A cura di Marco Gallarati
L’autunno metallico 2012 è davvero caldissimo, come ormai tutte le stagioni da qualche anno a questa parte, ovvero da quando buona parte dei ricavi delle band giungono dal loro costante esibirsi dal vivo a più non posso. Da metà ottobre a metà dicembre – almeno per quanto riguarda la zona milanese e i locali del circuito limitrofo – è veramente uno stillicidio di concerti, più o meno appetitosi, più o meno importanti. Se il Live Music Club di Trezzo, solo nella serata precedente, si era riempito di giovani (e meno giovani) reduci dall’ondata metal-core da cui sono esplosi Trivium, As I Lay Dying e Caliban, in questo 13 novembre 2012 la pregevole venue meneghina si attempa decisamente ed ospita un trio di band storiche e di livello chiaramente superiore, solitamente passanti in Italia in qualità di singoli headliner. E’ quindi, quello odierno, probabilmente il bill più succoso di fine anno: i Kreator, padri co-fondatori della corrente teutonica thrash metal; i Morbid Angel, fra i primissimi procrastinatori del verbo death metal made in Florida; i Nile, che, seppur cronologicamente posteriori ai primi due nomi, sono anni che imperversano in suolo terrestre rinvigorendo le tradizioni funebri dell’antico Egitto. Spettacolo decisamente estremo, dunque, che ha accolto un elevato numero di spettatori e messo in mostra ancora una volta la bontà e la professionalità del Live quale location per eventi musicali. Prima di andare a leggere qualcosa sugli show dei tre big, però, facciamo un passo indietro e torniamo agli opener Fueled By Fire, gruppo di spalla utile giusto a scaldare un po’ gli animi e poco altro…
FUELED BY FIRE
Avevamo tastato il polso ai Fueled By Fire durante il primo giorno del discusso Metalfest italiano di questa primavera, durante il quale la band californiana aveva a dir poco deluso chi scrive, fautrice sì di uno spettacolo vigoroso e dinamico, ma altresì scarso sotto il profilo della personalità e della mera esecuzione tecnica. Quest’oggi i ragazzi si rifanno in parte, sicuramente aiutati dai suoni già più che discreti di cui possono disporre, nonostante faccia quasi tenerezza il contrasto tra l’imponente batteria rialzata (e ancora drappeggiata di nero) preparata per i Kreator e il minuscolo kit in uso al pur forsennato Carlos Gutierrez. Molto meglio rispetto alla scorsa visione, quindi, i Fueled By Fire riversano il loro thrash metal a regola d’arte e puramente old-school sul centinaio di persone già presenti ad orario dopolavoro. Una manciata di pezzi, tra cui hanno spiccato i conclusivi “Thrash Is Back” e “Eye Of The Demon”, per poter testare il calore, l’ugola e la voglia di moshpit di un’audience potenzialmente assassina. Mezzora coraggiosa per gli opener, ma, non appena scesi dal palco, è già ora di archiviarli senza infamia e senza lode.
Setlist:
Rising From Beneath
Within The Abyss
Unidentified Remains
Dreams Of Terror
Thrash Is Back
Eye Of The Demon
NILE
Un cambio palco di una rapidità impressionante, considerando la costruzione complessa del drumkit di George Kollias, ed ecco i Nile presentarsi on stage alle 19 in punto. Con il gruppo filo-egizio i ricordi volano al Summer Breeze di quest’anno, dove la band suonò di pomeriggio e in condizioni non ottimali, con un Karl Sanders un po’ troppo su di giri alcolici. Qui tutto pare rientrato negli standard esecutivi della formazione della Carolina del Sud, con Karl e Dallas Toler-Wade – rivederlo con i capelli rasati è sempre particolare! – a dettare i tempi di una setlist concisa ma tutto sommato ben bilanciata tra i vecchi classici (“Defiling The Gates Of Ishtar” e la conclusiva ed immancabile “Black Seeds Of Vengeance”), brani di metà carriera quali il devastante “Sacrifice Unto Sebek” e “Sarcophagus”, ed episodi più recenti, fra i quali “Kafir!” ha ottenuto un ottimo riscontro; riscontro un po’ claudicante, invece, quando si è trattato di mettere sul piatto le tracce estrapolate dall’ultimo lavoro “At The Gate Of Sethu”, che sta passando ai posteri quasi inosservato. L’incrocio a tre voci funziona sempre alla grande, grazie anche all’aiuto del bassista Todd Ellis, dotato di un bel growl e vera pala eolica quando si è trattato di far roteare a tuono la lunga capigliatura. La ricerca del suono perfetto, per i Nile, è sempre ardua e dobbiamo dire che proprio loro sono stati la band più penalizzata sotto questo aspetto, sebbene il mitragliamento creato dai pedali di Kollias sia stato degno delle missioni belliche più rischiose. Un minutaggio attorno ai tre quarti d’ora è forse l’ideale per godersi senza troppe ripercussioni un concerto dei Nile, che alla lunga rischiano di stancare anche l’ascoltatore più integerrimo. Un ultimo consiglio ai ragazzi, per concludere: cambiate i drappi della scenografia, che quelli di “Annihilation Of The Wicked” cominciano ad ammuffire!
Setlist:
Sacrifice Unto Sebek
Defiling The Gates Of Ishtar
Kafir!
Hittite Dung Incantation
Enduring The Eternal Molestation Of Flame
Sarcophagus
The Inevitable Degradation Of Flesh
Supreme Humanism Of Megalomania
Black Seeds Of Vengeance
MORBID ANGEL
Il Live Music Club è ormai bello pieno e la calca – non oppressiva – arriva fino al mixer posto a fondo sala. Considerato l’apporto storico al death metal americano della doppietta brutale Nile/Morbid Angel, non ci fa troppo strano prendere atto di come i fan venuti principalmente per l’Angelo Morboso siano quasi equivalenti a quelli accorsi in esclusiva per il Kreatore: molto più probabile, però, che sia tutto il bill messo in piedi ad aver contribuito all’ottima affluenza di questa serata imperniata sull’estremismo sonoro. E’ Trey Azagthoth il primo a farsi vedere sul palco, quando i floridiani devono presentarsi innanzi agli astanti, e il massacro può così avere inizio! Una performance incredibilmente efficace e mostruosamente precisa, quella imbastita dai Nostri, che è andata ben oltre il repertorio della band – pressoché tutto di alto livello, salvo alcuni incidenti di percorso, come il recente “Illud Divinum Insanus” – per mostrarci dei Morbid Angel in forma smagliante e iper-professionali, sulfurei, demoniaci e con un Vincent gigioneggiante e sarcastico (‘Ah, vedo che vi piacciono i pezzi old-school!’), capace di catalizzare in toto l’attenzione della platea. I suoni sono stati impeccabili: chi scrive ha visto la prima parte dello show dalla balconata del locale, per poi scendere fra la massa all’altezza di “Chapel Of Ghouls”, e da entrambe le postazioni il wall-of-sound è risultato pulito e potentissimo, con le chitarre di Trey e Destructhor a tessere trame sopraffine e capaci di intrecciarsi fra loro in modo nitido e affascinante, mentre il frontman e Yeung alle pelli hanno fatto strage alla sezione ritmica. Senza quasi nessuna trovata scenica, l’aura mistico-malefica che permea l’esibizione della death metal band si genera quasi automaticamente tramite i vocalizzi digrignanti di Dave Vincent e attraverso l’andatura putrescente dei brani-simbolo di maggior intensità, ovvero “Where The Slime Live” e “God Of Emptiness” – chi non ha cantato all’unisono, infatti, i versi iniziali della prima song citata, ‘where the slime live, where the slime breed’? La setlist, annunciata in effetti come un Best Of show, ha quindi preso poco dal presente e dal recente passato, mentre si è abbeverata parecchio del sangue sputato sul finire degli anni ’80-inizio anni ’90, quando il movimento death metal era ancora in fasce. Cosa dire ancora, dunque? I pezzi li vedete scritti sotto…immaginatevi il marasma generato da frustate quali “Maze Of Torment” e “Bil Ur-Sag”, il pogo alternato agli scapocciamenti violenti ed il fetore di zolfo innalzatosi dal parterre, ed avrete una rassicurante visione di un putrido girone infernale. Miglior esibizione della manifestazione.
Setlist:
Immortal Rites
Fall From Grace
Rapture
Maze Of Torment
Existo Vulgoré
Nevermore
Blasphemy
Lord Of All Fevers And Plague
Chapel Of Ghouls
Dawn Of The Angry
Where The Slime Live
Bil Ur-Sag
God Of Emptiness
World Of Shit (The Promised Land)
KREATOR
Arriviamo infine ai Kreator già parzialmente soddisfatti del computo del concerto, ma la curiosità di vedere la corazzata krauta dopo il devastante show dello scorso Metalfest Italia è tanta, oltretutto con l’aggiunta attesa del potersi gustare la cosiddetta scenografia 3D, tanto strombazzata negli ultimi giorni. Ebbene, si parte degnamente con l’introduzione alla performance, velata da un gigante telo bianco – non esattamente una novità, però, in ambito metallico – che copre tutta l’area dello stage e sul quale vengono proiettate immagini risalenti alla carriera e alla discografia di Mille Petrozza e compari, peraltro sulle note di “Personal Jesus”. E’ un attimo, poi, per la partenza di “Mars Mantra” e della fulminante title-track dell’ultimo lavoro, momento nel quale viene fatto svolgere al suolo il candido lenzuolone per presentarci infine il famoso spettacolo in 3D: oddio, diciamo che i Kreator non sono esattamente una band che ha fatto dell’immagine il suo cavallo di battaglia nel corso degli anni – e meno male! – quindi ciò che una scenografia può dare in più ad uno show in cui il 50% del pubblico tende a lanciarsi a capicollo nel moshpit è veramente misero, a dire il vero quasi inutile. Qualche dinosauro scheletrico dagli occhi luminosi, drappi a tema un po’ ovunque, scalinate ai lati della batteria, impianto luci un po’ più ricercato del solito…e questo è quanto si è visto, ovvero praticamente le stesse trovate utilizzate durante il già citato Metalfest; oltretutto poco sfruttate da una formazione che sale sul palco per suonare e distruggere tutto, non certo per mettersi in posa su una scaletta e fare le corna all’audience. Ovviamente, se dal punto di vista visivo lo show è stato carino ma anche superfluo, da quello uditivo i Kreator hanno rispettato completamente le aspettative, sciorinando sulle teste dei presenti novanta minuti circa di thrash metal a tutta birra, non dimenticandosi qua e là qualche digressione melodica piacevole e riposante. Il moshpit è stato in subbuglio per tutta l’esibizione, che ha preso il volo con l’esecuzione di “Enemy Of God” e “Hordes Of Chaos”, per poi precipitare rapidamente in una bolgia di corpi in collisione e ondate di gente sciamante da un lato all’altro del locale. “Extreme Aggression”, “Pleasure To Kill”, l’anthemica “Violent Revolution”, le immancabili “Betrayer” e “Flag Of Hate”: non è mancato quasi nulla ai Kreator quest’oggi, un gruppo che, nonostante sia sempre più in là con gli anni, riesce a mantenere una ferocia, un odio e un’attitudine espressiva volta al caos davvero encomiabili. Petrozza e Ventor, le due anime del gruppo, veleggiano verso i cinquant’anni senza colpo ferire e dando la reale impressione di avere ancora tanto da dire e da dare alla causa a loro più cara, ovvero il thrash metal, del quale questa band resta sicuramente uno fra i cinque-sei maggiori esponenti al mondo. Buona chiusura di evento e buonanotte!
Setlist:
Personal Jesus (intro)
Phantom Antichrist
From Flood Into Fire
Enemy Of God
Phobia
Hordes Of Chaos (A Necrologue For The Elite)
Civilization Collapse
Voices Of The Dead
Extreme Aggression
People Of The Lie
Death To The World
Coma Of Souls / Endless Pain
Pleasure To Kill
Violent Revolution
United In Hate
Betrayer
Flag Of Hate
Tormentor