20/09/2024 - LABYRINTH + HELLFOX @ Druso - Ranica (BG)

Pubblicato il 24/09/2024 da

Report di Federico Orano
Fotografie di Fabio Livoti

Sembra essere passato un secolo dalla pubblicazione di “Welcome To The Absurd Circus”, dato alle stampe ad inizio del 2021 quando ancora le principali notizie dei giornali parlavano di pandemia e di Covid-19: i Labyrinth non hanno potuto supportare al meglio quella loro ultima release e le occasioni di poterli vedere dal vivo nei successivi tre anni sono state davvero risicate.
Ecco che quindi questa data fissata al Druso di Bergamo – prevista inizialmente per il 31 Maggio ma poi posticipata per problemi organizzativi – è diventata molto interessante per tutti i seguaci della grandiosa band italiana, che ormai da quasi trent’anni accompagna gli appassionati del power metal più elegante e di classe.
Conosciamo il locale bergamasco per qualche altra serata vissuta in passato e anche stavolta si è confermato location professionale ed accogliente: gli oltre centocinquanta – ad occhio – presenti hanno potuto contare su un impianto audio adeguato che ha permesso di ascoltare lo show con dei buoni suoni; inoltre dobbiamo elogiare una qualità (e varietà) più che discreta per quanto riguarda le birre e la bontà dei panini preparati al food truck posizionato all’esterno.
Tanti i fan storici accorsi per l’occasione, anche da molto distante visto che, come detto da Roberto Tiranti durante l’esibizione, qualcuno è arrivato direttamente dalla Sicilia e addirittura dalla lontana Inghilterra. A voi il resoconto della serata.


Ad aprire le danze, per una breve ma arcigna performance, il gruppo tutto al femminile HELLFOX.
Il loro è un heavy possente dalle tinte gotiche pronunciate con la voce pulita di Greta Antico, cantante principale, coadiuvata a tratti dal growl della bassista Priscilla Poe. Un solo disco alle spalle, “The Call” del 2022, dai quali vengono estratti i brani di questo loro show: le atmosfere tetre ed oscure di “Our Lady Of Sorrows” attirano i presenti usciti per fumarsi una sigaretta all’aria aperta, e la più spedita “Raising” fa muovere qualche testa tra il pubblico.
La chitarrista Gloria Kaps mette in campo riff tenebrosi, mentre per le tastiere ed orchestrazioni vengono riprodotte con campionature. Lo show procede in maniera lineare senza forse appassionare più di tanto – passando anche per la dinamica “Bleeding Machine” che presenta un ritornello più canticchiabile – ma c’è anche da dire che la proposta delle Hellfox è abbastanza distante da ciò che ci aspetterà più tardi con i Labyrinth.

Sono circa le 23 quando cala il sipario e salgono sul palco uno dopo l’altro Matt Peruzzi, Nik Mazzucconi, Andrea Cantarelli, Oleg Smirnoff, Olaf Thorsen ed infine Roberto Tiranti, pronti ad infuocare il palco del Druso.
Nonostante il cantante genovese più volte scherzi facendo ironia con i compagni più storici sulla raggiunta età di cinquat’anni (che a detta loro si fanno sentire tutti, suonando in particolare i pezzi più tirati), il concerto messo in piedi dai LABYRINTH è stato eccezionale: come ci hanno rivelato dopo lo show alcuni di loro, ultimamente la band pare aver ritrovato una coesione ancor maggiore che in passato; un piacere nello stare insieme che è piuttosto palese e riconoscibile anche stando sotto al palco ad osservarli.
A dire il vero qualche sbavatura qui e lì c’è stata, dopotutto alcuni brani non venivano suonati da quasi due decenni e probabilmente sono stati provati solamente un paio di volte in sala prove, ma sono sottigliezze che non hanno per niente intaccato la buona riuscita del concerto, perchè l’affiatamento dei Nostri, la loro tecnica e la bellezza di tutti i loro brani, ha superato con entusiasmo tutto ciò.

La partenza massiccia con la title-track dell’ultimo lavoro in studio, “The Absurd Circus”, è stato un preambolo al primo estratto dall’indimenticato “Return To Heaven Denied” con la maestosa “New Horizons”, spinta dalle tastiere prorompenti suonate da Oleg, cantata a gran voce da tutti.
Le sorprese sono pronte ad iniziare con “Touch The Rainbow”, dal troppo spesso dimenticato “Sons Of Thunder”, e che non veniva eseguita da quel tour. Dallo stesso disco, più avanti, verrà riproposto anche un diamante di rara bellezza e dalle tinte progressive come “Kathryn”, catapultandoci direttamente al 2001, quando la band, forte del successo di quel disco, girava e suonava in giro per lo stivale davanti a tantissime persone.
Dal debutto “No Limits”, quando ancora al microfono sedeva un certo Fabio Lione, ecco arrivare la raffinata accoppiata formata da “Piece Of Time” e “In The Shade”, con il solito estro vocale di Tiranti capace di elevarsi su note inarrivabili; una bravura, la sua, che risplende come sempre nell’immancabile “Lady Lost In Time”, intonata da tutti durante il ritornello.
L’altro pezzo che non ci saremmo aspettati è stato certamente “Slave To The Night”, estratto dall’omonimo disco pubblicato nel 2003 subito dopo la dipartita di Olaf – e che impatto live ha quel brano, che starebbe bene in ogni show della band!

La meravigliosa e sognante ballata “Falling Rain” è da ascoltare ad occhi chiusi – e non assicuriamo che a qualcuno non sia scesa qualche lacrimuccia – mentre le note tempestose di “Thunder” sono spinte dal drumming esagerato del bravissimo Peruzzi capace di trascinare la band a suonarla ad una velocità ancora superiore rispetto al disco. Una nota a margine è doverosa proprio per elogiare una sessione ritmica in grande spolvero con, insieme al giovane batterista genovese, anche un sempre preciso Nik Mazzucconi.
E se la magia negli assoli di chitarra, che vedono come sempre un perfetto bilanciamento tra l’intensità impareggiabile di Cantarelli e la tecnica più virtuosa di Thorsen, è chiara in ogni momento, non ci si abitua mai alla grandezza di Roberto Tiranti. Nonostante le tante occasioni durante le quali, negli anni, lo abbiamo ammirato, ancora ci si sorprende di come possa tenere il palco ed esibirsi in questo modo smagliante (altro che sentire i cinquant’anni!).
Tornando alla setlist, le ritmiche moderne di “Freeman” conquistano lanciandosi su un ritornello che ha sempre il suo effetto, mentre la chiusura spetta all’immancabile canzone che ha segnato un’intera epoca: “Moonlight” è l’emblema del power metal, non solo italiano. Un brano perfetto dall’inizio alla fine, che ovviamente fa scoppiare il pandemonio con i suoi ritmi scroscianti.
I Labyrinth salutano calorosamente i presenti ma poco dopo saranno sotto il palco a scambiare due parole e scattare qualche foto con amici e fan. Perchè ciò che abbiamo vissuto al Druso è stata una testimonianza di grandezza per il gruppo italiano, ma attorniata da un’atmosfera piacevole, un po’ in stile ‘serata tra amici’. E onestamente era quello di cui tutti noi avevamo bisogno.

Setlist Labyrinth:
The Absurd Circus
New Horizons
Touch The Rainbow
Piece Of Time
Lady Lost In Time
State Of Grace
Slave To The Night
Falling Rain
Still Alive
Thunder
In The Shade
Freeman
Kathryn
Moonlight

 

HELLFOX

LABYRINTH

 

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