A cura di Maurizio “MorrizZ” Borghi
Dopo aver messo a ferro e fuoco il Traffic a Roma, i Kvelertak si spostano a Milano, per un lungo venerdì sera al Live Forum, club situato sotto le tribune del famoso Forum di Assago. Eravamo un po’ preoccupati per eventuali disagi causati dello sciopero dei mezzi, evenienza che può paralizzare città e relative circonvallazioni e tangenziali, ma tutto si è svolto regolarmente, a partire dal Meet & Greet con la band organizzato col supporto di Roadrunner Records. Abbiamo saputo che i fortunati vincitori, oltre alle foto e agli autografi di rito, si sono portati a casa una maglia del gruppo fatta scegliere come spontaneo omaggio direttamente dalle mani della band! Entrati nel locale, abbiamo successivamente scoperto con piacere che lo stesso è stato rinnovato ampiamente, che il palco è stato spostato e che un bicchiere di vodka + Monster costa solo 4 euro!
GORAN D. SANCHEZ
Danno il via alle danze i Goran D. Sanchez, formazione italiana linkata con De Crew, Detroit, La Crisi e Rhyme. Il loro hardcore è molto pesante e unisce in maniera decisamente heavy gli Helmet al grindcore, in una performance durissima, intensa, che per quanto risulti claustrofobica ci ricorda quasi i Gaza. Forse non guasterebbe se il gruppo facesse emergere un po’ del suo senso dell’umorismo nei live set: la loro serietà, il loro essere monolitici e la staticità generale ha appesantito un po’ troppo i 25 minuti della loro esibizione.
GRIME
Tocca ai Grime, da Trieste, accogliere la maggior parte degli accorsi alla serata. Il nostro Claudio Luciani li ha definiti autori di uno ‘sludge cadenzato che diluisce gocce di death-doom in un oceano di viscoso feedback’ e oggi non riusciamo a trovare definizione migliore. Ossessivi, minimali e opprimenti, i Grime non sono per tutti, anche se la frangia più distante dalle loro sonorità li rispetta ampiamente, assistendo incuriosito all’intera performance. Qualcuno ovviamente non ce la fa, cede ad una boccata d’aria aperta dopo svariati minuti di ostico e cadenzato attacco agli apparati uditivi.
EL DOOM & THE BORN ELECTRIC
Quasi tutti, durante la serata, hanno già avvistato uno strano cowboy barbuto, somigliante tanto a Troy Sanders quanto al Grande Lebowsky. Il 90% di questi l’ha indicato e ha scambiato qualche battuta ridendo di lui, reazione prevedibile per un personaggio tanto fuori dagli schemi classici. Pensavamo ad un folle roadie o ad un tour manager naif, invece si tratta di Ole Petter Andreassen, a.k.a. El Doom, chitarrista dei folli norvegesi The Cumshots (scopriteli!). La proposta del gruppo, in linea col personaggio, è completamente delirante e mischia rock progressivo, Doors e metallo, condito da un’infinita serie di cazzate che escono dalla bocca del frontman. Dopo un breve sondaggio emerge che praticamente nessuno li ha capiti, ma siamo altresì sicuri che El Doom continuerà la sua missione, mosso da sincero impeto artistico.
KVELERTAK
Punk, metal, hardcore, black metal, garage, merda, donne nude, major, turbonorway. Comincia a girare bene per i Kvelertak, e se lo meritano ampiamente, a nostro parere. L’inizio è uno schiaffo, con una “Spring Fra Livet” che è sconosciuta a gran parte dei presenti ma brucia comunque il terreno, facendo scomparire in pochi secondi chiunque abbia calcato il palco prima di loro. Come il debutto, molte delle canzoni proposte, ovvero tutti gli estratti da “Meir”, sono praticamente sconosciute ai presenti, visto che l’album ha avuto la fortuna di finire online solamente quando mandato in stampa. Il gruppo è impressionante anche solo a livello visivo, posseduto da una carica esplosiva e ribollente, che viene riversata sulle prime file quasi senza barriere. Il frontman Erlend ha lasciato a casa la pancia: non è sicuramente un vocalist dotato, ma le cose che fa le fa alla grande, sbandando pericolosamente vicino a chitarre roteanti e appoggiandosi agli ampli appesi al soffitto, quando i compagni lo sorreggono per i cori l’effetto è spettacolare, rendendo evidente come le tracce in studio, immortalate in maniera eccellente da Kurt Ballou, assumono dal vivo uno spessore e una pericolosità di scala superiore. In maniera del tutto incomprensibile, sulla tre quarti di setlist la sala comincia a svuotarsi, ma il gruppo sembra non battere ciglio, concentrato in una performance furiosa e intensa, che non prevede scambi col pubblico ma solo ed esclusivamente musica. Forse scrive l’esaltazione per l’incredibile resa live dei nuovi pezzi, forse è il missaggio notevole, ma ci pare che il gruppo sia migliorato sensibilmente, pur rimanendo selvaggio. Dopo “Blodtørst”, come da copione, la band finge l’uscita di scena. Forse in quel momento i norvegesi si rendono conto che è l’una passata e tagliano, purtroppo per noi, l’emblematica “Kvelertak” per chiudere il concerto con “Utrydd Dei Svake”. Poco male: la band ha lasciato tutti a bocca aperta, riuscendo a confermare anche le più rosee aspettative. Una band in crescita verticale, non lasciateveli scappare al prossimo giro.
Setlist:
Spring Fra Livet
Mjød
Fossegrim
Ulvetid
Bruane Brenn
Nekrokosmos
Sjøhyenar (Havets Herrer)
Evig Vandrar
Nekroskop
Månelyst
Offernatt
Blodtørst
Encore:
Utrydd Dei Svake