatore presente; anche se, tuttavia, a questo giro sembra che la carica generale trasmessa dal combo svedese non si attesti sui livelli che ci saremmo aspettati, come si può intuire anche da un pubblico presente relativamente impassibile, tranne forse nei momenti finali in concomitanza di “Chainsaw Lullaby” e “Eaten”. Effettivamente, anche solo rispetto allo show tenuto pochi mesi fa al Summer Breeze Open Air, i cinque deathster appaiono percettibilmente meno grintosi e coinvolti, riuscendo così a fornire una prova discreta ma comunque inferiore agli standard cui ci hanno abituato precedentemente. Con questo non vogliamo assolutamente bocciare l’esibizione in questione, anche perché è difficile che i Bloodbath propongano un concerto del tutto privo di energia, ma come primo atto di una serata di cotanto spessore si sarebbe potuto fare un po’ meglio. Nonostante ciò, ci auguriamo comunque di rivederli presto nuovamente sul nostro territorio, anche perché sappiamo bene cosa sono in grado di fare e siamo certi che in un’occasione migliore ci sarebbe sicuramente da divertirsi di più.
Setlist:
Fleischmann
Let the Stillborn Come to Me
So You Die
Bloodicide
Outnumbering the Day
Chainsaw Lullaby
Eaten
HATEBREED
Decisamente diversa la situazione all’ingresso on stage di Jamey Jasta e compagni, evidentemente vogliosi di stimolare nei presenti la voglia di moshpit e delirio, grazie alla propria adrenalinica miscela musicale mischiante Pantera e hardcore. Le capacità di coinvolgimento del sopracitato frontman sono cosa ben nota, tant’è che quest’ultimo non vuole proprio saperne di stare fermo, ritmando con la sua voce mentre intrattiene i presenti, i quali reagiscono positivamente ad ogni estratto selezionato per la serata, come si può ben percepire osservando i continui circle pit che si formano al centro del parterre. Che si tratti di brani ormai ventennali come “Filth” e “I Will Be Heard”, o di provenienza più recente come “Looking Down The Barrel Of Today”, il responso dei presenti si attesta sempre su ottimi livelli; persino chi evidentemente conosce solo la inflazionata “Destroy Everything” deve ammettere che la band del Connecticut ha tutte le carte in regola per gettare un po’ di sano scompiglio, prima di passare a un’atmosfera totalmente diversa una volta giunti al terzo atto. Per quanto il leggero senso di delusione per l’esibizione altalenante dei Bloodbath sia ancora presente, dopo esserci divertiti così tanto con gli Hatebreed possiamo sicuramente considerarci adeguatamente riscaldati, anche perché con i prossimi non mancherà di certo il freddo.
Setlist:
To the Threshold
Live for This
As Diehard as They Come
Looking Down the Barrel of Today
Doomsayer
Filth
This Is Now
Driven by Suffering
Beholder of Justice
A Call for Blood
Destroy Everything
I Will Be Heard
DIMMU BORGIR
Come già detto più volte in varie occasioni precedenti, non è semplicissimo argomentare un concerto ad opera di una delle black metal band più discusse e controverse degli ultimi anni. E’ ormai risaputo che gli show dei norvegesi Dimmu Borgir tendano ad orientarsi prevalentemente sulle produzioni recenti, il che non propende proprio ad incontrare le preferenze di molti estimatori ancora affezionati a quanto proposto in lavori più datati e unanimemente apprezzati. Anche in questa occasione, il diabolico spettacolo messo in piedi dal carismatico Shagrath e dai suoi seguaci si compone per lo più di estratti degli ultimi tre album, ricchi sicuramente di sinfonie e momenti coinvolgenti, ma anche relativamente poco provvisti di quel piglio che solo pochi pezzi proposti riescono ad avere: tra questi citiamo senza dubbio l’accoppiata finale composta dalla bellissima “Progenies Of The Great Apocalypse”, proveniente dall’album etichettato da molti come il migliore proposto dalla band nel post-2000, e da quell’inno che è ancora oggi “Mourning Palace”, opener dell’indiscusso capolavoro “Enthrone Darkness Triumphant”. Per il resto, a parte una duplice parentesi dedicata all’amarognolo “Puritanical Euphoric Misanthropia”, l’intera esibizione si focalizza interamente su quanto prodotto nell’ultimo decennio, risultando di conseguenza un po’ prolissa, per quanto ben eseguita e visivamente stimolante. Ogni singolo musicista presente sul palco svolge perfettamente il proprio compito, in particolar modo l’iconico frontman, riuscendo a soddisfare almeno in parte le aspettative di tutti coloro che hanno deciso di partecipare all’evento proprio per fare una bella immersione nelle fredde nevi della Norvegia insieme a una band che, nel bene e nel male, resterà sempre una vera e propria istituzione all’interno del proprio genere.
Setlist:
The Unveiling
Interdimensional Summit
The Chosen Legacy
The Serpentine Offering
Gateways
Dimmu Borgir
Council of Wolves and Snakes
Puritania
Indoctrination
Progenies of the Great Apocalypse
Mourning Palace
KREATOR
Per quel che ci riguarda, il momento più atteso della serata non poteva che coincidere con l’ingresso sul palco del mitico Mille Petrozza e dei suoi Kreator sulle micidiali note di “Enemy Of God”, una opener decisamente devastante per un concerto che non si prospetta molto lungo ma sicuramente ricco di adrenalina e violenza, come ben si addice a una vera e propria icona del thrash metal europeo. Dopo una parentesi recente con “Hail To The Hordes”, lo show torna temporaneamente indietro negli anni con le massacranti “Awakening Of The Gods” e “People Of The Lie”, prima di risalire nuovamente ai giorni nostri con l’accoppiata “Gods Of Violence” / ”Satan Is Real”. Il ringhiante frontman appare decisamente in serata, così come l’intera band al suo seguito, anche se si nota forse qualche leggera imprecisione chitarristica da parte di Sami Yli-Sirnio, che tuttavia può tranquillamente risultare impercettibile in mezzo al tripudio di riff e sfuriate delle varie “Phantom Antichrist”, “Flag Of Hate” e “Phobia”. Immancabile anche il momento commovente con la malinconica “Fallen Brother”, dedicata come di consueto alle numerose vittime provenienti non solo dalla scena metal mondiale, ma dall’intero ambiente della musica di qualità, a prescindere dal genere di appartenenza. Dopo l’epica “Hordes Of Chaos”, la tappa italiana dell’European Apocalypse volge al termine sul fomento causato dalle immancabili “Violent Revolution” e “Pleasure To Kill”, capitoli finali di un’ora abbondante di grande thrash metal, genere prescelto per concludere uno degli eventi estremi di questo inverno metallico italiano così ricco di occasioni in cui ritrovarsi per fare un po’ di sano headbanging in buona compagnia. Non sono mancate le note dolenti durante le ore appena trascorse, ma l’incredibile quantità di momenti di esaltazione, soprattutto in concomitanza dell’ultima band prevista, sono più che sufficienti a farci promuovere la serata all’Alcatraz.
Setlist:
Enemy Of God
Hail To The Hordes
Awakening The Gods
People Of The Lie
Gods Of Violence
Satan Is Real
Phantom Antichrist
Fallen Brother
Flag Of Hate
Phobia
Hordes Of Chaos
Violent Revolution
Pleasure To Kill