Introduzione e report a cura di Federico Orano
Fotografie di Cesare Macchi e Sergio Blanco (fotografia in evidenza: Salvador Villa)
Il terzo ed ultimo giorno di questa tredicesima edizione del Leyendas Del Rock strizza l’occhio al metal classico, quello che gli spagnoli amano di più, con un’esibizione speciale dei Warlock in onore dei trent’anni di “Triumph And Agony” e gli intramontabili W.A.S.P.. Ma anche tante altre band interessanti, di casa e non, che non vedevamo l’ora di ammirare dal vivo!
NOCTURNAL RITES
Tempo di digerire un buon pranzetto spagnolo ed un po’ di vino ed è già ora di ottima musica con il ritorno dei Nocturnal Rites. Tanta attesa ripagata da una convincente performance della band svedese, che va a pescare da tutti i dischi della nuova era (quella con Jonny alla voce) per uno show compatto che coinvolge alla grande i molti metaller già piazzati davanti al palco per cantare canzoni del calibro di “Afterlife”, “Shadowland” e “New World Messiah”, con Jonny e Nils (bassista e fondatore della band) ad intrattenere il pubblico con simpatiche gag.
VAN CANTO
Facciamo fatica a capire il successo della band tedesca con il proprio metal a cappella che ha sorpreso tutti qualche anno fa. Peccato che, nonostante diversi dischi da studio alle spalle, dal vivo siano costretti a riproporre cover di pezzi come “Wishmaster” (Nightwish), “Kings Of Metal” (Manowar) e “The Bard’s Song” (Blind Guardian) per far veramente scaldare il pubblico. Chitarre vocali che piazzano riffoni e partono con soli ad accompagnare la batteria, unico vero strumento sul palco. Onestamente la pausa birretta diventa obbligatoria dopo qualche brano dei Van Canto.
ROSS THE BOSS
Ross The Boss non ha mai smesso di amare l’heavy metal, continua a produrre dischi validi (il più recente, “By Blood Sworn”, é uscito quest’anno) e dal vivo può permettersi di riproporre alcuni grandi classici del passato targati Manowar, essendone stato uno dei fondatori. E così lo show della band americana è stato sicuramente apprezzato dai presenti anche perchè il vecchio Ross ha puntato su una setlist piena di inni quali “Blood Of The Kings”, “Fighting The World”, “Battle Hymn” e per finire “Hail And Kill”. Inutile dire che il pubblico ha cantato all’impazzata questi brani, acccompagnando così la buona prestazione del singer statunitense Marc Lopes, che non manca certo di grinta e che non è stato fermo un attimo durante l’esibizione.
BLOODBOUND
Un Mark Reale Stage pienissimo é pronto ad accogliere i Bloodbound, band che, prendendo recentemente una direzione alla Sabaton, pare avere ingranato anche al di fuori di Svezia e Germania, nazioni che hanno supportato la compagine svedese sin dal bellissimo esordio “Nosferatu”. Gli spagnoli hanno cantato a squarciagola brani come “Dragons Are Forever” , “War Of Dragons” e “Moria”. Il gruppo sembra in palla e l’ambiente si scalda fin da subito. Sarà la solita e indimenticabile titletrack del primo disco a chiudere lo show tra il boato di un pubblico che saluta i Bloodbound con un caloroso applauso.
THUNDER
Tutti a scuola di classe dai Thunder. La band inglese pare non invecchiare affatto, visto che le ultime uscite discografiche sono state al top e che anche dal vivo dimostra di avere ancora molto da insegnare alle giovani leve. Insomma, dischi come “Wonder Days” ed il più recente “Rip It Up” hanno fatto pieno centro negli ultimi anni e sopra il palco i Thunder mostrano un entusiasmo che non ti aspetteresti. Peccato che durante la loro esibizione il pubblico non fosse presentissimo, segno che probabilmente molti della nuova generazione abbiano un po’ snobbato tale band andando alla ricerca di altri generi. Ma i Thunder sono stati precisi ed il loro hard rock trasuda passione, anche se non sarà di moda. Si parte proprio con il brano “Wonder Days” per proseguire con altri pezzi da novanta come “River Of Pain”, “Backstreet Symphony” e “Dirty Love”, per un tuffo nell’hard rock più classico. Bravi Thunder!
WARLOCK
Doro è la regina incontrastata dell’heavy metal e può vantare uno status mitologico dentro i confini spagnoli, ancor più che da altre parti. Inutile dire che allo show che ha messo in atto quest’anno a Villena abbiano assisitito tutti i presenti; sono soprattutto le metal ladies ad avere un debole per la bionda singer tedesca, visto che durante certi pezzi si son potute notare diverse donzelle di ogni età cantare a squarciagola, magari con gli occhi lucidi dall’emozione. In effetti, l’occasione era ghiotta: in questo spettacolo si omaggiava un lavoro storico, ovvero “Triumph And Agony”, il disco per eccellenza dei Warlock. E così la setlist ha ripercorso tutti quei brani, ma non solo. Alcuni pezzi come “Touch Of Evil”, “Kiss Of Death”, “Metal Tango” e “Für Immer” sono veri e propri inni dell’heavy metal teutonico e sono stati cantati da tutti gli astanti. La conclusione da brividi è arrivata sulle note di “All We Are”, “All For Metal” e, a chiusura, “Breaking The Law”, la cover dei maestri Judas Priest. Doro, sfinita dopo novanta minuti di esibizione, ha salutato il pubblico, il quale l’ha accompagnata giù dal palco con un caloroso boato.
W.A.S.P.
Un’ora e mezza di W.A.S.P. era quello che prevedeva la programmazione del festival, ma bisogna dire che nell’area stampa ci siamo chiesti più di qualche volta se Blackie Lawless ce l’avrebbe fatta. Non eravamo così sicuri potesse tenere il palco per novanta minuti…e invece sì. Certo, con un’intro abbastanza lunga da guadagnare qualche minuto, con qualche pausa tra un brano e l’altro per riprendere le energie, però il Nostro ha tenuto bene arrivando alla fine in maniera dignitosa. Insomma, Blackie ha giocato di esperienza ma ha tenuto il palco da vero professionista ed il pubblico spagnolo è impazzito per lui e per i suoi grandi classici, “LOVE Machine”, “Wild Child” e “I Wanna Be Somebody”, che naturalmente sono stati riproposti. Non un concerto memorabile, ma possiamo senza dubbio affermare che tutti i presenti si sono divertiti con la band americana.
AMORPHIS
Reduci da uno dei dischi migliori dell’anno in corso, “Queen Of Time”, gli Amorphis dimostrano di essere in formissima anche dal vivo. Non ammiravamo la band finlandese in sede live da qualche anno, ma la precisione e la potenza che i finnici hanno messo in atto in Spagna ha davvero sbalordito tutti. La loro è stata una delle esibizioni migliori del festival senza ombra di dubbio. E l’abbiamo capito subito dalle prime note di “The Bee”, splendido pezzo che apre il nuovo full-length e che è stato riproposto alla perfezione. La band piazza alcune hit del passato recente, “Silver Bride” e “House Of Sleep”, qualche canzone da “Queen Of Time” – “Wrong Direction” e “The Golden Eik” – ma va anche a pescare dagli esordi. Dopotutto, sono molti i fan ancora legati a dischi come “Elegy” e “Tales From The Thousand Lakes”. Per cui non potevano mancare le sonorità più estreme come quelle di “The Castaway” e “Black Winter Day”, con quest’ultima che chiude uno show magistrale per l’ottimo Tomi Joutsen alla voce ed i suoi Amorphis. Pollice alzato!
OPERA MAGNA
Il power metal sinfonico e barocco degli Opera Magna, band valenciana, ha incendiato lo stage Mark Reale spinto dall’ugola d’oro di Jose Broseta, capace di arrivare altissimo, e da una tecnica ineccepibile di tutti i componenti, su tutti le due chitarre di Javier Nula e Enrique Mompò a dominare la scena, con soli al fulmicotone. Pezzi come “El Pozo Y El Pendulo” e “Hijo De La Tempestad” hanno dimostrato il motivo per il quale questa band sta ottenendo enorme successo nei paesi latini. Il symphonic power metal degli Opera Magna tanto deve ai nostri Rhapsody, ma in versione più barocca, e la lunga suite “Edgar Allan Poe” chiude uno show davvero notevole, seguito da tanta gente.
STRAVAGANZZA
Un concerto speciale per gli Stravaganzza di Leo Jimenez, la voce per eccellenza dell’heavy metal spagnolo. La band torna dopo anni di stop e lo fa con uno show unico che prevede la presenza di cori e orchestra. I brani dal tocco sinfonico della band funzionano alla grande in questa versione e la vista d’occhio è spettacolare, con trenta persone ed oltre sopra il palco. Leo è carico come una molla e lo stesso vale per i suoi compagni. Il pubblico non può che apprezzare alcuni momenti quali “Deja De Llorar”, “Requiem” e la riproposizione di “Hijo De La Luna”, cover di Mecano.
LUJURIA
I Lujuria sono una delle band storiche dell’heavy metal spagnolo, aventi una storia di ben dieci album alle spalle. Capitanati da Oscar Sancho, il gruppo di Segovia punta su un heavy metal iper classico con testi che vanno a trattare temi socialmente importanti come la libertà sessuale o la violenza sulle donne, spesso facendolo anche in chiave umoristica, tanto che il loro genere è stato battezzato ‘erotic heavy metal’. Insomma, durante il loro show non mancano riferimenti all’erotismo e il pubblico apprezza e applaude i lunghi discorsi di Oscar, che presenta i brani sempre con molto sentimento. Durante la loro esibizione, come di consueto vengono premiati personaggi che dedicano tempo e dedizione al Leyendas Del Rock e salgono sul palco vecchie leggende del passato della scena metal spagnola. E’ Oscar il motore della band e pezzi come “Sin Parar De Pecar” e “Corazon De Heavy Metal” sono immancabili ad un concerto targato Lujuria. La chiusura del festival tocca spesso a loro, proprio perchè sono di casa ed il loro show è l’emblema del Leyendas Del Rock.
Si conclude così la tredicesima edizione del Leyendas Del Rock, un festival che anche quest’anno ha attirato un folto numero di appassionati da tutta la Spagna ma non solo. Si è vista qualche delusione sul palco, ma più che altro tante ottime esibizioni accompagnate da un’organizzazione pressochè perfetta. E per l’anno che viene? Potrebbero esserci delle novità, non resta che stare sintonizzati sui canali ufficiali dell’evento.